Interviste – Emanuele Biggi: esploratore di microcosmi

Quiver night

Ciao Emanuele, non sappiamo da che parte iniziare… sei biologo, viaggiatore, divulgatore scientifico, fotografo, conduttore televisivo… Nella tua esperienza lavorativa come conduttore di programmi sulla natura di questi ultimi anni hai probabilmente avuto modo di farti un’idea dello stato di salute del nostro territorio. L’attenzione alle tematiche ambientali è in aumento nel nostro paese da parte della cittadinanza?

Sì penso che ci sia una crescente attenzione per queste tematiche, anche se a volte è ancora solo superficiale e legata più che altro alla sfera personale dello “stare meglio”. In Italia c’è grande interesse per il “cibo sano” e allevato/coltivato nel migliore dei modi, nel rispetto dell’ambiente ecc… ma spesso purtroppo la biodiversità è intesa solo come “biodiversità agroalimentare” e non nel significato più giusto e ampio di complessità delle forme di vita e delle loro interazioni nel mondo. Ma sono ottimista e faccio quello che posso per fare in modo che se ne parli nella giusta maniera.

Quanto possono fare la differenza le iniziative promosse in televisione, su riviste e web? Uno stimolo alla salvaguardia delle nostre aree naturali deve arrivare dall’alto oppure la via è quella di partire dall’opinione pubblica?

Si devono secondo me percorrere tutte le vie possibili, con il giusto linguaggio per ogni mezzo utilizzato, nel giusto contesto. L’opinione pubblica è un’arma a volte a doppio taglio, come sa bene il mostro di Frankenstein. A volte sono bruciate persone a causa della cosiddetta “opinione pubblica”, che a volte viene confusa con la democrazia (che sì, è essenziale). Oggi nell’agorà della rete e dei social spesso l’opinione pubblica condanna senza processo persone, così come le cose “dall’alto” senza essere state valutate in maniera democratica si chiamano tirannie e non vanno ugualmente bene. Quello che serve, in tutte le cose della vita, è l’equilibrio. Capire che la vita è colorata, con tantissime sfumature, non solo bianco e nero come troppo spesso tutti rischiamo di pensare (e ognuno ha le sue, me compreso!).

I media hanno un ruolo sicuramente centrale, proprio perchè mettono in comunicazione le persone, o informano di qualcosa. Per questo penso che in molti aspetti possano fare la differenza.

Cambiamo argomento, parliamo di tematiche più leggere; hai viaggiato molto, quali sono le tre mete da “animaltripper” che consiglieresti ai nostri lettori e perché?

Acacia sp., Sossusvlei, NamibiaAhhh, dunque! Prima di tutto la Namibia, dove peraltro porto le persone in piccoli gruppi tutti gli anni (quest’anno andrò a giugno) e dove ho davvero trovato una dimensione di me che non conoscevo così bene. Mi sono sempre considerato un “tipo da foresta tropicale”, ma entrare nel più antico deserto del mondo mi ha fatto capire che anche questi luoghi aridi e solo apparentemente privi di vita hanno un fascino incredibile. Amo la Namibia per i suoi paesaggi, i suoi animali unici al mondo (ma per davvero, vivono solo lì), per l’infinita tavolozza di colori ed avventure che ogni volta che vado vivo.

Il secondo posto è la foresta amazzonica, in particolare il mio amato Peru, anche se quest’anno lo “tradirò” per l’Ecuador, in cui organizzerò un altro viaggio a luglio. Da bambino leggevo di foreste lontane, strabordanti di rane multicolori, scimmie urlatrici e serpenti mangiatori di grandi roditori, i capibara. Leggevo di ragni pelosi che vivono timidi e riservati negli anfratti tra le radici e lontre giganti che pescano piranhas nei meandri dei fiumi. Poi finalmente per la prima volta ci sono andato, svegliandomi una mattina nel mezzo della cloud forest andina dopo aver montato la tenda di notte, sotto un muro d’acqua ed è stato subito amore profondo e smisurato, una promessa di matrimonio ad uno dei luoghi più belli e “difficili” che potremo mai pensare di visitare nella nostra vita.

