L’amore dei camosci in Val Grande

Animal target: Camoscio alpino                                 Periodo: Novembre

_DSC1431La stagione del bramito del cervo (Cervus elaphus) è ormai alle spalle ma, tra le condizioni meteorologiche sfavorevoli e i troppi impegni, non siamo riusciti a celebrare degnamente lo splendore di questi ungulati all’apice della propria potenza. Ci troviamo però ora nel periodo degli amori dei camosci (Rupicapra rupicapra) e non vogliamo assolutamente farci mancare questa possibilità di avvistamento.

Finalmente una finestra di sole coincide con una domenica, ecco la nostra occasione. Contattiamo Massimo, uno degli amici del blog nonché grande esperto di ungulati, e fissiamo la data. Valutiamo diverse possibili mete e, dopo alcune riflessioni sulla consistenza numerica, nei parchi raggiungibili in giornata, delle popolazioni di camosci alpini (così diversi dai loro lontani parenti appenninici che abbiamo ammirato in Abruzzo qualche mese fa), siamo incerti tra Parco Nazionale del Gran Paradiso e Parco Nazionale della Val Grande. Tutti conoscono lo splendore del Parco Nazionale del Gran Paradiso, in particolare per i camosci l’area attorno a Valnontey, eppure anche la Val Grande, estremamente selvaggia e meno accessibile, vanta una popolazione di camosci alpini di tutto rispetto. In più è sicuramente meno battuta dagli escursionisti… e chi, come noi, ama osservare la fauna selvatica in natura, senza capanni, esche ecc., sa benissimo che il silenzio è un requisito fondamentale. Spesso è sufficiente un minimo rumore per disturbare gli animali presenti e sprecare una giornata.

Decisione presa: Parco della Val Grande. Appuntamento con Massimo lungo la strada e poi via verso Malesco, quindi strada per la Valle Loana fino a Fondo li Gabbi (m 1246) dove la strada asfaltata termina in un parcheggio. Lasciamo la macchina e cominciamo la nostra escursione. Dopo un primo tratto pianeggiante costeggiando il fiume, il sentiero inizia a salire. I sorprendenti colori dell’autunno che si appresta a morire, le foglie bronzee sul suolo, il grigio dei tronchi dei faggi contro il cielo bianco, i larici dorati, tutto crea una atmosfera magica. La selvaggia Val Grande non delude mai.

_DSC2306Prima ancora di iniziare la scalinata di pietra che conduce all’Alpe di Scaredi, ecco muoversi qualcosa sul versante opposto: il primo camoscio! Un maschio giovane probabilmente, con la criniera alzata, non ancora in possesso di un proprio harem di femmine e in cerca di femmine. Ci osserva qualche istante, poi si allontana lentamente. Pochi passi dopo, un altro giovane maschio ci attraversa la strada. La giornata promette bene!_DSC2318Purtroppo sopraggiungono altri escursionisti, non proprio silenziosi, e non ci resta che guardarci sconsolati e ripartire. La scala di pietra, molto ben curata, sale piuttosto ripidamente. Continuiamo a controllare le alture circostanti, che sembrano habitat ideali per i camosci ma per oltre un’ora non ne scorgiamo. Non si può smarrire il sentiero, corre sicuro, tranne alcuni passaggi in prossimità di ruscelli e aree umide che per il freddo intenso sono ghiacciati. Provvidenziale risulta un passaggio attrezzato con corda che permette di superare alcune lastre di ghiaccio.

_DSC2424La temperatura continua a scendere, il sole previsto non si mostra e noi lentamente, dopo aver incrociato un gruppo di ragazzi che scendono dopo aver dormito al bivacca di Scaredi, conquistiamo l’Alpe Cortenuovo (m 1790) e poi, dopo breve traverso, l’Alpe Scaredi (m 1841). Qui la neve, fortunatamente ghiacciata, è di oltre 30 cm e il freddo veramente intenso.

