L’amico Manuele Chiacchiararelli di Inerro Land ci racconta di un luogo magico nella Svezia del sud.
Il nord della Scandinavia offre molte possibilità invernali a tutti gli amanti della natura, basti pensare all’eventualità di vedere uno dei fenomeni sicuramente più belli e suggestivi, l’aurora boreale o a quella di immergersi in paesaggi da sogno, completamente ovattati, nel silenzio della coltre nevosa, magari su una slitta trainata dai cani.

Il sud, invece, offre ben poco durante questo periodo e, se si esclude la possibilità di visitare i mercatini natalizi, diciamo che forse non è sicuramente l’inverno la stagione più indicata per visitare questa regione: le giornate sono corte, fredde e quasi sempre grigie e piovose.
Eppure, proprio in questo periodo si presenta, alle porte di Malmö, l’opportunità di fare degli incontri molto particolari e, sicuramente, vivere un’esperienza indimenticabile, immersi in un angolo inimmaginabile di assoluta natura, nel quale ora voglio accompagnarvi..
Dal 1° novembre e solo fino al 31 gennaio, si apre al pubblico una riserva naturale dove è possibile avvicinare ed ammirare una stanziale colonia di foche grigie e foche comuni.
Il luogo da raggiungere è una lunga striscia di sabbia che si allunga nel mare e va a raggiungere quella che una volta era un’isola, sorta a sua volta su una barriera corallina. È solo dagli anni ‘90 che questa riserva è raggiungibile a piedi, seguendo uno stretto passaggio costruito dalle maree e, ancora oggi, soggetto a drastici e repentini cambiamenti, tanto da scomparire del tutto nel caso di alta marea.

Il paesaggio è di una bellezza mozzafiato: circondati dal mare, il vento porta l’odore della salsedine e scuote la poca vegetazione presente, mentre la risacca scandisce il tempo della camminata; sulla battigia alghe marine e sassi di diverse forme e colori, si alternano a residui di antiche barche e costruzioni; i raggi del sole cercano di filtrare le basse e copiose nuvole regalando giochi di luce e nuove prospettive; stormi di fanelli nordici si alzano in volo di tanto in tanto e volteggiano nel cielo, così come alcuni piovanelli violetti; se siamo fortunati possiamo anche vedere l’aquila di mare creare scompiglio tra stormi di morette, cigni, germani reali e cormorani.
Ma è il mare che dobbiamo tenere d’occhio, perché, appena passati i confini della riserva, non è difficile iniziare ad avvistare la testa di foche curiose che si avvicinano per controllarci e, spesso, addirittura per seguirci, mentre proseguiamo nel tentativo di raggiungere ed avvicinare quelle che sono ancora sulla spiaggia.
Non è possibile sapere esattamente il numero di esemplari di foche presenti nell’area, né di dividerli nei due gruppi, perché la loro presenza cambia di giorno in giorno, così come il luogo dove possiamo trovarle spiaggiate. I loro spostamenti sono imposti da diversi fattori, riconducibili soprattutto ai tre che vado ad elencarvi:
– le condizioni climatiche: se c’è forte vento, molto possibile in questa zona, e temperature abbondantemente sotto lo zero, sicuramente preferiscono luoghi più riparati o restare in acqua.
– le maree: dettano non solo i loro spostamenti, ma anche i mutamenti dell’area protetta;
– il bisogno di approvvigionamento: per il proprio sostentamento, le foche spesso si spingono vicino alle coste, ai piccoli paesi di pescatori, proprio per andare a rubare il pesce dalle reti e, infatti, non sono ben viste da questi ultimi.
Ma ecco… le vedo all’orizzonte: avviciniamoci cercando di fare meno rumore possibile!

Come ho scritto in precedenza, nella riserva sono presenti sia le foche grigie (halichoerus grypus, sottospecie macrorynchus ) che le foche comuni (Phoca vitulina vitulina, o foca comune europea) e, a prima vista, non è sempre facile riconoscere la differenza.
Un buon modo è quello di osservare la testa, molto più allungata nelle foche grigie, mentre più rotonda nelle foche comuni, le quali presentano anche la caratteristica forma a ”v” delle narici. Poi, ovviamente, ci sono le dimensioni: le foche grigie sono molto più grandi, con il maschio che può arrivare a 250 cm. e 300 kg., mentre le femmine sono leggermente più piccole con una lunghezza massima di 180 cm. e peso tra i 150 e 200 kg; i cuccioli, appena nati, pesano tra gli 11 e i 20 kg. per una lunghezza che varia dai 90 ai 100 cm.

