STAMBECCO Capra Ibex – schede

IMG_6963Sterminato dalla caccia indiscriminata alimentata da credenze e superstizioni (si pensava che le corna e altre parti del corpo avessero miracolosi poteri curativi), nel XIX secolo di migliaia di stambecchi che popolavano l’intero arco alpino rimaneva solo una triste colonia di un centinaio di esemplari nel cuore del Gran Paradiso.

Furono le azioni dei reali italiani a salvare questo strepitoso scalatore della famiglia dei bovidi. Infatti i Savoia, per evitarne l’estinzione e per poterlo cacciare in esclusiva (diciamocelo!), istituirono delle riserve private proibite agli altri cacciatori. Questa legislazione “egoistica” permise fortunatamente, nei decenni che seguirono la reintroduzione, una ripopolazione in altre zone delle Alpi italiane, svizzere e austriache.

Oggi la caccia allo stambecco è proibita pressoché ovunque (con saltuarie eccezioni per il contenimento del numero) equesto meraviglioso animale è classificato come specie a basso rischio estinzione.

Agile e robusto, dalle caratteristiche e permanenti corna nodose, vive oggi, seppur con un areale frammentato, in tutto l’arco alpino dai 2000  ai 3200 metri di altitudine in zone rocciose scoscese miste a terrazzamenti.

Predilige in inverno le zone esposte a sud dove la neve si scioglie prima e dunque può muoversi più agevolmente e con meno fatica evitando di sprofondare. Lo stambecco, animale diurno, passa le giornate spostandosi di continuo per trovare erba, arbusti, licheni. In primavera, nel periodo della muta, si spinge di frequente a fondovalle fino agli 800 metri per brucare l’erba nuova e fresca, mentre in estate torna in alta montagna sui suoi tipici pendii ripidi prediligendo le zone meno calde e soleggiate dove può compensare la mancanza di sudorazione non disdegnando anche qualche spuntino notturno, approfittando della frescura.

Le corna ogni inverno smettono di crescere andando a formare i visibili e caratteristici anelli da cui è possibile dedurre l’età dell’animale. Un maschio adulto può pesare anche 120 kg; la femmina è decisamente più piccola e dalla colorazione più chiara e può vivere fino a 20 anni (mentre i maschietti di solito non superano i 16).

Per gran parte dell’anno maschi e femmine (con cuccioli al seguito) vivono in gruppi separati che si ritrovano tra novembre e dicembre nella stagione degli amori, dove i maschi si affrontano a colpi di corna udibili  a km di distanza. Tra fine maggio e inizio luglio le femmine si appartano in luoghi sicuri e impervi per partorire un cucciolo (raramente due) che dopo poche ore dalla nascita è già in grado di seguire la madre in percorsi al limite delle leggi fisiche. Capita spesso di vedere le cosiddette nurseries dove una o due femmine curano attente i piccoli delle altre madri che si spingono lontano a caccia di cibo.

Il lupo e la lince predano la Capra Ibex (nome scientifico dello stambecco) ma, nonostante l’agilità e la furbizia, non hanno vita facile anzi è molto raro che la caccia abbia successo contro questo scalatore incredibile. Il nemico principale del nostro caprone è da ritenersi l’aquila reale, che piomba dall’alto sui piccoli tentando di farli cadere dalle rupi.

Lo stambecco, grazie al divieto di caccia, è diventato abbastanza confidente con l’uomo e non è difficile avvicinarlo anche a qualche decina di metri; è quasi esclusivamente diurno, quindi gli avvistamenti una volta individuate le sue zone di pascolo preferite sono piuttosto frequenti. In estate nei pressi di alcuni rifugi e su qualche sentiero i guardiacaccia lasciano dei blocchi di sale di cui l’animale è ghiotto a causa della mancanza di sodio nella sua alimentazione.

Curiosità:

– Nonostante sia uno dei simboli della montagna, lo stambecco non ama molto la neve; è infatti provvisto di grossi zoccoli duri e affilati esternamente ed elastici nella parte interna che gli permettono un’aderenza alle rocce leggendaria ma che, ahimè, lo fanno sprofondare goffamente nella neve.

– Purtroppo al “cugino”, lo Stambecco dei Pirenei (Capra pyrenaica pyrenaica), la lotta contro la stupidità umana non è andata altrettanto bene ed è stato infatti dichiarato estinto nel 2000 dopo alcuni tentativi di conservazione tardivi e disperati.

Hot Spot:

Attualmente diffuso in tutto l’arco alpino, dalle Alpi Marittime ad ovest sino alle Alpi di Carinzia e di Slovenia ad est, ad altitudini comprese tra 500 e 3.000 m. Segnaliamo in particolare il Parco nazionale del Gran Paradiso, il Parco nazionale dello Stelvio, il Parco naturale Alta Valsesia, il Parco naturale delle Dolomiti d’Ampezzo, il Parco regionale dell’Adamello, il Parco naturale Adamello Brenta e il Parco naturale delle Alpi Marittime il Parco naturale delle Dolomiti Friulane, il Parco Regionale delle Orobie Valtellinesi e il Parco Regionale delle Orobie Bergamasche in Italia; il Parco nazionale della Vanoise, il Parco nazionale des Écrins e il Parco nazionale del Mercantour in Francia; il Parco nazionale Kalkhochalpen in Austria.

Fonti e ispirazione:

– L. Canalis, I Mammiferi della Alpi, Blu Edizioni

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