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Ci spostiamo attorno all’Alpe in cerca di camosci ed improvvisamente ne scorgiamo un branco di una ventina di esemplari. Ecco il nostro animal target di oggi! Troviamo un punto di osservazione dominante ma alla giusta distanza per non infastidire questi spettacolari animali. Ora possiamo goderci le dinamiche che contraddistinguono la stagione degli amori. _DSC2359Tra rari voli di gracchi alpini (Pyrrhocorax graculus), il maschio dominante, imperioso nel suo manto luccicante di urina, controlla le numerose femmine e non permette loro di allontanarsi. Sono presenti anche alcuni giovani esemplari ancora legati alle madri, che seguono docilmente le indicazioni del maschio. Dal basso cercano di risalire un paio di giovani in età riproduttiva, che cercano di insidiare l’harem, ma vengono allontanati dal maschio dominante che si frappone tra loro e il branco. Scuotono la testa per farsi reciprocamente minacciosi, ma raramente arrivano allo scontro. Quando non basta la presenza fisica, scatta l’inseguimento. _DSC2354È incredibile la facilità con cui scendono e risalgono pendenze anche significative, la natura li ha dotati di strumenti straordinari di adattamento. A momenti di grande attività seguono lunghe pause di riposo, in cui le femmine si nutrono della vegetazione che ancora non è coperta di neve, il maschio invece quasi non tocca cibo, troppo occupato a mantenere il controllo della situazione.

Dopo oltre un’ora e mezza di immobilità, il freddo diventa insopportabile e decidiamo di fare una pausa per riscaldarci al bivacco poco distante. _DSC1435La stufa accesa dai ragazzi emana ancora un piacevolissimo caldo, ravviviamo il fuoco con la legna presente, senza esagerare, e ci concediamo una mezzoretta di relax.

Il bivacco è ben tenuto e ospitale, il tavolato al piano superiore può ospitare diversi escursionisti, ci ripromettiamo di tornare e fermarci la notte.

Ma ora basta, andiamo a vedere se l’attività dei camosci è ripresa. Ci rivestiamo di tutto punto e torniamo al gelo. Riprendiamo l’appostamento, i camosci ora sono davvero tranquilli, le femmine sdraiate e il maschio che controlla tranquillamente. Siamo forse stati troppo fortunati questa mattina.

_DSC2376Improvvisamente però qualcosa spaventa una parte del branco: una coppia di aquile reali (Aquila chrysaetos) appare sulla vallata e, mentre una delle due rimane in quota, l’altra passa in ricognizione facendo fuggire diversi camosci. Lo spettacolo dura pochi secondi, poi anche la seconda aquila si allontana._DSC2391

L’incontro con la regina dei cieli è sempre qualcosa di indescrivibile, la potenza e la fierezza del suo volo, l’enorme apertura alare con le “dita” delle ali meravigliosamente visibili, la sensazione di dominio delle rotte aeree. Solo questo incontro avrebbe ripagato ampiamente il freddo preso che in realtà ora, nel primo pomeriggio, si sta attenuando grazie ad un timido sole che a tratti occhieggia sulla valle. _DSC2338Anche le cime circostanti, la Laurasca in primis, ora, nella luce, mostrano tutto il proprio fulgore scintillante, sono completamente ghiacciate, senza ramponi non si può neanche pensare di tentare l’ascesa (diversi escursionisti infatti abbandonano).

Stiamo decidendo di scendere a valle, solo la speranza che le aquile si rifacciano vive ci trattiene. E ancora una volta siamo fortunati, una giovane aquila reale, difficile dire se la stessa, con evidenti macchie chiare nel piumaggio marrone intenso, passa un’altra volta sulla nostra testa, fa un paio di evoluzioni, e si allontana._DSC2441

Inutile chiedere di più alla giornata, ci apprestiamo a ridiscendere.

Il ghiaccio ora è meno pericoloso, la discesa avviene senza difficoltà, allietata da un paio di esemplari solitari di camoscio che ci fissano a poca distanza._DSC2527

In un paio d’ore siamo alla macchina, davvero un animal trip riuscito!

 

Prof. Gip. Barbatus

Foto Ale Zoc

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