Uganda non significa solo una incredibile varietà di primati, tra cui il gorilla di montagna – assolutamente uno dei più emozionanti incontri in natura che si possono fare nella vita – e neppure solo una natura sempre sorprendente. Significa anche birdwatching… e poter incontrare uno degli uccelli più affascinanti del mondo, che sembra emergere direttamente da un passato remotissimo e inquietante…

Il becco a scarpa (Balaeniceps rex) è uno degli uccelli più rari e affascinanti dell’Africa centrale, anche perché in forte pericolo di estinzione a causa della distruzione del suo habitat naturale, caratterizzato da acque basse e vegetazione poco densa.
È un uccello di indole solitaria e prevalentemente notturno, che caccia restando per lunghi periodi immobile e poi lasciandosi cadere sulla preda (in genere pesci, prototteri, anfibi e piccoli rettili) che trancia con il suo enorme becco.

Il becco a scarpa è monogamo ed entrambi gli esemplari partecipano alla costruzione del nido, costituito da una piccola buca nel terreno, ed alla cova delle uova qui deposte, da una a tre. Il periodo di incubazione è di circa un mese e passano altri cinque mesi prima che i piccoli (ma di norma ne sopravvive soltanto uno) possano abbandonare il nido.
Non sopravvivono più di 11-15.000 esemplari di questo meraviglioso volatile, sparsi nell’area geografica corrispondente al corso del Nilo bianco, per lo più in aree inaccessibili all’uomo e pertanto difficili da osservare, se non per incontri fortuiti.
Tuttavia, uno dei pochi luoghi in cui con buona probabilità è possibile imbattersi nel becco a scarpa è la palude di Mabamba, in Uganda, a ovest di Entebbe, sulla costa nord del Lago Vittoria. Questa zona umida è raggiungibile da Kampala in auto oppure da Entebbe in barca; all’arrivo è necessario il trasbordo su imbarcazioni più piccole, idonee alla navigazione tra i numerosi canali della palude.

L’avifauna qui è abbondantissima, sono presenti più di 300 specie di uccelli, tra cui il martin pescatore malachite (Corythornis cristatus), il martin pescatore bianco e nero (Ceryle rudis), la jacana africana (Actophilornis africanus), l’airone golia (Ardea goliath), l’airone nero (Egretta ardesiaca), il gonolek dei papiri (Crithagra koliensis), il tessitore arancio (Euplectes franciscanus), il rallo nero (Amaurornis flavirostra) e molti altri.

Il ritorno in barca ad Entebbe, per chi sceglie questa via di accesso, avviene normalmente nella tarda mattinata e, per riempire la giornata, non c’è nulla di meglio che visitare i giardini botanici, un tripudio di vegetazione dove è facile imbattersi in colonie di colobi guereza (Colobus guereza) e cercopitechi verdi (Chlorocebus pygerythrus).

Non manca la possibilità di avvicinare altra spettacolare avifauna come il turaco di Ross (Musophaga rossae Gould) e il turaco blu maggiore (Corythaeola cristata Vieillot).

Lo zaino fotografico per entrambe le escursioni deve essere leggero e versatile; non può quindi mancare uno zoom 100-400 mm, con moltiplicatore da tenere a portata di mano per immortalare al meglio questa meravigliosa esperienza africana.
Testo e foto di Alessandro Castellano
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Complimenti … sia per il viaggio (sicuramente entusiasmante) che per le foto
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