Bivaccando al Lago di Camposecco in Valle Antrona

Vista del lago di Camposecco dal bivacco al calar del sole

Talora si avverte l’esigenza insopprimibile di partire, di allontanarsi, di passare qualche momento con pochi amici e soprattutto con se stessi. Di cercare di ritrovare il proprio equilibrio interiore minato dalla faticosa quotidianità, soprattutto in post-lockdown.  Niente allora giunge in soccorso come la montagna che, attraverso la fatica della salita, e della successiva discesa, permette di concentrarsi solo sul momento, dimenticando tutto il resto. Avanzare faticosamente su gradini di roccia irregolari, evitare asperità del terreno o vegetazione che potrebbe celare qualche insidia, cercare di non affaticare eccessivamente le articolazioni mentre le cinghie dello zaino segnano il corpo: questo l’unico rimedio.

Lungo il sentiero che sale al Lago di Camposecco

Affinché ciò avvenga, però, è necessario battere sentieri non affollati, evitare le orde di turisti che si improvvisano uomini di montagna, con il loro chiassoso incedere, il continuo parlare, le attrezzature esageratamente professionali o al contrario del tutto inadeguate, gli assalti gastronomici ai rifugi. Insomma, bisogna salire, salire, salire… Proprio per questo scegliamo un’escursione splendida ma con un dislivello notevole, nella meravigliosa Valle Antrona. Raggiungeremo il Lago di Camposecco (2365 mslm) partendo dal Lago di Antrona (1073 mslm) e passando per il Lago di Campliccioli (1352 mslm). Valutiamo inizialmente anche un percorso ad anello più impegnativo, che passi anche dal lago di Cingino (2229 mslm), dove siamo già stati e dove siamo sicuri di poter vedere i celebri stambecchi acrobati della diga, ma l’itinerario è davvero impegnativo… sarà per la prossima volta.

La speranza è di poter scorgere comunque qualche stambecco e camoscio, per i cervi sarà più difficile perché pernotteremo troppo in alto e in habitat non ideale. Però chissà… la Valle Antrona è ricca di fauna, qualche sorpresa può sempre sorprenderci.

Scorcio della Valle Antrona dal sentiero che sale al Camposecco

Prepariamo gli zaini, ci carichiamo di sacco a pelo, tende e viveri… e partiamo. Dormiremo al Lago di Camposecco, dove inoltre si trova, vicino agli edifici delll’Enel e alla diga, un nuovo bivacco in lamiera del CAI di Villadossola.

La giornata è soleggiata e quando arriviamo i primi bagnanti affollano già le rive sassose dell’azzurrissimo Lago di Antrona. Non ci fermiamo, dopo poche centinaia di metri svoltiamo in salita per il bellissimo alpeggio di Ronco e quindi iniziamo la salita per il Lago di Campliccioli, dove arriviamo in una quarantina di minuti. Salita regolare, molto accessibile, con alcuni scorci paesaggistici notevoli.

Il lago di Antrona dal sentiero che porta al Lago di Campliccioli

Al lago di Campliccioli costeggiamo la diga, tra i voli delle numerosissime rondini montane (Ptyonoprogne rupestris) che fanno le loro evoluzioni sfiorando rocce, ostacoli e passanti… ma c’è ancora troppa gente! Passiamo un tunnel di pietra e sbuchiamo agli edifici dell’Enel e quindi finalmente… inizia il nostro sentiero. Si svolta a destra, in direzione Lago di Camposecco. Il sentiero si incattivisce, la salita diventa dura e irregolare, il caldo comincia a mordere. Anche la natura ad un tratto sembra esplodere: fioriture, felci, insetti: ecco la montagna finalmente!

Gigli di San Giovanni durante la salita

Ci inerpichiamo in silenzio, con rare pause nei pochi posti in ombra, tra gigli di San Giovanni e margheritone, costeggiando il ripido corso d’acqua che tra cascate e pozze ci accompagna.

Una delle cascate su cui si affaccia il sentiero

Ci dissetiamo con l’acqua gelata in un punto facilmente accessibile, poi riprendiamo la salita e attraversiamo un breve conca quasi pianeggiante dalla vegetazione lussureggiante, dove il rosa intenso dei rododendri in fiore è una piacevole alternativa alle diverse tonalità di verde.

