11 agosto pomeriggio al rifugio Morelli Buzzi, 2351mslm: fuori nevica, noi siamo dentro, quasi abbracciati alla stufa, in uno dei rifugi più belli che abbia mai visto; è stato sì rinnovato da poco, ma forse il clima invernale o il fatto che siamo veramente in pochi fanno sì che l’atmosfera sia veramente particolare.
Siamo quasi alla fine del trekking iniziato una settimana fa, paradossalmente con un caldo torrido.
Ma facciamo qualche passo indietro, a pochi mesi prima, quando per caso ho scoperto un libro, non uno di quelli che ti cambiano la vita, di quelli che però ti inventano un viaggio quello sì, Il trekking del Lupo, un libro che disegna un percorso tra le montagne delle Alpi Marittime e il Mercantour, collegando idealmente due parchi che stanno supportando il ritorno del lupo nel territorio (per la verità maggiormente quello italiano).
E allora, leggendo questo testo e mettendo insieme altre informazioni dal web e da altri libri, partiamo i primi di agosto da Entracque, sede del Parco naturale Alpi Marittime.
Nel pomeriggio visita all’area faunistica dove sono ospitati alcuni lupi che non possono più riprendere la libertà. Vi si accede dopo alcune sale accompagnati da una voce narrante che presenta Ligabue, un lupo appenninico investito a Parma, curato, rimesso in libertà e radiocollarato, che lascia il suo branco originario e risale l’Italia fino a qui…. una della tante prove a dimostrazione del fatto che la dispersione messa in atto dagli esemplari di questa specie ha fatto sì che abbiano ripreso quel territorio da cui erano stati allontanati a causa di una ignorante caccia sfrenata avvenuta nel Dopoguerra.
L’attesa per l’avvistamento sulla piantana è emozionante, anche se la nostra speranza è di incontrarne uno selvatico sul sentiero (ancora difficile in Italia, ma non impossibile) … speranza che personalmente inseguo da anni …
Il giorno successivo, prima di partire per il trekking, visitiamo il museo “Uomini e Lupi” in centro paese: un piccolo gioiello didattico su questo mammifero tanto odiato dall’uomo e finalmente solo negli ultimi tempi (abbastanza) rispettato e quantomeno protetto dalla legge.
In un pomeriggio di caldo torrido, saliamo di quota per raggiungere il Soria Ellena; dal rifugio il paesaggio cambia, si fa di alta montagna, e infatti si avvistano facilmente camosci in un ambiente veramente da cartolina … alte vette attorno, tra cui si intravede il sentiero che dovremo affrontare. Dal Soria Ellena il giorno successivo intraprendiamo una lunghissima tappa che attraversa i tragici scenari della II Guerra Mondiale, visto che questi sentieri erano usati dai profughi ebrei in fuga dalla Francia verso l’Italia.
Osserviamo i vecchi forti militari abbandonati, gli stambecchi , i camosci, oltrepassiamo nella nebbia il confine al Colle della Finestra, per arrivare a Le Boreon, facendo prima una meritata sosta al lago di Trecolpas, dove facciamo anche un quasi bagno nelle acque gelide ma corroboranti rispetto alla calura attorno.
Le Boreon è una località amena, qualche casa e un paio di strutture turistiche (semivuote) intorno al laghetto. Chi viene qua (magari non a piedi come noi) lo fa per visitare l’Alpha Loup, un parco a tema dedicato al lupo.
Rispetto ad Entracque questo è molto meno didattico, però a chi viaggia con bambini come noi permette di trascorrere l’intera giornata con varie attrattive organizzate.
E’ arrivato il tempo di ripartire (ancora all’alba) … ci aspettano ancora 1000m di dislivello positivo per tornare in Italia attraverso la faticosa, ma appagante, salita al passo della Ciriegia (prima attraversando un bel bosco di pini marittimi, dove sopra la nostra testa fa capolino un falco pecchiaiolo e poi su un canalone che sembra non finire mai). Il cammino è lungo, siamo già a 30km e oltre 3000m di dislivello, ma ci permette di arrivare a Terme di Valdieri dove ci dedichiamo una pausa di relax alle terme sulfuree.
