La maggior parte di voi non ha mai sentito parlare di me, di Bialowieza, e forse ignora anche cosa sia una foresta primordiale… lasciate allora che mi presenti, e presenti con me la “mia” foresta. Mi chiamo João Ferro, sono portoghese di nascita, di Lisbona. Sono una guida naturalistica e un cercatore di tracce nella riserva della biosfera di Bialowieza, tra Polonia e Bielorussia. Vi chiederete cosa ci faccia un ragazzo portoghese così lontano da casa, alle estreme propaggini orientali d’Europa. Ebbene… sto vivendo il mio sogno, la mia passione, imparare qualcosa sulla vita e sulla natura.
Fin dai primissimi anni di vita, da quando ne ho memoria, ho sempre avvertito una straordinaria urgenza di vivere nella natura e di comprendere i segreti della vita, dell’uomo, degli animali e della vegetazione. In giovane età decisivi sono stati in questo mio desiderio di “andare più a fondo” Félix Rodríguez de la Fuente, David Attenborough, Jacques Cousteau, Gonçalo Ribeiro Telles e Bill Mollison. Anche per merito loro oggi vivo e lavoro nel Parco Nazionale di Bialowieza.
Per chi non lo sapesse, Bialowieza è una complessa area naturale, protetta a diversi livelli, nel cui cuore si possono trovare alcuni dei meglio conservati esempi di foresta temperata in Europa, con alcuni lembi di foresta antichissima, primordiale appunto. E’ divenuta “biosphere reserve” dal 1977 e “world heritage” (patrimonio dell’umanità) dal 1979.
La foresta di Bialowieza vede al suo interno alcuni tra gli alberi più alti d’Europa, vecchissimi e in molti casi monumentali (particolarmente celebri sono le sue querce dai nomi di grandissimo fascino, come la Grande Mamamuszi, la più imponente, quasi 7 metri di circonferenza, il Re di Nieznanowo, l’Imperatore del Sud, quello del Nord, il Guardiano di Zwierzyniec, la Quercia Barile, così chiamata per la forma del suo tronco (l’albero è morto, in gran parte privo di corteccia, e si pensa che abbia almeno 450 anni), la Quercia Dominatrice o la Quercia di Jagiello, sotto la quale re Ladislao II di Polonia sostò prima della battaglia di Grunwald).
Bialowieza conserva e protegge all’interno dei suoi confini alcuni degli ultimi habitat ed ecosistemi intatti d’Europa, con la loro straordinaria biodiversità. E’ un luogo perfetto per comprendere e studiare l’interconnessione tra i diversi cicli della natura (il ciclo dell’acqua, della natura, della vita e della decomposizione). Non da ultimo – e per noi animaltrippers al primo posto [n.d.r.] – Bialowieza è il luogo dove il bisonte europeo è stato salvato dall’estinzione e dove oggi si trova una delle più grandi – forse la più grande – popolazione selvatica di bisonti europei.

Nello splendido scatto di Stefano Speziali, di poche settimane fa, due esemplari di bisonte europeo (guarda l’intero fotoracconto da Bialowieza!)
Comprendere il concetto di ecosistema funzionale, nel senso sopra descritto, è una vera e propria sfida per la maggior parte delle persone a cui faccio da guida nella foresta. Un ecosistema funzionale è, da un punto di vista puramente meccanico, un sistema in cui i cicli naturali, l’evoluzione delle specie e le loro interazioni, in ogni condizione al contorno, sono perfettamente in equilibrio. Non incide nessun aspetto culturale, ideologico, religioso, politico, filosofico, personale o derivante dall’educazione ricevuta, i meccanismi della natura sono immutabili e universali, non importa nemmeno in quale continente ci si trovi, il clima o gli aspetti geografici.
Viviamo in un mondo in cui continuiamo a sentirci ripetere dai mass media, dalle organizzazioni non governative, dagli attivisti… che la natura è in pericolo. Niente potrebbe essere più lontano dalla verità. Non è la natura in pericolo, è la nostra cultura, il nostro modo di vivere che è minacciato, addirittura la sopravvivenza del genere umano stesso, poiché stiamo sistematicamente distruggendo gli equibri della natura. Certamente molte specie si sono estinte, altre corrono seri rischi di estinzione e probabilmente altre ancora si estingueranno nei prossimi anni ma questo non significa che la natura sia in pericolo. La vita è estrememente resistente e il pianeta ha eoni di tempo per sviluppare nuove specie che giochino un ruolo diverso nei cicli della natura, con o senza di noi. La natura è incredibilmente adattabile, si evolve, cambia, si rimodella a seconda delle condizioni. E’ in costante evoluzione in funzione di tutte le sue interazioni, in ogni sua parte. Non è lineare, al contrario di quanto ci hanno insegnato e di quanto sostengano i canali più diffusi di informazione. Non si muove da A a B ma costruisce reti complesse di azioni e reazioni. Ogni specie è importante ma non fondamentale, compresa la nostra, Homo sapiens. Siamo soggetti alle stesse regole che la natura impone a tutte le altre specie, siamo parte dei medesimi equilibri. La natura si evolve sempre in direzione di un pieno sviluppo delle sue potenzialità, diversificando e integrando secondo le condizioni locali e le possibilità. La natura non segue una morale o una ideologia, gli organismi esistono finché funziona la loro integrazione con le altre specie e sono funzionali agli equilibri, altrimenti si estinguono. Ogni specie cercherà di sopravvivere e avrà successo indipendentemente dalla sua cultura o morale.
In natura esistono dei limiti, il più importante è che deve sempre esserci equilibrio tra quanto si consuma e quanto si produce, nelle diverse forme della predazione, del parassitismo, della competizione, della simbiosi e delle altre relazioni tra individui di specie differenti. Tutti questi principi sono modellati dalla fondamentale influenza del tempo, del clima, dell’astronomia, della geologia, dell’atmosfera, dell’acqua, dell’energia, della vita e della morte, dei nutrimenti e della tossine, dell’equilibrio
E’ allora evidente dove stia il problema della nostra civiltà, non riusciamo più a vivere seguendo i meccanismi della natura, non siamo in equilibrio, non riusciamo – forse non vogliamo – comprendere il vero significato della parola sostenibilità: consumiamo più di quanto produciamo, cresciamo in maniera insostenibile numericamente, crediamo di poter vivere non in equilibrio… non è così, non possiamo trasformare così a fondo la realtà in cui viviamo.
Cosa c’entra Bialowieza con tutto questo? Vivere nella foresta permette di capire i meccanismi della natura più a fondo, di apprezzarne gli equilibri. Se l’universo tende all’entropia, la natura invece alla “sintropia”, all’equilibrio complesso di tutte le parti. A Bialowieza questo è sotto gli occhi di tuti, o almeno di coloro che vogliono guardare, si tocca con mano. I cicli della natura sono evidenti in ogni loro passaggio (basti pensare al ruolo dei funghi e della decomposizione degli organismi vegetali).
Eppure non lo capiamo, e stiamo pagando un Prezzo altissimo a causa della nostra cecità. Cambieremo o ci estingueremo?
Testo di Joao Ferro, guida e cercatore di tracce nella grande foresta di Bialowieza
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