La foca comune, invece, è più piccola con il maschio che può raggiungere i 195 cm. e un peso di circa 170 kg., mentre la femmina misura 140 cm. e pesa circa 50 kg.; i cuccioli possono pesare fino a 16 kg.
Sono comunque le foche grigie ad essere le più presenti nel territorio, con una popolazione stimata attorno alle 25.000 unità in tutta la regione del Mar Baltico, mentre la foca comune si riduce qui a poche migliaia di esemplari ma in crescita, tanto da passare da specie classificata a rischio estinzione nel 2005 a vulnerabile nel 2010.
Ma se è più facile vedere le prime, questa massiccia presenza e la loro predisposizione a sottrarre il pesce ai pescatori, ha portato la specie ad essere sì protetta, ma sottoposta a caccia regolamentata sia in Svezia che Finlandia.
Ci avviciniamo lentamente, fermandoci di tanto in tanto per farle abituare alla nostra presenza e raggiungere la distanza di sicurezza di circa 40 metri, non perché le foche siano aggressive, ma per non intimorirle e farle fuggire nell’acqua, dove sicuramente si sentono molto più protette e a proprio agio.

Penso che questa distanza sia sufficiente, così noi possiamo ammirarle e loro continuare a sonnecchiare in tutta tranquillità. Ogni tanto qualcuna alza la testa, ci dà un’ occhiata veloce e poi torna a rilassarsi. Alcuni esemplari più piccoli, forse i cuccioli dello scorso anno, sono vicini all’acqua e sembrano azzuffarsi tra loro come in un gioco, anche se poi non è difficile vedere qualche esemplare portarne sanguinanti segni sul corpo.
Alcune foche si tuffano in acqua, ma non abbiate timore, spesso lo fanno per potersi avvicinare di più fino a pochi metri: basta stare calmi, non fare movimenti bruschi e vedrete che potremmo ammirarle mentre vengono a curiosarci intorno.

Purtroppo ho visto troppe volte molte persone avvicinarsi in fretta, quasi correre pur di arrivare alla distanza che permettesse di strappare almeno una decente foto con il telefonino, anche a rischio di farle fuggire tutte nell’acqua. Mentre il bello è proprio questo, godersele in silenzio e nel rispetto reciproco, alla distanza ottimale per poterle contemplare senza disturbarle, in totale armonia.
Ma il vento, qui onnipresente, continua a tirare a forti folate, ed è difficile resistere troppo a lungo senza sentire freddo, per cui penso sia meglio tornare indietro.
Quest’inverno sono stato a trovare le foche la bellezza di 48 volte ed ogni circostanza è stata un’esperienza diversa: un giorno per il numero di esemplari (il mio record sono più di 200 esemplari spiaggiati tutti insieme, più molti altri nell’acqua) un altro per la presenza delle aquile di mare, o dell’edredone comune; oppure per il tempo, a volte con temperature percepite abbondantemente sotto lo zero, altre volte invece addirittura piacevoli ; o ancora per i diversi livelli di marea che cambiavano continuamente la fisionomia di questo desolato territorio.

E sarei tornato ancora e ancora, perché di spettacoli così non ci si può stancare, se si sa apprezzarli e goderli nel rispetto della natura stessa.
Purtroppo per me, ma sicuramente non per le foche che finalmente sono tornate ad essere tranquille, la riserva ha chiuso il primo di febbraio, proprio per tutelare questi animali nel periodo per loro più importante, ossia la fine della gestazione, il parto, il nuovo periodo degli amori e i primi mesi di vita dei cuccioli. Inoltre questa riserva è anche uno dei più importanti luoghi, a livello europeo, per quanto riguarda i flussi di migrazione degli uccelli, che a quest’ora stanno già tornando a spostarsi verso nord.
È un peccato, sarebbe sicuramente magnifico poter godere di simili spettacoli durante tutto l’anno, poter seguire le foche in tutte le fasi della loro vita e magari in un ambiente ancora più ricco di vita e sicuramente meno freddo.

Ma per quello che ho visto, molte persone non hanno ancora capito cosa sia l’amore e il vero rispetto verso la natura e verso gli animali, che viene in secondo piano quando è più importante il contenuto da postare su un social.
Ma, per fortuna, che ci sono ancora posti così, dove per almeno 9 mesi, Madre Natura può essere libera di fare il suo corso…
E a me, e a voi che leggendo di questa esperienza avrete ora voglia di vivere e godere di queste meraviglie della natura, non resta che darci appuntamento al 1 novembre 2020.

Per tutti gli animaltrippers che desiderano vivere questa o altre esperienze di birdwatching and wildlife in Scania, potete contattare Manuel sulla sua pagina FB o sul sito Inerro.land
Foto e testo di Manuel Chiacchiararelli
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Helloo nice post
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