La terza meta che consiglio è casa nostra, di ognuno di noi. Ho i miei angoli segreti vicino alla mia Genova, che visito quasi ogni weekend per fotografare e ogni volta che vado faccio nuove scoperte, che non hanno nulla da invidiare ad un viaggio nelle antiche foreste del Borneo. Consiglio di girare l’Italia, vedere per esempio Matera e la murgia materana, di cui mi sono perdutamente innamorato qualche anno fa. Non dimenticate di fare un salto dietro casa insomma, perchè quello potrebbe essere un viaggio davvero incredibile.

Hai qualche aneddoto da raccontarci? C’è qualche avvistamento in particolare che ti porti nel cuore e ti ha segnato più degli altri?

Mh, rischierei di diventare davvero prolisso! ma ne cito qualcuno che davvero ha fatto breccia nel mio cuore! Una volta ho potuto osservare e toccare un cucciolo di oritteropo in un centro di recupero in Namibia, il quale mi ha pure schioccato un “bacio” col suo nasone umido.

Una sera, sempre in Namibia, nel Parco Nazionale di Etosha – QUI un nostro report ndr- ho osservato due tassi del miele, animali dal carattere più fiero e combattivo che esista in natura, tenere testa ad un gruppo di cinque leoni arretrando lentamente e ringhiando loro con tutta l’aria che avevano nei polmoni. Non solo i leoni non hanno fatto loro nulla, ma alla fine mi è scappata pure una risata di stupore quando ho visto uno dei tassi rincorrere un giovane maschio di leone mordendolo agli stinchi e…. dove non batte il sole!

gatto_selvatico_etoshaUn’altra volta ancora, mentre ero con un gruppo nell’Etosha National Park, abbiamo avvistato un gatto selvatico, un animale davvero raro da vedere. Conosco persone che vanno da più di vent’anni in Africa, vedendo di tutto eccetto questa specie. Se ne stava lì vicino al bordo di una pozza, apparentemente sornione e pigro, tanto che poco dopo le persone che erano con me volevano andarsene. Ma per una volta ho chiesto loro di attendere e dopo un quarto d’ora circa, quando ormai stavano per ammutinare, la loro pazienza è stata ripagata con qualcosa di unico. Arrivò uno stormo di uccelli, delle grandule di Namaqua, le prime si avvicinarono all’acqua ma sulla loro traiettoria c’era il gatto, appiattito come un tappeto persiano. Successe tutto in un secondo, ma accidenti! Con agilità che sembrava contrastare le leggi della fisica stessa il gatto balzò in aria nel momento giusto e prese letteralmente al volo uno degli uccelli. Ricordo ancora con grande gioia le esclamazioni di chi era con me, le pacche sulle spalle che mi ringraziavano per averli fatti aspettare ma, soprattutto, l’incredibile azione che avevamo avuto davanti ai nostri occhi.

The Panda of SpidersL’ultima esperienza davvero emozionante che ricordo tra le tante vissute è legata ad uno degli animali del piccolo mondo. Un ragno che sognavo da tempo di osservare e che ho potuto incontrare qualche anno fa nella sperduta valle della sperduta isola di Deserta Grande (Madeira, Portogallo). Questo ragno vive solo in quella piccola valle di pochissimi chilometri quadrati e si può considerare il panda dei ragni, perché criticamente minacciato di estinzione a causa di un’erba introdotta dall’uomo in quel luogo remoto. E’ stata una grande emozione poter essere al cospetto di questo grosso ragno-lupo (così è chiamata la sua famiglia) e mi ha dato ancora più forza per combattere per la sua conservazione.

Poi ci sarebbero anche gli aspetti umani che ci si porta dietro dopo un viaggio, ma quelli sono cose troppo personali per poterle raccontare.

