Ultimo viene il picchio nero

Non di rado passeggiando per i boschi di abeti o tra i castagni e le betulle della nostra bella provincia di Varese si è sorpresi dall’inconfondibile e ritmico tambureggiare di uno dei più simpatici abitanti di questi habitat, il picchio. Più difficile osservarlo, nascosto tra la vegetazione, lontano dai sentieri. Eppure non è così timido e, se avvicinato con la dovuta delicatezza, capita che si lasci ammirare. Ma di quale picchio stiamo parlando? Spesso si tratta del picchio rosso maggiore (Dendrocopos major), di taglia media tra i picidi, facilmente identificabile dal basso ventre color rosso intenso e dalle ali nere barrate di bianco (il picchio rosso mezzano (Dendrocopos medius) non vive da noi e il minore (minor) è raro e localizzato solo nella parte meridionale della provincia). Il suo richiamo breve e forte non è raro da udirsi.

Altre volte è invece il picchio verde (Picus viridis), leggermente più grande, dal volo fortemente ondulato e dagli straordinari colori: il verde vivissimo, il giallo del groppone, il rosso del capo. Inconfondibile (da noi il picchio cinerino – Picus canus – unico picide con alcuni tratti simili, non è presente), si trova anche in ambienti più aperti, a volte a terra in cerca di formiche e insetti.

Eppure, recentemente, molto più che in passato, si nota talvolta un’ombra più scura, di dimensioni maggiori e dal richiamo più deciso (qui la sua particolare “voce”). _DSC0134E’ il picchio nero (Dryocopus martius)! In decisa espansione in tutto il Nord Ovest della penisola, lo è anche nella provincia di Varese, dove sta colonizzando anche aree ad altitudini più basse.

Fiero nel suo piumaggio totalmente nero con la sommità del capo rossa (o una macchia rossa, dipende dal sesso) raramente fugge di fronte ad una presenza umana discreta. E’ uno spettacolo vederlo picchiettare sui tronchi degli alberi morti, ad esempio nel Parco del Campo dei Fiori (dove purtroppo questi non mancano davvero).

Quanti picchi! Competizione? Per fortuna una felice convivenza!

 

Prof. Gip. Barbatus

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