Diari – Una storia a lieto fine: la riproduzione dell’ibis eremita in Maremma

Esistono uccelli particolari, affascinanti, immediatamente riconoscibili, e l’ibis eremita (Geronticus eremita) è sicuramente uno di questi. Pelecaniforme della famiglia dei Treschiornitidi (tra i suoi “parenti” il sempre più diffuso ibis sacro – Threskiornis aethiopicus – ormai una presenza importante numericamente in tante zone d’Italia, dalle risaie del vercellese e dell’alessandrino alla Toscana), deriva il suo nome dal greco antico γέρων, col significato di “anziano nell’aspetto”, in relazione all’aspetto arcigno ed alla testa glabra e rugosa che in qualche modo ricorda la testa calva di una persona anziana.

Un bellissimo ibis eremita fotografato da Luca Giordano

“Eremita” viene invece dal latino, a sua volta mutuato dal greco antico ἐρημία (nel significato di “deserto” o “solitudine”), in riferimento ai luoghi aridi e rocciosi che la specie elegge a propria dimora. Un tempo l’areale dell’ibis eremita era molto esteso, lo si trovava praticamente in tutto il Nord Africa ed il Medio Oriente, lungo le scogliere dell’Europa meridionale e nelle aree montane in Svizzera, Austria e Germania (Conrad Gessner, naturalista svizzero, nel Cinquecento si basò su un esemplare catturato nei pressi del suo Paese per descrivere la specie). Purtroppo il declino della specie iniziò presto e si accentuò nel corso dei secoli per diverse ragioni (la caccia, il disturbo delle rotte migratorie, la distruzione o il disturbo degli habitat…) fino alla pressoché totale estinzione della specie in natura allo stato selvatico (vi abbiamo raccontato qualche tempo fa la straordinaria avventura di Salam e dell’ultima colonia di ibis eremiti orientali).

Attualmente sopravvivono solo poche colonie in natura, isolate in Marocco, per un totale di non più di 500 individui a livello globale. Oltre a queste, sono però presenti, specialmente in Europa, colonie semiselvatiche o individui in cattività, per un totale di un migliaio di esemplari circa. A partire da questi, sono in fase di studio o di attuazione vari programmi di reintroduzione dell’ibis eremita nel suo ambiente originario (come il progetto LIFE “Waldrappteam” di cui ci ha parlato Luca Giordano quando ha avuto l’opportunità di godersi uno splendido ibis eremita durante il suo Big Year).

Il pullo “maremmano” di ibis eremita al nido con un genitore

Ma ecco la grande sorpresa e… la storia a lieto fine. Nell’aprile 2023, durante un sopralluogo per il Progetto Ricerca e Conservazione dell’Albanella minore (Circus pygargus) portato avanti dall’associazione Pygargus E.T.S. in collaborazione con Maremma Pro Natura O.d.V., alcuni naturalisti rilevano un particolare atteggiamento di una coppia di ibis eremita: due soggetti ben conosciuti e monitorati dalla comunità scientifica (maschio 351 Quasimodo e femmina 035 Zeudi) vengono spesso osservati sopra il tronco di una palma morta sul Monte Argentario. Incuriositi dall’insolita sede e dal comportamento, i due ibis sono tenuti discretamente sotto sorveglianza di settimana in settimana fino all’osservazione della nascita di due pulli (giugno 2023), e la riproduzione viene immediatamente segnalata al progetto “Waldrappteam”.

Il momento dell’imbeccata, alla presenza anche dell’altro genitore

Fino alla seconda settimana di giugno i pulli sono sempre due, ma uno presenta ferite al becco e viene insistentemente allontanato dall’altro; nella terza settimana ne rimane solo uno, dell’altro non c’è traccia né nel nido né nei dintorni.

Il giovane ibis eremita e un genitore, su cui si vede con chiarezza il gps di controllo

Il sopravvissuto però sta bene e finalmente il 10 luglio il giovane abbandona il nido facendo il primo volo con i genitori. Una storia bellissima, di speranza, per il futuro della specie.

Testo e foto di Marco Brandi, fotografo naturalista, presidente di Maremma Pro Natura OdV

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