Nel complesso mondo del conservazionismo, gioca un ruolo cruciale la comprensione delle interazioni tra le diverse specie, perché le dinamiche delle popolazioni animali spesso possono essere imprevedibili.
Pochi, ad esempio, avrebbero pensato che l’aumento di disponibilità di cibo per gli orsi avrebbe causato tanti danni alle linci. Eppure è così. Una interessantissima ricerca di Krofel e Jerina (2016), diffusa anche dalla European Wilderness Society, ha mostrato il crescente peso del cleptoparassitismo degli orsi, in parole più semplici rubare le prede altrui, nei confronti delle linci e come, controintuitivamente, una maggiore disponibilità di cibo legata all’intervento umano peggiori la situazione.
Siamo in Slovenia, dove – come nel resto d’Europa – orsi e linci sono entrambe specie protette da norme e direttive di tutela. Eppure, le due popolazioni stanno vivendo situazioni opposte.
In Slovenia oggi si stimano tra gli 800 e i 1000 orsi (stiamo parlando naturalmente dell’orso bruno europeo, Ursus arctos arctos) e invece poco più di una decina, tra 15 e 20, forse, sono le linci (Lynx lynx).
Terra meravigliosa la Slovenia, nella quale la popolazione di orsi bruni sta vivendo una crescita impressionante, portando un ricco turismo naturalistico di fotografi e appassionati che affittano capanni e guide per vedere questi splendidi mammiferi (ad esempio, Slovenian Bears offre questi servizi). Mai come oggi è facile imbattersi nei boschi sloveni in orsi in libertà, e allevatori e coltivatori, per i quali in passato l’avvistamento di orsi era un fatto eccezionale, cominciano ad essere anche preoccupati (iniziano a circolare voci di abbattimenti selezionati, misure di contenimento… cose che in Italia conosciamo molto bene in relazione ai lupi).
Ma questo non vale per le linci, pur essendo anch’esse predatori apicali negli stessi ecosistemi. Per le linci la situazione è molto più problematica. Essendo così poco numerose (la lince si era estinta in Slovenia all’inizio del XX secolo a causa della caccia eccessiva, della perdita di habitat e della scarsità di prede, è stata reintrodotta solo nella seconda metà del secolo scorso) le linci slovene hanno problemi di scarsi, quasi inesistenti, rapporti con altre popolazioni e quindi, accoppiandosi tra consanguinei, mostrano fragilità nel proprio patrimonio genetico. Per tentare di risolvere, o per lo meno rendere meno drammatico il problema, si sta progettando di traferire una dozzina di esemplari di lince dall’area della Slovacchia-Romania, dove le popolazioni sono più numerose e in salute.
Ma torniamo al quanto dicevamo. Su di una popolazione di linci già così in difficoltà, si sta abbattendo il problema imprevisto di cui parlavamo.
Gli orsi rubano le prede alle linci, e ciò comporta una serie di pericolose trasformazioni nei comportamenti di questi felini. Ad esempio cacciano di più, si riscontra un aumento di predazioni del 23%. Ma questo vuol dire anche più rischi durante la caccia e più incidenti. E quando una popolazione è di solo pochi esemplari, ogni fattore può essere decisivo.
Mentre infuria il dibattito sull’opportunità e la correttezza di nutrire i grandi carnivori, considerando la sovrabbondanza di prede nelle foreste, ciò viene comunque fatto. Anche in Slovenia. E ancora una volta l’esito è sorprendente! Più si aumenta, tramite intervento umano, il cibo a disposizione degli orsi, più aumenta il cleptoparassitismo nei confronti delle linci!
Gli orsi rubano tra l’8 e il 74 % delle prede delle linci e la percentuale cresce e breve distanza dai carnai. Fino a 1 km dai carnai, le probabilità di cleptoparassistismo sono 5 volte più alte. Così, alimentando gli orsi, mettiamo involontariamente in serie difficoltà le linci. Inoltre, più cibo a disposizione significa meno tempo in tana per gli orsi, quindi ancor più prede rubate.
È sicuramente vero che il cleptoparassitismo è un’interazione naturale e non può essere impedito. Tuttavia, modificare le modalità di alimentazione artificiale e ridurre il numero dei carnai dovrebbe portare a un contenimento della popolazione degli orsi e… salvaguardare anche le linci, che vedrebbero una minore densità di orsi nel loro territorio e di conseguenza meno sottrazioni di prede.
Gli interventi umani, nella maggior parte dei casi fatti anche con le migliori intenzioni, in natura hanno conseguenze impreviste. E questa ne è un’altra dimostrazione. Spesso il modo migliore di tutelare una specie animale è non intervenire, fare in modo che provveda la natura… se noi glielo consentiamo.
Prof. Gip. Barbatus
Immagine di copertina tratta da Wikipedia
Articolo molto interessante sulla gestione della fauna selvatica, grazie.
Mi permetto di aggiungere (visto esperienza diretta – vedi mio racconto pubblicato su questo sito) che i capanni fotografici x avvistamento orsi vengono utilizzati anche per abbattimento degli stessi animali. Questi vengono gestiti dalle stesse agenzie che acquistano licenze governative e poi le rivendono a suon di migliaia di euro a chi “non è interessato alla sola fotografia”.
Questo solo per dire che l’intervento umano già c’è in Slovenia.
Grazie, trovo interessantissimo e pieno di spunti Vs sito.
Marco
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