
La primavera che sboccia in Sardegna è pura magia. All’improvviso tutto si accende e si colora di vita. I campi incolti si costellano di migliaia di fioriture spontanee, gli insetti impollinatori, esuberanti, ronzano alla costante ricerca di polline e i piccoli passeriformi canori danno il meglio sfogando le loro esili corde vocali.

La vera protagonista della primavera sarda è però la rara quanto preziosa gallina prataiola (Tetrax tetrax).
Uccello poco conosciuto, almeno al di fuori della casta dei naturalisti più esigenti, la gallina prataiola sopravvive in Sardegna solamente in pochi areali frammentati. Predilige ambienti steppici e incolti, dove l’asfodelo e il cardo selvatico la fanno da padrone, anche se non disdegna razzolare nei seminativi in cerca di piccoli insetti e sementi.
Proprio l’inizio della primavera, marzo, è il mese in cui iniziano gli affascinanti e complessi riti di corteggiamenti di questa bellissima specie. I maschi, inebriati d’amore, vestono un piumaggio sfarzoso e ipnotico: il capo e la gola assumono scure tonalità, con riflessi che virano al blu-ardesia, e nel sottogola compare marcata una caratteristica V bianca.

Carichi di testosterone, prendono posizione in aree circoscritte, chiamate “arene” o più tecnicamente “lek” (ricordano molto i lek di altri tetraonidi come galli cedroni (Tetrao urogallus) e galli forcelli (Lyrurus tetrax)) e danno dimostrazione di dominio e vigoria… facendo dei versi particolari, quasi delle “pernacchie”.
Con ritmi cadenzati, ogni maschio in corteggiamento, piega all’indietro il collo mettendo prima in mostra l’appariscente piumaggio. Poi, portandosi in avanti con il capo, emette il tipico verso a pernacchia, che dura pochissimi secondi, più raramente e soprattutto verso il crepuscolo, compie dei brevi saltelli, accompagnati da due profondi battiti d’ala. Il rituale andrà avanti per tutta la primavera. Capita che più maschi convergano in un unico campo, attirati dalla presenza di femmine. I due contendenti si sfideranno a una vera e propria gara canora, sin quando il più aggressivo non ne avrà abbastanza e caccerà il rivale, spesso inseguendolo in volo per allontanarlo dall’arena.

Questo nobile uccello è conosciuto anche con il nome di otarda minore ed è uno stretto parente delle gru. A dirla tutta, perciò, con le nostre comuni galline ovaiole non ha nulla a che vedere e l’appellativo “gallina” lo sminuisce e non rende giustizia a uno degli uccelli più belli e minacciati a livello nazionale.
Se sino agli inizi del secolo scorso era possibile incontrarla, e ahimè cacciarla, un po’ ovunque, già dagli anni ‘50 la popolazione di prataiola ha subito un drastico crollo demografico. Le cause principali sono state sicuramente la rarefazione degli habitat, riconducibile ad un’agricoltura che vedeva in quegli anni un boom esponenziale e, come già accennato, ad una caccia selvaggia e difficilmente contrastata.

Solamente di recente, in alcune aree, si sta verificando una lenta e graduale ripresa della popolazione, con nuovi individui osservati per la prima volta in areali storici, disabitati per decenni.
La battaglia per la conservazione di questo splendido tetraonide e dei suoi habitat è una fondamentale conquista per la tutela della biodiversità della Sardegna, i cui preziosi endemismi sono un patrimonio di tutti. Ma la presenza della gallina prataiola nelle nostre steppe è anche indice di elevata purezza ambientale, un lume di speranza che fa ben sperare, noi e chi verrà.
Testo e foto di Marco Corda
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