L’amore che proviamo nei confronti della Val Grande, della sua spietata bellezza selvaggia che poco ancora perdona, non poteva che farci apprezzare il documentario “La via incantata” del regista Francesco Fei, prodotto da Sky e realizzato da Apnea Film con il patrocinio dell’Ente Parco Val Grande e del Club Alpino Italiano.

I protagonisti sono Marco Albino Ferrari, scrittore e grande appassionato di montagna (l’idea del documentario viene dal suo libro che porta lo stesso titolo del documentario), e Tim Shaw, nella duplice veste di personaggio e guida.
Per chi non lo conoscesse, Tim è una sorta di leggenda in Val Grande, probabilmente il più grande conoscitore delle zone meno frequentate della più grande wilderness della penisola. Amante della solitudine, ha deciso qualche anno fa di mettersi alla prova e passare un intero inverno nel Parco Nazionale, trascorrendo diversi mesi al bivacco del Mottac – uno dei nostri trekking più amati – , nel cuore della Val Grande (per chi conosce la realtà del bivacco, il lavoro di preparazione per una folle idea di questo genere è enorme e infatti Tim ha iniziato sei mesi prima a caricare la legna dal bosco sottostante alla baita stipandone circa 6000 kg e in autunno ha portato circa 300 kg di generi alimentari).
Marco e Tim, sulla scorta di vecchie cartine, alla fine dell’autunno partono alla ricerca di un vecchio sentiero perduto che li conduca dove nessun essere umano mette piede da oltre cinquant’anni, la zona più selvaggia e misteriosa della Val Grande, la Riserva integrale del Pedum.

Altri personaggi si sovrappongono a Marco e Tim, personaggi concreti come Serena, una giovane ragazza nata in Val Grande e che ha deciso di vivere e lavorare dove è nata, tra i suoi animali e gli alpeggi un tempo fiorenti e oggi spesso abbandonati, e personaggi della storia, quasi del mito, come Giacomo Bove, navigatore ed esploratore celebre nell’Ottocento ma oggi praticamente dimenticato, cui è dedicata una nota ferrata della valle.
La visione del documentario scorre piacevolmente, con un ritmo tutto suo, lontano dall’esasperata dinamicità di tanti prodotti contemporanei e, proprio partendo da questa riflessione, abbiamo avuto il piacere di fare due chiacchere con Marco Albino Ferrari, che ringraziamo della disponibilità.
Ciao Marco, ben tornato su Animal Trip. Dopo aver visto e apprezzato il documentario “La via incantata”, siamo rimasti colpiti dal ritmo che avete scelto, quasi un elogio della lentezza, dal passo del pellegrino all’attesa nei bivacchi. È davvero andata così?
Ciao Luca, è stata una scelta ma… quasi inevitabile. Per realizzare il documentario – avevamo pianificato un cammino di sette giorni partendo dalla zona di In La Piana – abbiamo dovuto prima organizzare un ponte di portatori per i viveri, i beni necessari, un generatore. Quindi muoverci con una troupe non troppo numerosa ma non di grandi camminatori. Il resto lo ha fatto la conformazione del territorio della Val Grande che, come sapete, è spesso difficile, con vegetazione che ostacola il cammino, sentieri non sempre immediatamente evidenti… insomma non abbiamo corso e ci siamo goduti tutto il tempo.

Avete trascorso molto tempo anche in bivacco, celebrando i riti che ogni escursionista appassionato di bivacchi onora. L’accensione della stufa, il the caldo scaldato sulla stufa, l’attesa del sonno nelle prime ore buie che conducono alla notte, il giaciglio non sempre confortevole…
Abbiamo davvero trascorso molte ore in bivacco, soprattutto perché a novembre, alla fine dell’autunno, le giornate sono già piuttosto brevi. Quelli però che possono sembrare tempi morti, sono spazi di riflessione, progettazione, dialogo con il proprio compagno.
E tu hai scelto un compagno non qualunque, Tim è forse il più grande conoscitore dei segreti della val Grande.
Tim è eccezionale, è come si vede nel documentario, camminatore instancabile e appassionato, grande cercatore di sentieri. E poi condividiamo la passione per le mappe, le carte, la cartografia in generale con la sua toponomastica, i simboli… (Tim ha curato alcune cartine della Val Grande).
Nel documentario alcune scene sono dedicate alla fauna del Parco della val Grande. Quali incontri avete avuto con gli splendidi animali della Val Grande?
La Val Grande, come certamente sapete, raramente offre facili incontri con i propri abitanti non umani. Spesso camminando nelle zone più difficili da raggiungere si sentono fruscii, movimenti, rumori, ma incontri in aree aperte non sono troppo frequenti. Abbiamo incontrato alcuni camosci (leggete il nostro incontro con i camosci della Val Grande), alcuni caprioli, alcuni rapaci ci hanno sorvolato. Anche la stagione tardo autunnale non ha aiutato in questo, la stagione degli amori dei cervi in amore è finita, i piccoli roditori – spesso compagni di bivacco – cercano un riparo per l’inverno, ma questo non ha minimamente influito sul fascino selvaggio della valle.
E poi è arrivata la neve…
Una coincidenza davvero fortunata, la neve è arrivata proprio all’ultimo giorno, quando stavamo pianificando il rientro. Ha accompagnato silenziosamente il nostro rientro, ha chiuso il sipario su questa piccola/grande avventura… un sogno che ci siamo ripromessi di portare avanti in un altro momento.
Ogni amante della Val Grande ha portato via con sé qualcosa dalla visione del documentario, noi – oltre ai luoghi che conosciamo e amiamo – ci prendiamo l’idea del sentiero Bove, incrociamo le dita.
io personalmente vi invio molto, sarebbe un onore poter fare un’esperienza del genere con voi.
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Caro Giovanni, mai dire mai! Anche a noi fa sempre piacere condividere esperienze con altri animaltrippers!
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invidio, nn invio
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