Ho dedicato molte uscite alla ricerca della lontra (Lutra lutra) tra Campania e Basilicata ma è stato solo nell’Oasi WWF di Persano, in provincia di Salerno, che ho potuto osservarla in condizioni favorevoli e realizzarne immagini significative.
Grazie all’Oasi e a tutta la Riserva Regionale, questo elusivo mammifero è riuscito a sopravvivere ai periodi più tristi, per poi moltiplicarsi e vivere in pace in queste acque protette.
Dopo il grande declino vissuto tra gli anni ’70 e ’80, solo in Campania e in Basilicata ne sopravvivevano piccoli nuclei. Successivamente, fra il 2002 e il 2004, è stata accertata la presenza di un nucleo separato sopravvissuto anche in Molise, alcuni esemplari del quale si sono recentemente diffusi nel fiume Sangro, in Abruzzo.
Oggi non si hanno difficoltà nel trovare tracce lungo tanti fiumi campani, ma incrociarla di persona è un raro privilegio che pochi possono raccontare.
Io sono stato ripagato tante volte dei miei sforzi ma la volta in cui ho potuto osservarla cacciare e poi consumare il pasto è stato unico ed emozionante come pochi altri momenti.
Non dimenticherò mai il mio primo avvistamento, ero seduto nel Capanno 4 dell’Oasi di Persano e, svegliatomi prestissimo per essere lì alle prime luci dell’alba, mi sono ritrovato presto insieme ad una coppia di appassionati. Nel silenzio più rilassante che possa esserci, abbiamo trascorso varie ore ad ammirare la vita del fiume che prosegue tranquillamente, cosa che succede solo quando non c’è nessuna forma di umano disturbo. Si fanno le 11:00 circa e la coppia si alza e va via e. Prima di chiudere la porta del capanno dietro di sé, uno dei due afferma: “Secondo me questa della lontra è solo una leggenda, sono 20 anni che vengo all’Oasi e non l’ho mai vista!”. Passano solo 5 minuti e invece… eccola! A pochi metri dal capanno spunta una testolina che mi guarda, riesco a fissarla negli occhi per forse 2 secondi e poi rapidamente si immerge, facendosi ammirare dal dorso alla coda sparendo nella quiete del fiume. Rimango pietrificato! Nessun dubbio che fosse lei ma ancora non ci credevo lì per lì e così ho analizzato la situazione trovando tutte le differenze che ci sono con le nutrie e la contentezza che ho avuto rendendomi conto del mio avvistamento ancora la ricordo.
Oggi all’Oasi di Persano è cosa normale l’avvistamento della lontra, anzi, delle lontre. Solo domenica scorsa ho avuto un incontro con 5 individui intenti ad uscire dal canneto e lentamente entrare in acqua una alla volta in ordinata fila, una grandiosa cucciolata. E la stessa mattinata una coppia con intenti riproduttivi alle prime ore dell’alba mi è passata tranquillamente avanti.
Fino a poco tempo fa si credeva che la lontra fosse un animale solitario, ma ad oggi nuovi studi stanno scoprendo dei nuclei familiari di madri con cuccioli anche dell’anno precedente al seguito, ed è proprio quello che possiamo vedere appostati qualche ora nei capanni dell’Oasi di Persano.
Le lontre fanno le loro tane nella vegetazione riparia, nei rovi, fra le radici degli alberi o negli anfratti rocciosi e purtroppo con l’agricoltura spinta vicinissima agli argini dei fiumi e, in alcuni casi, con la cementificazione degli alvei e degli argini, la lontra ha perso molti dei suoi ambienti di elezione. Fortunatamente però ci sono questi scrigni di natura che resistono.
Persano è sicuramente uno dei luoghi più straordinari dell’intera Campania, non a caso questa zona è riconosciuta come area umida di importanza internazionale. La popolazione di lontre nel bacino del Sele è tra le più significative d’Italia: vi appartiene il 50% degli esemplari dell’intero Paese, che – tra i Picentini e gli Alburni – trovano le condizioni ideali per proliferare, mostrandosi – curiose e fotogeniche – ai fotografi più pazienti.
Ovviamente anche quando non si è tanto fortunati da incontrare la signora del fiume, all’Oasi di Persano non ci si annoia, grazie alla straordinaria avifauna. Tra aironi e garzette, rapaci come il falco pescatore (Pandion haliaetus) e il falco di palude (Circus aeruginosus), svassi e altri ospiti, anche solo l’agile profilo colorato del martin pescatore (Alcedo atthis) con le sue straordinarie evoluzioni vale decisamente il viaggio!
Testo e foto di Alfonso Roberto Apicella
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Che bell’animale!
Questi racconti sono sempre emozionanti!
https://iamtheoddnumber.wordpress.com/2017/12/02/cosa-metto-nello-zaino-la-mia-top-5/
Giulia
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