
Conoscevamo Paolo per la sua passione per i luoghi più selvaggi dell’entroterra ligure e per i lupi – il suo primo grande amore naturalistico – e spesso abbiamo seguito i suoi scatti dal suo blog. Scatti veri, “sporchi”, lontani dall’ingannevole bellezza delle immagini di tanti documentaristi che scelgono strade più semplici per avere effetti di maggiore impatto. Paolo invece spesso preferisce sacrificare quello che in letteratura potremmo definire “l’effetto di catastrofe” per una narrazione più verghiana: nessuna esca, fototrappole solo se necessario, lunghi appostamenti al freddo nella natura più ostica. E proprio attraverso una fototrappola… l’incontro inaspettato.
Ciao Paolo, è vero quello che abbiamo letto? È proprio lui? Sicuro?
Lo so, sembra incredibile ma è proprio lui, il fantasma dei boschi, il gatto selvatico (Felis silvestris silvestris). Tutto è iniziato per caso, un anno fa, nel dicembre scorso. Davanti ad una delle mie fototrappole più nascoste è passato questo piccolo felino dalla caratteristica coda clavata con anelli neri molto definiti e la striscia nera vertebrale. È passato due volte in nove mesi. Ho mandato le immagini ad un esperto, Stefano Anile, che ci ha confermato senza dubbio che si tratta del gatto selvatico. In Liguria non si credeva nemmeno esistesse. Inizialmente non ci credevo neanch’io.

E così è nato il progetto “Felis gatto sarvaego”?
Esatto, ho chiamato alcuni amici pazzi come me, che conoscono come nessun altro le valli più selvagge della Liguria – la Val Trebbia in primis – e insieme abbiamo incominciato a cercare i luoghi più impervi dove ritenevamo potesse vivere il gatto sarvaego, il gatto selvatico (è incredibile quanti nomi assuma questo raro felino nelle diverse parti d’Italia). L’obiettivo era scattare per primi in Liguria delle belle immagini di gatto selvatico durante il giorno (il gatto selvatico è animale prevalentemente notturno). Ce l’abbiamo fatta. E quindi è nata l’idea di produrre un documentario, con l’amico videomaker Alessandro Ghiggi.
Per finanziare il documentario avete scelto la strada del crowfunding. Come mai?
Avevamo bisogno di finanziatori e abbiamo dovuto scegliere tra cercare uno o più main sponsor o invece affidarci all’affetto e all’attenzione del nostro pubblico. Abbiamo preferito questa seconda possibilità perché in primo luogo ci lascia più liberi di fare a modo nostro. E poi perché tramite il passaparola ci piace sentire l’interesse della comunità in cui viviamo, il sostegno di chi conosciamo. Abbiamo così deciso di chiedere 4000 euro (che copriranno solo una parte dei costi totali, perché già tra carburante per raggiungere le impervie zone dove sono posizionate le video trappole e le batterie delle videotrappole andiamo oltre) ricompensando coloro che ci sosterranno con interessanti bonus: scoprite di più al link del portale che sta “amplificando” il nostro progetto e guardate il trailer del “futuro film”: https://www.produzionidalbasso.com/project/felis-il-primo-film-sul-gatto-sarvaego/.

Da dove viene il gatto selvatico in Liguria?
Ci sono due ipotesi, che abbia risalito l’appennino – come è successo recentemente per altri animali, come l’istrice (Hystrix cristata) – oppure che ci sia sempre stato e semplicemente nessuno l’abbia mai osservato. Non è facile conoscere bene le valli dell’entroterra ligure, inospitali, ripide, dove il bosco riguadagna spazio ogni anno a causa dell’abbandono di numerose attività umane, dove la fauna selvatica è sempre più protagonista. Qui il gatto selvatico avrebbe potuto nascondersi a lungo.

State scoprendo qualcosa di più su questo elusivo abitante dell’appennino ligure?
Stiamo studiando, sul campo e sui libri. E qualche idea ce la stiamo facendo. Ad esempio, comincio a credere che il lupo possa essere un aiuto per il gatto selvatico. Cacciando e facendo spostare gli ungulati, impedisce che gli ungulati riducano troppo drasticamente le fonti di cibo – erba, ghiande… – di cui si nutrono i topi selvatici, la preda principale del gatto selvatico. Le dinamiche tra specie sono sempre interessantissime ma difficili da leggere. Questa però mi convince.

Non posso non farti una domanda sui lupi. Ora che addirittura sembrano essere in crescita anche da noi, sulle Prealpi varesine. Vedi anche tu la crescita massiccia che la stampa generalista sta raccontando?
No, non mi sembra che ci siano più lupi che negli ultimi anni. In Liguria, siamo sempre sui 5/6 lupi per 70/80 km quadrati. Semplicemente si vedono di più, stanno occupando aree che prima non li conoscevano – con l’aumento delle prede, arrivano a volte fino al mare – e l’incontro tra l’uomo e il lupo genera sempre panico in primo momento nelle comunità locali (e questo primo momento può durare pochi anni o decenni purtroppo). L’allarmismo è generato dalla novità, la politica lo cavalca per i suoi scopi, agricoltori e allevatori per i loro. L’Italia è comunque uno dei pochi Paesi dove la caccia al lupo non è consentita (anche questo non si legge facilmente sui quotidiani). Certo, bisogna imparare a rapportarsi con quello che è sempre un predatore di incredibile intelligenza. Ma ne vale sempre la pena, sono animali meravigliosi.

Raccontaci di qualche incontro che ti ha particolarmente colpito o che ricordi con piacere.
La cosa che mi colpisce di più è la tolleranza del lupo per chi, come me, si apposta nel suo habitat cercando di avere un impatto minimo, di non disturbare. Ecco, quando la presenza umana non è invasiva, capita che il lupo non fugga ma ti osservi curioso prima di continuare serenamente per la sua strada. Io mi apposto lungo i crinali delle valli, sulle creste, e aspetto che i lupi cambino valle per marcare il territorio. Spesso l’attesa è vana, però quando l’incontro avviene ricompensa di tutte le fatiche e i disagi.
La tua passione è contagiosa, speriamo davvero di venirti a trovare spesso nelle tue valli, a presto!
Testo di Animal Trip e foto di Paolo Rossi
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