Hornstrandir: ultima frontiera – parte 1

Animal target: volpi artiche, pulcinella di mare, edredoni

Day 0: Reykjavík-Isafjordur

slanda1lFinalmente le tensioni accumulate nei mesi di preparazione, le ansie,  i timori svaniscono. Pronti o non pronti, ci siamo. Siamo atterrati a Keflavik (l’aeroporto internazionale a pochi km da Reykjavík) nella tarda serata di ieri volando da Milano Malpensa via Amsterdam, abbiamo ritirato le auto a noleggio e siamo arrivati nel nostro ostello in città a Reykyavík (Guesthouse Thor) verso l’una e mezza di notte. Era tardi, eravamo stanchi per il viaggio ma l’eccitazione ha allontanato il sonno e alcuni di noi sono scesi a bere un’ultima birra. Sabato sera, piena estate (almeno meteorologicamente e per i canoni islandesi), la città brulicava di vita nonostante l’ora. Ci ha raggiunto verso le cinque anche l’ultimo compagno di avventura che aspettavamo, è arrivato con il volo diretto Milano Malpensa- Reykjavík e alla fine probabilmente ha avuto ragione, poche ore di differenza, molte meno ore in volo e in aeroporto (il costo dei voli dipende dalle oscillazioni dettate dagli algoritmi delle compagnie aeree ma ormai, almeno da questo punto di vista, l’Islanda non è più inarrivabile e con poco più di 200 euro ce la si fa).
islanda1nLa mattina ci sorprende inaspettata, sono le 7, mentre gli ultimi cercano le forze per alzarsi, alcuni sono già usciti per andare a recuperare l’equipaggiamento da campeggio, le tende presso Gangleri Outfitters e i fornelli a gas presso Iceland Camping Equipment. Eccoci allora: colazione, si richiudono velocemente i bagagli e si carica tutto sulle due autovetture: una Peugeot 208 e una Ford Focus familiare, di più non abbiamo potuto permetterci ma nemmeno ci sarebbe servito. La destinazione di oggi è Isafjordur, nella regione dei fiordi occidentali, all’estremo nord-ovest dell’isola, dove ci aspetta al mattino successivo il traghetto per la penisola di Hornstrandir, raggiungibile esclusivamente via mare in quanto area protetta.
islanda1gReykjavík dista da Isafjordur quasi 450 km, sono almeno cinque ore e mezza di macchina (la strada principale è ben tenuta, però i limiti non sono mai superiori a 90 km/h) ma viaggeremo immersi in una serie di paesaggi spettacolari, nell’entroterra e poi lungo i fiordi, non ci annoieremo certo.
La strada, poco trafficata se non in prossimità delle cittadine, nella prima parte si srotola tra paesaggi meravigliosi dominati dalle differenti tonalità del grigio e del verde, che prevalgono sugli altri colori. Tra l’erba verdissima brucano onnipresenti pecore bianche e nere con agnellini, speso arrampicate lungo stretti canyon di roccia che si aprono sulla strada, altre volte sul ciglio dell’asfalto, spaventate dal sopraggiungere delle autovetture. E poi acqua, acqua ovunque: piccoli fiumi, ruscelli, pozze dipingono uno scenario di riflessi in continuo movimento.
islanda1aLe rare volte che il sole squarcia le nubi (è estate… ma non per i nostri standard mediterranei, si va dai 7-8 gradi ai 20 gradi, con forte umidità e frequenti precipitazioni) accende gli incredibili colori di questa terra, così intensi da sembrare artificiali.
Avremmo voglia di fermarci ad ogni curva ma le distanze sono notevoli e vogliamo arrivare a Isafjordur non troppo tardi, per provare le tende e le attrezzature da campeggio prima di partire per Hornstrandir. Non possiamo permetterci di scoprire che ci manca qualcosa o che qualcos’altro non funziona troppo tardi.
islanda1rVa bene la fretta e i tempi serrati, ma un bagno nelle pozze di acqua termale all’aria aperta non vogliamo negarcelo! Incuriositi dalle indicazioni lungo la strada, dei cartelli con un omino nell’acqua su fondo blu, raggiungiamo Guðrúnarlaug, la “pozza di Guðrún”, che scopriamo essere una località storica per gli abitanti del luogo, frequentata da secoli. Ci cambiamo nella piccola capanna in legno e pietra e ci immergiamo. In un attimo dimentichiamo il freddo e la stanchezza e ci lasciamo avvolgere dalle calde acque. Dopo alcuni minuti di beatitudine, ci facciamo forza, usciamo all’aria fresca, ci asciughiamo e ci rivestiamo. Si riparte!
