Sono trascorsi poco più di tre anni da quando ho iniziato a dedicarmi alla fotografia, quasi esclusivamente a quella naturalistica. Ho frequentato vari luoghi, ma ce n’è uno cui sono particolarmente legato, vuoi per amor di patria, vuoi perché è lì che ho imparato ad osservare e a fotografare gli animali selvatici: il Parco Nazionale dell’Alta Murgia (PNAM).
Il PNAM è ben lungi da quello che nell’immaginario collettivo è un parco naturale. Dimenticate i grandi boschi selvaggi, magari solcati da limpidi ruscelli o dominati da montagne incontaminate e via dicendo. Il PNAM non è wilderness. E’ invece il frutto di uno splendido e plurisecolare matrimonio tra uomo e natura, un parco rurale.
Habitat principe del Parco è la pseudosteppa mediterranea, ampi pascoli, sino a circa un secolo fa protagonisti della transumanza, adornati dall’antica architettura rurale degli ubiquitari muretti a secco, degli jazzi (“povere” masserie per pecore), dei mungituri, delle ricche masserie da campo e tanto altro. Non mancano le tracce della “riforma agraria” e, purtroppo, delle più recenti servitù militari. Di contorno, alcune quercete, di modeste dimensioni ma di grande valore naturalistico, relitti dell’antica “terra delle querce” tanto amata da Federico II. Un più recente sfruttamento del suolo per scopi agricoli, foraggiato dai finanziamenti europei “a pioggia” e risalente a pochi anni prima della costituzione del Parco, caratterizzato dalla brutale macinatura delle pietre con mezzi meccanici, ha purtroppo distrutto una parte non indifferente del prezioso pascolo mediterraneo.
Sebbene non manchino mammiferi (lupi, volpi, cinghiali, tassi, istrici ecc.), anfibi e rettili (tritone italico, rospo smeraldino, geco di kotschyi, vipera hugy ecc.), particolarmente ben rappresentate nel Parco sono le classi arthropoda e aves. Ogni stagione ha il suo fascino e le sue specie caratteristiche, farne un elenco esauriente sarebbe molto complesso (per questo suggerisco una visita al sito web dell’Ente Parco), mi limiterò ad indicarne solo alcune.
Sebbene sia visitabile in tutte le stagioni, la primavera è quella in cui il PNAM sfoggia il maggior numero di specie. Alla partenza delle albanelle reali, svernanti, segue il passaggio delle albanelle pallide, poi dei falchi di palude e poi delle albanelle minori. I grillai che nidificheranno nei centri storici delle vicine città iniziano a gremire le ferule e, per un mesetto circa, tra aprile e maggio, si fermano i falchi cuculo; lo spettacolo da loro offerto al tramonto è davvero suggestivo, non è raro vederli inseguire un povero grillaio nel tentativo di sottrargli la preda!
Visitare il Parco in estate richiede alcune precauzioni, il territorio è soggetto ad una notevole escursione termica. In estate è mia abitudine frequentarlo o la mattina, sino alle 9.00-9.30, o il pomeriggio, a partire dalle 17.30. Non di rado mi è capitato di arrivare in Murgia con temperature intorno ai 40°C ed andarmene, dopo il tramonto, con temperature vicine ai 25°C… Ma ne vale la pena!
Aguzzando un po’ la vista, è possibile avvistare qualche occhione acquattato tra l’erba secca, vedere le averle cenerina e capirossa appostate sul proprio cespuglio in cerca di prede, le ghiandaie marine di guardia sulle ferule ormai secche, ascoltare il melodioso canto dei rigogoli nelle quercete e, nel tardo pomeriggio, poter ammirare qualche biancone riposarsi sul proprio posatoio. I campi trebbiati di fresco si riempiono di centinaia di poiane che scorrazzano come polli in cerca di facili prede, mentre i grillai ne approfittano più elegantemente stazionando in aria nella loro posizione dello “spirito santo”. Tra le pietre delle specchie fanno capolino le civette e, a sole tramontato, sugli alti pini domestici delle masserie, cantano gli assioli. Qui e lì, un cucciolo di volpe impara a procurarsi il cibo in autonomia ed un branco di cinghiali esce dal proprio riparo diurno. La pseudosteppa ospita anche un gran numero di alaudidi, la cappellaccia, la tottavilla, l’allodola e, di particolare rilievo, la calandra e la calandrella. Nel periodo autunnale, con un po’ di fortuna, si possono osservare i pivieri tortolini e, in quello invernale, i pivieri dorati. Sul costone murgiano, il nibbio reale, simbolo del PNAM, la fa da padrone e, a cinque chilometri circa da qui, appena fuori dai confini del Parco, nella Fossa Bradanica, vi è il lago di Serra del Corvo, un invaso artificiale ricco di avifauna.
Il PNAM offre una notevole accessibilità, è possibile visitarlo a piedi, in mountain bike ed in auto. Non mancano le strutture ricettive sia al suo interno che nelle vicine tredici città.
Per approfondimenti, segnalo il sito del Parco ed in particolare la pagina sulla conservazione della natura, in cui potrete trovare delle interessanti ricerche sulla sua fauna.
Buon viaggio!
Testo e foto di Francesco Ambrosi
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