Alloggiamo al Royal Hotel, una struttura dove la storia si respira ad ogni angolo: l’atrio con le didascalie dedicate ai Savoia, gli ampi saloni ora spogli, le vecchie fotografie in bianco e nero, i lunghissimi corridoi, lo stile quasi immutato degli arredi, danno un certo fascino ad una struttura che non riprenderà mai più gli antichi fasti di inizio secolo.
Ad ogni modo le terme (mai affollate neanche ad agosto) sono un toccasana per i muscoli dei camminatori …
E’ tempo però di ripartire per l’ultima tappa del trekking, ci aspetta il Morelli Buzzi e qui ritorniamo all’inizio di questo racconto …
Quando torniamo a valle, sfiniti ma felici, siamo assaliti da una strana nostalgia per la settimana ascetica appena trascorsa: i ricordi si rincorrono tra i tantissimi avvistamenti di animali selvatici (camosci, stambecchi, cervi, marmotte, una coppia di gipeti, vipere, un falco pecchiaiolo, una donnola …), i rifugi, i laghi, le rocce scoscese, i volti delle persone incontrate sul percorso, i silenzi della montagna, i respiri affannosi verso la vetta, le esplosioni di gioia improvvisa ad ogni traguardo raggiunto …
Si volta però pagina … dopo un meritato riposo incomincia la seconda parte del viaggio. Con base a Trinità di Entracque, dedicheremo l’esplorazione giornaliera alle valli qui attorno.
Incominciamo con la valle Maira o meglio Villar San Costanzo; visitiamo la riserva naturale dei Ci Ciù, strane e buffe conformazioni rocciose a forma di fungo, che in realtà sono delle interessanti eredità geologiche, formatesi dallo scioglimento dei ghiacci e dall’erosione dell’acqua su terreni ricchi di sabbia e minerali.
Altro giorno altra valle, siamo a Bosco Bandito, una foresta vetusta di faggi (il vecchio patriarca ha quasi 300 anni) che sovrasta l’affascinante borgo di Palanfrè. E’ così chiamato perché storicamente gli abitanti della zona avevano capito che se quel bosco si fosse mantenuto integro, li avrebbe difesi dalle frane e dalle valanghe, tanto che, per legge, erano consentiti solo abbattimenti ad uso personale (da qui il nome bandito).
Sembra incredibile come in un Paese come il nostro, vittima di abusi e cementificazione selvaggia, siano esistiti certe persone lungimiranti …
Siamo quasi alla partenza e siamo indecisi su quali escursioni effettuare; anziché scendere in pianura propongo la Valle della Meris o meglio la salita al rifugio Livio Bianco. A ragion veduta, nonostante l’ennesima sfacchinata, possiamo considerarci soddisfatti, visto che il panorama che si può osservare dal rifugio sul Lago Sottano della Sella è impagabile (tra l’altro rimaniamo increduli nell’ammirare, grazie al binocolo, uno svasso solitario in un gelido lago alpino a 2000m di altitudine) … l’ultimo regalo che ci concedono queste montagne.
Dopo tantissimi anni di viaggi itineranti, ne abbiamo provato uno “slow” dove il leit-motiv era il cammino o trekking che dir si voglia; beh indubbiamente è stato faticoso, ma comunque molto appagante anche a detta di nostro figlio, che ad 8 anni sembra aver acquisito lo spirito giusto di un attento viaggiatore.
Ah … il lupo ? Anche stavolta purtroppo non lo abbiamo incontrato; ormai è un continuo susseguirsi di rimandi di appuntamenti con il nostro sfuggevole e astuto amico…
Testo e foto di Marco Ciccone
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