Amiamo tutti gli animali ma… la lince europea occupa un posto particolare nel nostro cuore. Ci entusiasmiamo ogni volta che ci giunge all’orecchio voce di un suo possibile avvistamento (c’è chi giura ad esempio che almeno un esemplare viva nel cuore selvaggio della wilderness della Val Grande), in fondo all’animo coltiviamo sempre la folle speranza di un incontro straordinario in natura (che non avviene mai), le abbiamo dedicato un approfondimento per cercare di fare chiarezza sulla sua tassonomia, abbiamo intervistato il grandissimo fotografo Laurent Geslin, uno dei pochissimi a poter vantare anni di appostamenti e foto (e che foto!!!) del fantasma dei boschi in libertà. Abbiamo anche da poco parlato delle difficili e imprevedibili interazioni tra grandi predatori. Proprio per questo non possiamo che appoggiare la crociata sui social che l’amico Mario Monfrini sta coraggiosamente combattendo, per una reintroduzione della lince sulle Alpi italiane. Ma preferiamo che a spiegarvi questa sua – e non solo sua – idea sia lui in prima persona
Ciao Mario, raccontaci della tua passione per la lince europea e di come tu stia cercando di batterti per una sua reintroduzione nelle Alpi italiane.
La lince… un animale che mi piace definire totalmente dimenticato in Italia dalla massa. Io invece da diversi mesi mi sto informando, leggendo materiale sia italiano che svizzero (consiglio anche a voi di seguire la pagina Facebook “Lince euroasiatica” che ha in evidenza un post con tantissimi documenti. La lince è vissuta per secoli sulle nostre Alpi, ma verso la fine del 1800 si è estinta (probabilmente era una sottospecie a tutti gli effetti, la lince alpina) per cause direttamente e indirettamente imputabili all’uomo (caccia, diminuzione delle sue prede naturali e deforestazione, per citare le principali). Dagli inizi degli anni ‘70 è stata poi reintrodotta con successo sulle Alpi in Svizzera, poi in Slovenia, Austria, Francia e Germania. Purtroppo la popolazione non è assolutamente al sicuro. La frammentazione delle popolazioni alpine, la povertà genetica, oltre al bracconaggio e all’opposizione di diverse associazioni venatorie, stanno rischiando di farla estinguere nuovamente. Questo splendido felino ha bisogno di tantissimo aiuto, è ora che tuti ci rimbocchiamo le maniche.
Qual è la situazione in Italia, al di là di voci e leggende?
In Italia si contano meno di 10 esemplari (è a tutti gli effetti considerato il mammifero più raro in Italia). Il contributo dell’Italia è però fondamentale per riuscire a unire le popolazioni alpine, ma ogni tentativo per reintrodurla viene sistematicamente bloccato (a riguardo si veda cosa previsto dal PACS – Pan Alpine Conservation Strategy for the lynx). Per chi non lo sapesse il professor Bernardino Ragni aveva lanciato nel 2007 un ambizioso piano per un ” ripopolamento conservativo” per le province di Sondrio, Brescia, Trento e Bolzano ma… non è mai stato attuato.
Anche voi avete recentemente lanciato una petizione, vero?
Esattamente, abbiamo fatto partire anche una petizione per reintrodurla in Valtellina, la trovate nel gruppo Facebook PRO_LINCE_ALPI, dove potete anche approfondire l’argomento. Ma In italia esiste già da diversi anni il Progetto Lince Italia, che ha anche un sito e una pagina Facebook. Sono loro oggi la vera speranza per vedere la lince diffondersi nuovamente nel nostro Paese. Nel 2014 col progetto ULYCA hanno provato a rilasciare 3 linci per sostenere la precaria popolazione del Friuli, ma l’assessorato, cedendo alle pressioni venatorie, ha sospeso il progetto (che aveva il supporto dell’ISPRA ed era stato definito meritevole sia a livello UE sia dalla Conferenza delle Alpi).
Chi sono i “nemici” della lince?
La lince è poco conosciuta e la sua mancanza di popolarità è il primo ostacolo per avviare serie politiche di ripopolamento. Le principali opposizioni vengono poi dalle associazioni venatorie, che vedono nella lince un competitore nella caccia agli ungulati (una lince adulta preda mediamente un capriolo o un camoscio la settimana). Tuttavia, in Europa sono proprio le associazioni venatorie con FACE che sostengono i progetti Life lynx. Questo è importante da capire. Bisogna trovare un giusto dialogo tra i vari stakeholders interessati, principalmente cacciatori e allevatori e tutelare anche i loro legittimi interessi. Se qualcuno ha letto il documento “Strategie lince svizzera” vedrà come la sopravvivenza della specie in Svizzera è possibile grazie un complesso sistema di norme che bilanciano tali interessi. Sono addirittura previsti abbattimenti per linci specializzate nella predazione di animali da reddito (seguendo un apposito iter) e spostamenti di individui per non compromettere eccessivamente le prede ai cacciatori. Eccessivo? Forse, però grazie a queste norme esiste nella Confederazione elvetica una popolazione vitale di linci… e non è poco.
La lince costituisce un rischio per le persone?
Assolutamente no, è totalmente innocua per l’uomo ed è fondamentale per la sua funzione di regolazione delle popolazioni di artiodattili (la sua nicchia ecologica è unica sulle Alpi). Inoltre, gli studi del Kora mostrano che in Svizzera i danni sono molto marginali e sostenibili sulla predazione di ovini e caprini (meno dello 0,04%), e questo in un piccolo Paese che conta più di 150 linci. Guardate la cartina ufficiale SCALP con la distribuzione della lince nel 2017 (che tristezza il vuoto italiano!)

Come possiamo muoverci per fare la nostra parte?
Sicuramente è importante informarsi e informare. Quindi farci sentire, ad esempio esortando i principali parchi ad attuate insieme un serio piano di reintroduzione (in Trentino hanno già la famosa lince b132, basterebbe mettere due femmine… magari accordandosi con il centro “Il Pettirosso di Modena”). E poi… incrociare le dita, perché un fugace incontro con la regina dei boschi possa non essere più solo un mito!