Fotoracconti – Presenze invernali a Gallicchio: una storia di spettri, presepi e rovine

Torniamo con le spettacolari fotografie dell’amico Vincenzo Torzullo (autore anche di Wild Basilicata: nelle terre estreme del Sud d’Italia) in una terra che amiamo particolarmente, la Basilicata, spesso ancora autentica e selvaggia e in grado di regalare emozioni inaspettate e sorprendenti

Esistono luoghi che, per svariati motivi, sono stati abbandonati dagli esseri umani.

Lasciati all’incuria del tempo, la natura si è inevitabilmente riappropriata di essi.

Sono stati battezzati “ghost town”.

Ne esistono in tutto il mondo ma è nell’Italia interna che, come spesso accade nel bel paese con ciò che si fa custode di bellezza e autenticità, poiché intriso di storia e di memoria, vengono considerate vere e proprie opere d’arte a cielo aperto.

Di giorno i caldi raggi del sole abbracciano i dirupi e quelle che una volta erano abitazioni, ma è di notte che si svela la vera essenza e la magia di questi luoghi.

Quelle case una volta abitate da uomini, donne e bambini sono ora dimora dei fantasmi della notte. Gli strigiformi [dal latino Strigiformes derivante dall’unione dei termini Strix (strega, presenza demoniaca) e –formis (forme)] divengono i custodi, i guardiani delle rovine della civiltà pre-contemporanea.

Sovente mi sono recato nella parte antica del paese per cercare di immortalarne la bellezza presepiale e la lugubre atmosfera delle case diroccate.

Fu in una fredda giornata d’inverno, al calar della sera, che mi resi conto di essere osservato. In un battito d’ali agli sguardi si susseguirono canti spaventosi provenienti da comignoli, antenne e case squarciate.  

Era una splendida famiglia di allocchi (Strix aluco) pronti a difendere con gli artigli quello che ormai è il loro territorio.

Testo di Brigida Viggiano, foto di Vincenzo Torzullo
©Tutti i diritti relativi a testo e immagini sono riservati

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