Progetto MCBI (Monitoraggio e conservazione del barbagianni in Italia)

Come si possono non amare i rapaci notturni? Noti anche come strigiformi (nome nel quale si riconosce la radice della parola latina strix, strigis – strega), portano da sempre su di sé, mentre attraversano eleganti e ferali la notte, il peso della superstizione e un’aura di maledizione che certamente non ha semplificato loro la vita. Se a questo aggiungiamo i più concreti problemi legati alla caccia, alla riduzione degli habitat e delle prede, all’inquinamento ambientale e luminoso… il quadro della loro sopravvivenza si fa più complesso.

Per questo guardiamo sempre con grande interesse e favore ai progetti che mirano alla loro tutela e conservazione, come il recente progetto MCBI (Monitoraggio e conservazione del Barbagianni in Italia), portato avanti da Gabriele Stanisci all’interno delle attività dell’ente ambientale UNIN (Università della Natura Investigatori Naturalistici) che raccoglie corsi naturalistici di varia natura e un gruppo di appassionati “cercatori di natura”.

Il progetto MCBI ha come protagonista il barbagianni (Tyto alba), un rapace notturno appartenente all’ordine degli strigiformi e alla famiglia dei tytonidae, purtroppo sempre più difficile da osservare. Eppure, si tratta di una specie sinantropica che caccia, si riproduce e passa la gran parte della vita molto vicino ad attività umane come fattorie, coltivazioni e allevamenti (non a caso la maggior parte dei siti riproduttivi si trovano all’interno di silos in disuso, cascine abbandonate, vecchie stalle…). In poche parole, la sopravvivenza di questa specie si lega anche alla sensibilizzazione di agricoltori e allevatori, che potrebbero solo trarre giovamento dalle incredibili doti di cacciatore di roditori di questo titonide (il barbagianni si nutre quasi esclusivamente di micromammiferi e in una stagione riproduttiva una coppia può divorare diverse migliaia di topi), se solo si superassero ancestrali paure e irrazionali retaggi del passato. Proprio questo è uno degli obiettivi del progetto, la sensibilizzazione.

Il secondo obiettivo è quello di raccogliere dati sulle popolazioni presenti in Italia, così da poter stendere in futuro resoconti scientifici che aiutino sia la specie in sé che tutti i ricercatori che vorranno contribuire e partecipare al progetto.

Il terzo obiettivo, più concreto, è l’installazione di cassette-nido artificiali. Il barbagianni ha bisogno di spazi idonei per nidificare e talvolta quest’ultimi vengono a mancare a causa di ristrutturazioni/ demolizioni. Grazie al sostegno di attivisti e persone interessate, in un solo anno sono stati installati 35 nidi artificiali diffusi su tutto il territorio nazionale, la maggior parte nel Centro/Nord, il territorio più bisognoso di cassette-nido in quanto l’agricoltura intensiva, la ristrutturazione di vecchi edifici e la frammentazione dell’habitat hanno sfavorito notevolmente la presenza di questo titonide.

Nel Centro/Nord – nel Nord soprattutto, lo possiamo confermare anche noi di Animal Trip per la provincia di Varese, dove l’ultima nidificazione accertata di barbagianni risale al 1982 e la popolazione è veramente esigua (fonte Check-list degli uccelli della provincia di Varese, a cura di R. Aletti e M. Carabella) – purtroppo il declino della specie è in atto da decenni e l’avvistamento di un barbagianni è qualcosa di raro e prezioso (quando avviene orde di birdwatchers di muovono, come ad esempio per l’esemplare, tra l’altro con spiccate attitudini diurne, presente da qualche mese sul delta del Po).

Delle cassette installate nella prima stagione circa 20 sono state visitate e 9 occupate per la riproduzione. In questo caso la politica del progetto è molto chiara e per i primi anni si è deciso di non raccogliere accademicamente i dati sulla riproduzione per evitare di disturbare le coppie riproduttrici che hanno da poco colonizzato il nuovo sito. La specie è molto sensibile al disturbo umano e un intervento nel periodo sbagliato e con modalità errate potrebbe compromettere la covata e la presenza della coppia stessa. 

Nel Sud Italia invece la presenza del barbagianni è stabile (le foto di questo articolo, copyright degli amici fotografi naturalisti sardi Bobore Frau e Edoardo Simula, rappresentano la sottospecie sarda del barbagianni (Tyto alba ernesti), endemica dell’isola) grazie a tradizioni agricole ancora ferree (come detto, il barbagianni, in virtù della nicchia ecologica che occupa, può essere soggetto ad estinzioni localizzate ed è pertanto fondamentale considerare l’importanza delle attività antropiche in campo agro/pastorale).

In sintesi, quali nel concreto le principali cause del decadimento della specie?

-avvelenamento da rodenticidi

-intossicazione da pesticidi

-impatti con autoveicoli

-rarefazione dell’habitat con conseguente distruzione di potenziali siti riproduttivi (ristrutturazioni, demolizioni)

Cosa possiamo fare? 

-installare cassette nido per conservare popolazioni già presenti in un’area e favorire la diffusione della specie in zone ove non sono presenti

-ridurre, e laddove possibile eliminare, rodenticidi anticoagulanti sostituendoli con altri tipi di trappole come quelle elettriche

– chiedere a regioni, comuni, enti… di installare barriere naturali/artificiali lungo i bordi delle strade per evitare gli impatti con autoveicoli.

Per sostenere il progetto potete decidere di installare nidi artificiali nella vostra proprietà o in quella di terzi nella vostra provincia. Tutti i dettagli sulla costruzione e l’analisi del territorio per avere le informazioni essenziali per un corretto posizionamento, oltre al cartellino da applicare sulla cassetta, sono disponibili sulla pagina Facebook del MCBI, dove troverete anche come sostenere economicamente il progetto.

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