La ricchissima vegetazione talora sembra quasi soffocare il sentiero

Riprende la salita, si incrocia la deviazione per Crestarossa e il Cingino e si continua lungo il fiume.

Poi lo strappo per Camposecco, ben segnalato da una scritta e da un crocifisso.

Inizia la ripida salita per il Lago di Camposecco

Siamo attorno ai 2000 metri e la vegetazione cambia: ora sono gli ontanelli montani a dominare il paesaggio, numerosissimi i fiori e ovunque si sente il profumo del timo serpillo in fiore (Thymus serpyllum).

Le gambe cominciano a essere messe alla prova, gli zaini non aiutano e nemmeno il caldo. Il sentiero continua a salire, si attraversano alcune petraie, il corso d’acqua e si intravedono gli edifici dell’Enel di Camposecco. Ancora non vediamo il bivacco dal basso ma non manca troppo.

Lontano, molto in alto, un’aquila reale (Aquila chrysaetos) volteggia maestosa e superba.

Finalmente arriviamo alla conca del lago ed ecco il bivacco. Nuovo, accogliente, dotato di diversi comfort, tra cui materassi, cuscini e coperte.

L’interno del bivacco, con la splendida finestra panoramica che si apre sulle vallate

Anche per chi ama i bivacchi, la differenza tra dormire su di un tavolato e su di un materasso può essere apprezzata (l’ultima volta, al Mottac in Val Grande, è stato più il tempo passato nel girarsi senza tregua che a dormire!).

Il bivacco del Lago di Camposecco

Lo spettacolo ripaga da tutte le fatiche. Siamo noi e pochi altri camminatori, che tra l’altro stanno per riprendere la strada, i più arditi verso il Passo delle Coronette, gli altri verso la discesa. A breve saremo soli… splendido!

L’azzurro del lago, alimentato dallo scioglimento di neve e ghiacci (ormai solo tracce rimangono dei ghiacciai che un tempo coprivano generosamente queste vette), è straordinario. L’elemento antropico, pur evidente nella diga e negli edifici dell’Enel, disturba solo in parte. L’impatto è da cartolina.

Il Lago di Camposecco

Scendiamo a bagnare i piedi nell’acqua gelata e ci godiamo gli ultimi raggi del sole, poi andiamo ad esplorare la diga e la conca successiva: marmotte che fischiano e si nascondono, due giovani stambecchi che si allontanano veloci, alcuni uccellini velocissimi e lontani, più tardi alcuni camosci, ma soprattutto tantissimi fiori.

La neve che resiste al caldo ha una particolare coloritura rosata, pensiamo a sabbia trasportata ma forse è invece un’alga che a causa dell’aumento delle temperature si sta diffondendo anche sulle Alpi, contribuendo a danneggiare i già fragili ecosistemi montani.

Torniamo al bivacco per la cena (permettersi dei ravioli in brodo in bicchieri di plastica è un lusso graditissimo), quindi assistiamo dalla finestra panoramica al grandioso spettacolo della luna piena che si alza oltre le cime, illuminando quasi a giorno le valli. Un ulteriore regalo.

La luna sale velocemente nel cielo e illumina cime e valli

Andiamo a letto e ci godiamo il silenzio della quota. La luce dell’alba entra molto presto, poco dopo le 5, ma dormiamo ancora un po’, poi colazione, chiusura degli zaini, pulizia del bivacco e si riparte.

Rifacciamo lo stesso sentiero dell’andata e in discesa non ci mettiamo molto meno, 4 ore e mezza contro le 5 abbondanti della salita. Rieccoci dunque al Lago di Antrona, affollato come le spiagge di Rimini in alta stagione: macchine parcheggiate ovunque, voci che si sovrappongono, un’umanità rumorosa, varia e festosa che ci lasciamo velocemente alle spalle… stanchi ma rinfrancati dal ricordo delle giornate precedenti.

Testo: Prof. Gip. Barbatus

Foto: Marco Macchi, Davide Pisciotta, Matteo Rubino, Ivan Vania

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