Torna l’inverno e puntualmente ritornano avvistamenti interessanti sul Lago Maggiore, in particolare tra il golfo della Quassa e il piccolo porto di Ranco: svassi collorosso (Podiceps grisegena), svassi cornuti (Podiceps auritus), strolaghe minori (Gavia stellata), smerghi minori (Mergus serrator)… le segnalazioni si moltiplicano. Non abitiamo lontani, così, approfittando di una fredda ma serena domenica, decidiamo di fare un giro. Abbiamo solo il timore che i nostri uccelli target siano troppo lontani da riva, le poche foto che abbiamo visto sembrano tutte scattate a distanza siderale. Incrociamo le dita.
Prima meta il Parco della Quassa. Il territorio del parco, divenuto PLIS (Parco Locale di Interesse Sovracomunale) per volere dei due comuni, comprende un aperto golfo che si estende tra Ispra e Ranco, con una facile passeggiata tra ville e massi erratici (il più significativo è il Sasso Cavallazzo o Sass Cavalàsc, che dovrebbe ricordare la forma di una testa di cavallo).
Seguiamo prima le indicazioni e decidiamo di parcheggiare dove vediamo alcune macchine, in uno sterrato (saranno birders o cacciatori? I cani purtroppo lasciano pochi dubbi), poi ci dirigiamo attraverso una macchia di vegetazione verso il lago. Qualche cinciallegra (Parus major) e qualche codibugnolo (Aegithalos caudatus) ci accompagnano inizialmente, poi arriviamo al sentiero e quindi al lago. Purtroppo, come temevamo, a portata di binocolo ci sono solo alcuni gabbiani comuni (Chroicocephalus ridibundus), i soliti numerosi germani reali (Anas platyrhynchos), qualche svasso maggiore (Podiceps cristatus). Più lontano, troppo per noi, si intravedono due esemplari grigi (che siano le strolaghe?) ma davvero una identificazione non è possibile. Non ci demoralizziamo e facciamo un pezzo della bella passeggiata, sullo sfondo il tambureggiare e il canto del picchio nero (Dryocopus martius), sempre più diffuso, quando finalmente una coppia di smerghi maggiori, entrambi femmine (Mergus merganser) decide di avvicinarsi alla riva.

Qualche airone lontano (Ardea alba e Ardea cinerea), cormorani (Phalacrocorax carbo), svassi maggiori (e ancora più lontano altri svassi ma chissà…) non molto, e neanche tra i canneti sembra esserci movimento. Decidiamo allora di ritornare sui nostri passi e provare a visitare un altro sito interessante e poco lontano, la spiaggia di Sabbie d’oro. Mentre torniamo una grossa poiana (Buteo buteo) ci sorvola e una coppia di codirossi spazzacamino (Phoenicurus ochruros) saltella proprio di fronte alla macchina.

In pochi minuti siamo a Sabbie d’oro, il contesto paesaggistico e naturalistico è sempre gradevole, ancora di più perché non c’è nessuno. Siamo accolti da tantissime folaghe (Fulica atra), smerghi maggiori, germani… davvero un bel colpo d’occhio. Decidiamo di percorrere un breve tratto sulla sinistra, passiamo vicino a degli scenografici alberi con le radici sommerse dall’acqua e qui siamo sorpresi da un piccoli gruppo di lucherini (Spinus spinus).

Ci affacciamo infine sullo specchio d’acqua e, tra le numerosissime folaghe e gli svassi maggiori, in prossimità di un capanno da caccia con anatre finte (che purtroppo ci dicono essere attivo), un grosso cinerino spicca il volo e continua per alcuni minuti a girare sopra di noi lanciando il suo stridulo verso.

Si lascia guardare anche un gruppo consistente di cormorani (una decina) che prende il sole su un’isoletta affiorante, dietro di loro un bellissimo airone bianco.

Ritorniamo sulle nostre orme e scorgiamo in lontananza un giovane cinerino immobile in prossimità del nido. Sarà questa la ragione dello strano comportamento, minaccioso, del cinerino adulto?

E’ ormai ora di tornare ma ci ripromettiamo di tornare con più calma e chissà che qualche rarità non si palesi anche a distanze più godibili!
Testo Prof. Gip. Barbatus
Foto Ale Zoc
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