L’orso bruno (Ursus arctos) è l’urside con l’areale più vasto del mondo essendo presente in Europa, Asia e Nord America. Nonostante questo, nell’ultimo secolo la sua distribuzione è drammaticamente calata a causa della persecuzione umana, l’antropizzazione delle sue aree e la deforestazione. In Europa per esempio, se si esclude il vasto territorio che va dagli Urali alla Finlandia, la zona dei Carpazi e alcune zone montuose della penisola balcanica, le popolazioni di orso bruno resistono solo in piccoli e frammentati areali. L’istituzione di parchi nazionali ha contribuito alla sua salvaguardia certo ma l’imponente e delicato mammifero rimane sempre in uno stato di conservazione critico, come nel caso della sottospecie endemica dei nostri Appennini: l’orso marsicano (Ursus arctos marsicanus) di cui sopravvive una cinquantina di esemplari.
Plantigrado massiccio, è legato alle foreste di montagna, alle conifere, alle faggete e alle quercete dove si rifugia probabilmente per evitare il contatto con l’uomo e dove ha più possibilità di trovare rifugi, anche se in alcune situazioni può scendere a fondovalle in cerca di cibo.
L’orso è onnivoro, ha tre fasi distinte nel suo ciclo di alimentazione: una più scarsa in primavera, una normale in estate e una di iperfagia in autunno quando accumula grassi per affrontare l’inverno in ibernazione. L’orso dunque cambia dieta a seconda della disponibilità della stagione e delle sue esigenze, passando da foglie, fiori, ghiande, frutti e bacche a insetti, lombrichi, funghi, miele fino alla carne quando disponibile. Nonostante la stazza e le sue accellerazioni sulle brevi distanza (raggiunge i 50 km orari), non è un cacciatore specializzato come il suo “coinquilino” lupo per esempio. E’ più che altro un necrofago opportunista anche se soprattutto nel periodo dall’uscita dal letargo in carenza proteica può cacciare ungulati feriti o molto giovani o bestiame domestico. Di norma preferisce muoversi tranquillo e cibarsi continuamente (un maschio adulto arriva a pesare anche 300 chili!) di alimenti meno faticosi da reperire.

L’orso è tendenzialmente un animale solitario ad esclusione della stagione degli amori (maggio-giugno). Tra dicembre e febbraio (ancora nella tana) la femmina dà alla luce da uno a tre cuccioli che diventeranno indipendenti dopo 2-3 anni di vita. E’ il periodo più delicato e difficile questo per le madri che si occupano delle cure dei piccoli e del loro apprendistato. L’orsa veglia e protegge la prole. Oltre all’uomo, un orso adulto non ha nemici diretti ma nel loro periodo di crescita gli orsetti possono essere vittime di attacchi di grandi predatori e di altri maschi di orso.
L’orso si è adattato ad affrontare il rigido periodo invernale attraverso l’ibernazione. In estate e in autunno accumula massa grassa per poi entrare nella tana, scavata sotto tronchi rocce o in grotte, in uno stato di sonno che può durare a seconda delle zone dai tre ai sette mesi. E’ uno stato semiletargico in cui il metabolismo viene rallentato notevolmente causando un risparmio energetico del 50-70%. L’orso alterna quindi sonni profondi a periodi di risveglio (una madre infatti, come detto, allatterà i piccoli nella tana) e potrà così sopravvivere alla drastica carenza di cibo invernale.
L’orso bruno evita l’incontro con l’uomo (e il timido orso marsicano più di tutti) ma non sono infrequenti in alcuni periodi e in alcune aree dei fugaci incontri.
E’ necessario attenersi a delle semplici ma fondamentali regole comportamentali per tutelare questo delicato animale e in secondo luogo anche la nostra incolumità (stiamo parlando comunque di un imponente animale selvatico). A questo link del WWF potete trovare un utile elenco.
Foto di copertina: Zdeněk Macháček