Diari – Salviamo l’albanella minore!

Viviamo tempi bui e stiamo trascinando a fondo con noi anche numerose specie animali, tra cui diversi rapaci. Per questo risultano preziosi tutti i progetti e le campagne di tutela che mirano a contrastare il loro declino, come ad esempio la campagna promossa da EBN Italia, in collaborazione con il Gruppo Tutela Rapaci della Toscana, per la difesa del lanario (Falco biarmicus feldeggii) o il progetto “Ricerca e conservazione dell’albanella minore (Circus pygargus) in Toscana”, coordinato dall’ornitologa Elena Grasso con il benestare della Regione Toscana, di ISPRA – Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale – e con il fondamentale aiuto sul campo dei volontari

Ho iniziato a far parte del progetto “Ricerca e conservazione dell’albanella minore in Toscana” l’anno scorso, durante la brutta pandemia di Covid 19 che sta tuttora mettendo a dura prova il pianeta… ed è stata la mia salvezza!

Una femmina e un giovane di albanella minore durante lo scambio di una preda

Non avevo mai avuto a che fare con questo splendido rapace (Circus pygargus), uno dei simboli della Maremma, per cui ho iniziato lo studio e la ricerca con esperti che mi hanno insegnato le sue abitudini ed esigenze. Da allora le emozioni e le soddisfazioni non sono tardate ad arrivare e ogni fatica è stata ricompensata! Il poter aiutare gli animali in questo mondo sempre più antropizzato è stata da sempre una mia prerogativa di vita e anche questa volta ho dato il mio massimo sostegno. L’albanella minore è un rapace straordinario, una saetta bianca e nera che attraversa i cieli maremmani ogni anno, da secoli, da aprile ad agosto, perlustrando i campi di grano in cerca di cavallette, topini e di quanto possa fungere da preda per lei ed i suoi piccoli, che attendono il cibo nei nidi creati sul suolo, ad arte, in mezzo agli steli delle graminacee.

Un maschio di albanella minore e un giovane esemplare

In particolare in questo caso abbiamo lavorato duramente per l’individuazione e la protezione di alcuni nidi dallo sfalcio del grano, uno dei principali fattori di rischio per questa specie nidificante a terra che, nonostante sia protetta a livello internazionale e inserita nell’allegato I della Direttiva 2009/147/CE, vede la propria popolazione in declino per la scomparsa dell’habitat, la caccia e la meccanizzazione agricola. La trebbiatura meccanizzata tanto utile all’uomo è infatti in parte responsabile del diminuito numero di individui. L’utilizzo poi di varietà di graminacee che maturano nello stesso periodo di nidificazione dell’albanella minore fa sì che la trebbiatura comporti la distruzione dei nidi ed una fine cruenta per i pulcini e a volte per la madre.

Nel corso della mia esperienza ho visto piccoli appena nati essere imboccati dai genitori e poi, una volta cresciuti, fare i primi voli intorno al nido. Il maschio di solito veglia il nido dall’alto, da un ramo o da un palo. La caccia inizia all’alba, e per tutto il giorno scruta il campo alla ricerca di topolini, uccellini, serpentelli e cavallette. La femmina abbandona il nido quel poco che le serve per cibarsi, infatti appena sente il maschio si lancia in un volo acrobatico per lo scambio della preda. Una scena stupenda ed emozionante.

Uno splendido esemplare di maschio adulto

La femmina comincerà poi a lasciare più spesso il nido man mano che crescono i piccoli pulcini bianchi, che in breve tempo da goffi, con atterraggi rocamboleschi, diventeranno straordinari acrobati del volo, come i genitori. Non dovrebbe neanche necessario dirlo, ma le osservazioni sono state fatte sempre nel massimo rispetto per gli animali.

L’apice della soddisfazione l’ho avuto quando uno dei piccoli nati in un nido monitorato quotidianamente da noi volontari ha deciso di utilizzarmi come posatoio: ero appostato, lontano dal nido, con il mio capanno mobile fatto di rete mimetica, in tuta e passamontagna mimetica con foglie finte attaccate, quando questo piccolo, in una prova di caccia, per riposarsi si è posato sulla mia testa e c’è stato per 65 minuti circa! Dormiva, si puliva, si stirava le ali, il tutto completamente indisturbato perchè per non fargli capire che sotto c’ero io sono stato completamente immobile, senza mai cambiare posizione Fortunatamente sono riuscito a farmi dei selfie per documentare il tutto, altrimenti chi ci avrebbe creduto!

Lo spettacolare selfie scattato da sotto il capanno mimetico

Le coppie di Albanella minore maremmane note sono una trentina, di cui una decina localizzate nel territorio toscano. Il numero però è ancora indicativo perché lo studio è iniziato recentemente e con pochi mezzi, ma piano piano stiamo crescendo! Occorrerebbero però molti più volontari per il controllo di un territorio così vasto. In futuro, abbiamo in programma di utilizzare radio GPS-GSM per seguire le Albanelle minori durante il periodo riproduttivo, in dispersione, durante la migrazione e nei siti di svernamento africani, nella zona subsahariana, come, ad esempio, già fanno i colleghi spagnoli, che sono riusciti a tracciarle fino in Mali e in Mauritania.

Questo e altro per poter continuare a godere dello spettacolo delle albanelle minori!

Testo e foto di Marco Brandi, fotografo naturalista e membro di Wild Peregrine

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