Il tuo ultimo fantastico libro si chiama “Predatori del Microcosmo”. Raccontaci di cosa si tratta… In quali luoghi hai immortalato i tuoi soggetti? Cosa ti appassiona in particolare di questo mondo in miniatura?

Ho scritto questo libro a due mani assieme al mio fido compare di sventure Francesco Tomasinelli, con cui ho viaggiato in varie parti del mondo per documentare le vite segrete di questi piccoli predatori del sottobosco e dei deserti.

I protagonisti di “Predatori del microcosmo” sono animali che appartengono a gruppi molto diversi, accomunati dal fatto di essere tutti carnivori, avere dimensioni modeste (la maggior parte di loro sta tranquillamente sulla mano di un uomo) ed essere a “sangue freddo”. Non parliamo quindi di mammiferi, di uccelli e neppure di grandi serpenti o coccodrilli, ma di insetti, ragni, piccoli rettili e anfibi tra i quali la varietà, certamente, non manca. Questo è il motivo per cui, presi nel loro insieme, questi animali non risultano mai noiosi: la varietà di specie, comportamenti, e stili di vita è sconfinata e c’è moltissimo da scoprire e documentare, più che in molti altri campi della zoologia. I “predatori del microcosmo”, inoltre, hanno sviluppato tecniche di caccia e sopravvivenza uniche al mondo, dando vita ad una “corsa agli armamenti” complessa e senza sosta, che non ha riscontro, per ricchezza e originalità, in gran parte degli organismi di taglia superiore.

Il libro è forse un po’ unico, come tipo di prodotto editoriale, nel panorama italiano. Non è solo un libro fotografico, ma non è neanche un libro solo testuale. Io e Francesco ci siamo rifatti come impostazione ad alcuni volumi come quelli scritti da Piotr Naskrecki, fotografo e ricercatore di Harward, che vogliono mostrare la bellezza di una natura sconosciuta e a volte bistratta attraverso immagini di qualità e testi divulgativi ma supportati da un solido fondo scientifico. Speriamo di esserci riusciti!

Dove si può acquistare?

Lo si può comprare direttamente di persona da noi (Genova, Milano o Roma) contattandoci direttamente attraverso i nostri siti www.anura.it (Genova e Roma) o www.isopoda.net (Milano), oppure lo si può anche ordinare presso la propria libreria di fiducia.

La cosa più semplice e veloce è però sicuramente ordinandolo online (con un piccolo sconto) presso il nostro editore www.danielemarson.com oppure in un online store come Amazon.

Hai qualche consiglio da dare a chi vuole avvicinarsi alla fotografia macro?

Uno solo ma molto importante per tutti i tipi di fotografia, soprattutto naturalistica: conoscete i vostri soggetti. Senza conoscere quello che si fotografa non si può ottenere scatti originali, veri e che mettano in mostra l’essenza del soggetto stesso. Inoltre: cercate di costruire belle storie fotografiche, non solo “belle foto singole”. O per lo meno, è come la vedo io.

Altre iniziative in programma nei prossimi mesi? Mostre, presentazioni…

Sì avrò varie presentazioni in giro per l’Italia, di cui potrete seguire le date sulla mia pagina pubblica di Facebook (basta cercare Emanuele Biggi) o sul mio sito.

Poi dal 10 febbraio al 2 settembre 2018 a Genova sarà la volta della mostra scientifica, nuova di zecca, dal titolo “Kryptos, mimetismo e inganno nel mondo animale”, che inaugurerà il 9 febbraio con una nostra proiezione, ma i dettagli e gli orari saranno fuori tra qualche giorno. E’ una mostra che parla sempre più che altro del nostro piccolo mondo del sottobosco e di come nel mondo spesso le cose non sono quello che sembrano. Una foglia potrebbe essere un grillo per esempio… e forse quella rana così colorata ci vuole dire qualcosa con la sua livrea…

Foto di Emanuele Biggi

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