Gli stambecchi acrobati del Cingino

Animal target: Stambecchi – Periodo: maggio-giugno

Le giornate di fine maggio sono calde ma non ancora afose, tra l’azzurro levita qualche nuvola in cielo e le previsioni danno per i prossimi giorni copertura nuvolosa in aumento con rare precipitazioni. Il meteo nel complesso favorevole ci invoglia ad una escursione. Ne vogliamo una affrontabile in giornata e che soprattutto offra la possibilità di poter osservare qualcosa di particolare, qualche animale non così comune. Se è impossibile avere la garanzia di osservare animali in natura, non è così facile neanche avere alte probabilità di incontrarli, noi animaltripper lo sappiamo bene! Quante volte anche in condizioni ottimali non siamo riusciti ad avvistare nulla! Eppure, cercando in rete, leggiamo di una escursione in Valle Antrona, alla diga del lago Cingino, dove sembra che gli stambecchi siano praticamente presenze fisse.

webIMG_7928Incrociamo più fonti, guardiamo molte foto e tutti sembrano essere concordi. Gli stambecchi (Capra ibex) ci sono davvero! A questo punto la decisione è presa, non ci resta che andare a verificare.

webIMG_2153L’escursione parte dal Lago Antrona a 1073 m di quota (il lago, creatosi naturalmente nel 1642 per una frana, è facilmente raggiungibile dalla Gravellona Toce, uscendo a Villadossola e seguendo poi le indicazioni per la Valle Antrona), dove si può lasciare l’auto senza problemi. Il sentiero si snoda rapidamente (45 minuti) fino al Lago Campliccioli (1358 m) e da lì continua, prima costeggiando il lago e poi, dopo la centrale idroelettrica, iniziando a salire in modo impegnativo. I km sono molti (ne conteremo 25 alla fine), il dislivello impegnativo, per chi volesse abbreviare il percorso, è possibile ignorare senza problemi il divieto di accesso e partire direttamente dal Lago Campliccioli, scelta consigliata.

Noi invece siamo duri e puri, arriviamo già accaldati al Lago Campliccioli, percorriamo la diga tra voli di rondini montane (Ptyonoprogne rupestris Scopoli) che giocano con le correnti d’aria e restano sospese immobili prima di sfrecciare lontane. Per ora, a parte lo strappo tra i due laghi, si continua senza grosse pendenze. Dopo la centrale idroelettrica si svolta a destra e si inizia a salire, il sentiero è ben segnalato in rosso e bianco, con la sigla CO. La natura rigogliosa, i tanti fiori tra cui spiccano i rododendri, le innumerevoli farfalle, alcune endemiche proprio solo delle valli dell’Ossola, accompagnano i nostri passi.

webIMG_7924Davvero bella questa Valle Antrona! Sappiamo però che prima o poi la salita vera arriverà e questo pensiero ci accompagna. E infatti eccoci! Tra pochi passaggi scoperti e molti passaggi sicuri, il sentiero si inerpica fino all’Alpe Cingino (2054) e quindi al bivacco di Cingino (2272). L’escursione è lunga, molto lunga, i cartelli con i riferimenti orari non sempre affidabili e proprio mentre affrontiamo, senza troppe difficoltà, i nevai residui, quando la fatica comincia ad annebbiare le menti e la meta sembra non arrivare mai, cominciamo a dubitare della effettiva presenza degli stambecchi. E se proprio noi non li vediamo? Se dopo tutta questa fatica non osserviamo nulla? Prima di cadere preda dello sconforto però, ecco la diga! E gli stambecchi ci sono! Ci abbiamo messo oltre 4 ore e mezza a salire, con alcune brevi pause, ma sicuramente ne è valsa la pena.

webIMG_7881Mangiamo un boccone ai piedi della diga, restiamo incantati dallo spettacolo del lago di Cingino ancora per buona parte ghiacciato e poi ci dedichiamo a fotografare gli stambecchi. Sono tutti di piccola taglia, femmine per lo più, qualche giovane, in equilibrio perfetto sulla diga a leccare il salnitro affiorante tra gli interstizi. Nessuno stambecco ha corna molto sviluppate, niente a che vedere con gli stambecchi della Val Zebrù di cui vi abbiamo parlato (qui link).

Lo spettacolo a tratti è surreale: con agilità incredibile gli stambecchi non solo scalano la diga ripidissima, ma si sfiorano, si sorpassano, si girano. Davvero qualcosa di unico!

webIMG_7896Staremmo ore ad osservare questi fantastici bovidi, ma la temperatura bassa e il pensiero del lungo ritorno ci spingono a non ritardare troppo. Decidiamo però di non ripercorrere il sentiero dell’andata ma di fare un percorso ad anello, sfruttando il lungo tunnel dell’Enel che protegge le tubature dell’acqua che corrono a valle. Scendiamo quindi tramite la scalinata dalla diga, percorriamo le poche centinaia di metri che ci separano dall’ingresso del tunnel, individuiamo senza difficoltà l’ingresso e, dopo esserci assicurati di avere chiuso bene alle nostre spalle la porta (importante per evitare che gli animali possano entrare e quindi morire all’interno!), iniziamo questa sfida alla claustrofobia. Il tunnel è (male) illuminato da neon posti in alto e, grazie anche alle nostre pile da testa, vediamo sufficientemente bene. Non però così bene da evitare le pozze né qualche testata (a tratti l’altezza del tunnel è tra 1.60-1.70 m). Il tunnel è lungo, essenzialmente pianeggiante e ci vuole quasi un’ora a percorrerlo. Quando finalmente si torna a respirare all’aria aperta, davvero si sente la differenza! Siamo ammaccati, bagnati, ingobbiti… ma tutto bene! A questo punto inizia la discesa, nel primo tratto molto ripida, seguendo la vecchia ferrovia, poi a tratti più camminabile. Non siamo particolarmente in forma, io soprattutto, e così anche la discesa ci prende quasi 3 ore e mezza. Ma finalmente vediamo la macchina! Ce l’abbiamo fatta anche questa volta… e l’animal target è stato raggiunto!

 

Prof. Gip. Barbatus

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