Diari – Volando con le aquile

Come già vi raccontavo a proposito della colossale migrazione delle gru cenerine, la Svezia è senza dubbio un paradiso per gli amanti dell’avifauna e la Scania, nella parte meridionale del Paese, in particolare, è uno dei punti di passaggio più importanti nella rotta dei flussi migratori europei.

Un ulteriore motivo che rende quest’area particolarmente accattivante per i birdwatchers è la presenza stanziale dei grandi rapaci come il nibbio reale e la poiana, tra i più comuni, di tanti tipi di falco (pescatore, pecchiaiolo, pellegrino etc.) fino ad arrivare a quelli più piccoli come il gheppio e lo sparviero.

E poi ci sono loro, le regine assolute ed indiscusse dei cieli, da sempre oggetto e fonte di miti e leggende: le aquile.

Se aquile reali (Aquila chrysaetos) ed aquile imperiali (Aquila heliaca) sono pure presenti sul territorio svedese, quelle più comuni, ma non per questo meno affascinanti, sono sicuramente le aquile di mare (Haliaeetus albicilla), tra i più grossi uccelli presenti in tutto il Nord Europa, che si riproducono e vivono nella eco-zona paleartica, dallo Stretto di Bering all’Islanda, nonché in Groenlandia.

L’aquila di mare è un’aquila molto grande con un’apertura alare di 190–240 cm, una lunghezza di 76–94 cm e un peso approssimativo di 3,5–7 kg (le femmine sono in media circa un chilo più pesanti dei maschi).

Un esemplare adulto è caratterizzata da un colore marrone uniforme, la testa è invece di un marrone chiaro e la coda assume un colore bianco quando, appunto, l’esemplare raggiunge la maturità. Il becco è di un giallo molto forte, tendente all’ocra, e molto più pronunciato rispetto a quello dell’aquila reale.

Attualmente la popolazione svedese di aquile di mare gode di ottima salute e, seguendo la confortante media mondiale che segna un incremento annuo di circa l’8%, si pensa abbia raggiunto e forse superato la soglia dei 3000 esemplari.

Purtroppo, come per molte altre specie, anche questa ha avuto qui una vita difficile e ha addirittura rischiato l’estinzione quando, nel XIX secolo, fu oggetto di una caccia spietata che continuò anche nel XX secolo.

Fu grazie al lavoro dell’ornitologo Bengt Berg se questa specie, insieme a molte altre, venne dichiarata protetta nel 1924: in quell’anno si pensa che la popolazione svedese fosse ridotta a solo 35-40 coppie, alle quali si aggiungeva un’altra decina presente in Lapponia.

Piano piano, comunque, iniziarono a riprodursi e quindi a incrementare di numero, ma un altro duro colpo le aspettava: negli anni 60-70, infatti, l’uso smisurato di agenti chimici nell’agricoltura, come il metilmercurio, DDT e PCB, non solo finiva con l’avvelenare, per via diretta o indiretta, le aquile, ma rendeva anche il guscio delle uova altamente fragile e quindi la maggior parte delle covate erano a rischio.

Nel 1973 la popolazione svedese era ridotta a sole 6 coppie.

Nel 1971, la Società Svedese per la Conservazione della Natura ha avviato il Progetto Aquila di Mare: questo lavoro, insieme al divieto di utilizzo di molte sostanze tossiche, ha fatto sì che la popolazione di aquile di mare svedese abbia recuperato sorprendentemente bene dagli anni ’70 in poi, fino a ripopolare quasi interamente tutto il territorio.

Prediligendo principalmente pesce, che costituisce circa il 90% del cibo nel periodo estivo, l’aquila di mare si trova principalmente lungo le coste del Mar Baltico e nelle zone limitrofe ai laghi meridionali e centrali.

Solitamente, in Scania, il periodo migliore per avvistare questi rapaci va dal tardo autunno all’inizio della primavera quando, agli esemplari stanziali, si aggiungono quelli che vengono a svernare in queste zone più temperate rispetto all’estremo nord.

Quest’estate, però, abbiamo avuto la fortuna di avere una grande concentrazione di aquile di mare proprio alle porte di Malmö e, nelle mie ultime 37 uscite fotografiche, sia personali che attraverso le mie guide organizzate, ho il record di 100% avvistamenti!

Nonostante questo, e quindi nonostante non rappresenti forse più una rarità o comunque un fatto del tutto eccezionale, vederle volare e riuscire a catturarle attraverso il binocolo o il teleobiettivo, è comunque sempre un’esperienza straordinaria.

In Svezia è assolutamente vietato dare da mangiare agli animali, e quindi non ci si deve aspettare di vederle da distanza ravvicinata cacciare pesci o altre prede appositamente liberate per loro, come per esempio succede in Scozia, Irlanda e altri paesi dove rappresentano già un’importante attrazione turistica.

Qui, per fortuna, si cerca di non interferire con la Natura e, quindi, gli incontri e gli avvistamenti sono lasciati ad essa e al suo corso.

Capita, comunque, di riuscire a vederle da veramente vicino e, allora, diventa qualcosa di assolutamente indimenticabile.

In una mia uscita solitaria, dopo essermi gustato per un paio d’ore attraverso il cannocchiale la scena di cinque esemplari che dall’altra parte del lago si azzuffavano e lottavano per la supremazia su un pesce pescato da uno di questi, ero pronto ad andarmene quando due aquile sonno sbucate all’improvviso da dietro il folto degli alberi volando proprio nella mia direzione.

È stato un attimo: ho fatto qualche scatto veloce, poi ho dovuto spostarmi di corsa al di là di due piante per poterle vedere e fotografare. Saranno passate a 10 metri di altezza da me, così vicino da non sapere quale fotografare, così vicino da sentire addirittura il battito delle loro possenti ali.

Pochi secondi, certo, ma di un qualcosa che rimarrà per sempre impresso nei miei occhi e nei mie ricordi.

Quando a casa ho controllato le foto (se proprio devo essere fotograficamente pignolo, purtroppo le aquile erano in controluce e quindi non nelle migliori condizioni per lo scatto perfetto…) sono riuscito, almeno per una, a leggere chiaramente le 4 cifre dell’anello identificativo.

Il progetto di marcatura, realizzato nel 1976, si è occupato di identificare la maggior parte dei piccoli di aquila di mare e ha dimostrato che la maggior parte di quelle che ri-colonizzano la Svezia provengono dalla popolazione del Mar Baltico.

Il “mio” esemplare era un maschio di 4 anni e mezzo, nato qui in Scania (il luogo rimane segreto per evitare che fotografi e appassionati si rechino a disturbare la nidiata, causando magari il suo abbandono) da una covata di due.

Se fa piacere avere notizie, poter seguire e partecipare attivamente alla registrazione degli spostamenti di questi uccelli, è ancora più entusiasmante quando, invece, capita di fotografare esemplari liberi, ossia che non sono stati ancora marchiati.

Da dove verranno? Dalla Finlandia, Germania, Norvegia? O forse da ancora più lontano?

Chissà, penso a a volte mentre vedo l’aquila volare maestosa nel cielo, fiera e libera, misteriosa, tra miti e leggende…

Per tutti gli animaltrippers che desiderano vivere questa o altre esperienze di birdwatching and wildlife in Scania, potete contattare Manuel sulla sua pagina FB o sul sito Inerro.land

Foto e testo di Manuel Chiacchiararelli

©Tutti i diritti relativi al testo sono riservati, proprietà di Animal Trip

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