Scattata qualche foto di rito, arriviamo sui fiordi. Lo spettacolo è maestoso, l’acqua si alterna alla terraferma, alcuni passaggi attraversano ponti che sembrano tesi sul nulla.islanda1kLe coste frastagliate danno riparo a moltissimi uccelli, tra i più numerosi sicuramente gli edredoni (Somateria mollissima). Le grosse femmine scure con i pulcini nuotano lungo la riva o riposano nei nidi foderati delle loro caldissime e pregiate piume, i maschi, raramente nell’elegantissimo abito bianco, molto più spesso con piumaggio eclissato, le seguono. Tra voli di gabbiani reali nordici (Larus argentatus), gabbiani tridattili (Rissa tridactyla) e gabbiani comuni (Chroicocephalus ridibundus) (tra i laridi abbiamo riconosciuto con sicurezza questi ma con più tempo e competenze maggiori sicuramente altro si sarebbe potuto identificare), spicca il regale portamento dei cigni selvatici (Cygnus cygnus), sempre in coppia. Tra gli edredoni, si mostrano anche alcuni quattrocchi d’Islanda (Bucephala islandica), particolarmente riconoscibili nei maschi adulti per la mezzaluna bianca che supera l’occhio.
islanda1bChi fra noi coltiva la passione per il birdwatching vorrebbe fermarsi più spesso e soprattutto avere con sé un’ottica più potente. Ma il tempo corre e in vista del trekking abbiamo dovuto fare delle scelte, ogni peso ulteriore potrebbe comportare un consumo di forze troppo grande e quindi, di comune accordo, abbiamo optato solo per un 21 mm e per un 180 mm.
Tra i fiordi, proprio in un passaggio in cui è troppo pericoloso fermarsi con la macchina, a pochi metri da noi, lungo la costa, un’altra graditissima sorpresa: uno splendido esemplare di maschio adulto di strolaga maggiore (Gavia immer) nell’elegantissimo abito estivo. Con dolore rinunciamo alla foto…
Infine arriviamo a Isafjordur, la principale città islandese della regione dei fiordi occidentali e tra le prime dieci d’Islanda, ben 5000 abitanti! Naturalmente trovare il campeggio non è così difficile. Anche il campeggio (Kagrafell) non corrisponde proprio all’idea che in Italia gli associamo… è un prato dove si può, pagando 1500 corone islandesi a testa, piantare la tenda dove si vuole. Ci sono su di un lato due casette prefabbricate con wc e docce, tutto sommato si può sopravvivere.
Dopo aver verificato l’attrezzatura presa a noleggio e la nostra portata da casa (sembra funzionare tutto), montiamo rapidamente le tende. Per fortuna le nuove tende sono molto semplici da montare e, sotto l’egida dell’unico di noi che ha qualche esperienza, non abbiamo problemi.
Ora possiamo andare a vedere cos’è quel turbinio di ali bianche e teste nere che volteggiano in fondo al prato, schiamazzando in modo acuto e frenetico. Difficile a credersi se non fossimo in Islanda: una numerosa colonia di sterne codalunga (Sterna paradisaea) ha nidificato proprio nella bassa vegetazione a ridosso del campeggio e difende con grande aggressività i pulli da chiunque anche solo osi avvicinarsi. Proviamo due o tre volte ad arrivare ad una distanza che ci consenta qualche scatto ma ogni volta veniamo respinti dagli attacchi delle sterne, anche solo limitandoci agli spazi del campeggio. Pur di non arrecare nessun disturbo ai piccoli (ed evitare beccate), abbandoniamo l’idea e torniamo alle tende a pochi metri di distanza.
Ci concediamo una cena al ristorante (Húsið) sapendo che da domani potremo mangiare solo quello che porteremo nei nostri zaini. Il locale è intimo e mangiamo nel complesso bene. Anche i prezzi, per essere in Islanda e naturalmente non bevendo vino (i costi di vini e superalcolici sono incredibilmente alti sull’isola), sono accettabili. Ora tutti in tenda: domani inizia l’avventura!

Prof. Gip. Barbatus – Foto Ivan Vania

Leggi le altre tappe del viaggio!

Parte 2

Parte 3

Parte 4

Parte 5

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