Due chiacchiere con Marco Colombo uno dei maggiori talenti della fotografia naturalistica in Italia.
Ciao Marco, come nasce e come si è sviluppata la tua passione per gli animali e la natura? Che studi hai fatto?
Ho sempre amato gli animali cercandoli in campagna, nei boschi e in acqua, per poterli osservare da vicino; in seguito ho anche intrapreso studi universitari legati all’ambito (Scienze naturali), con due tesi di erpetologia: una sul comportamento notturno della vipera comune, l’altra sull’ecologia della lucertola muraiola.
La tua passione per la fotografia invece? E’ stata più un’esigenza, come dire, di catalogazione oppure nasce da una sensibilità artistica?
Nel 1999, all’età di 11 anni, ho unito alla passione per la natura una nuova componente, la fotografia, e da allora non ho più smesso. La fotografia ha molti scopi diversi, quella naturalistica in particolare, e a seconda di quello che mi prefiggo scatto in un modo piuttosto che in un altro.
Tu sei di Busto Arsizio, senza andare sui grandi e lontani classici esotici, esistono luoghi in Lombardia dove poter assaporare la “natura selvaggia”? Hai qualche aneddoto sulle tue escursioni?
Non potrei suggerire lontani luoghi esotici perchè non ci sono mai stato… lavoro esclusivamente sulla natura in Italia. Il nostro Paese ha una biodiversità incredibile da scoprire e valorizzare, per cui di certo non ci sia annoia! Nella zona di Varese esistono delle bellissime passeggiate sia nel Parco Regionale del Campo dei Fiori che nel sito di interesse comunitario dei Monti della Valcuvia. Si spazia veramente tanto per quanto riguarda gli incontri, dalle delicate orchidee spontanee a cervi, caprioli e tassi, nonché animali più piccoli: penso ad esempio, in alcune localizzate aree di pianura, al pelobate fosco, un rospo a grave rischio di estinzione ed elusivo, difficile da osservare ma non per questo meno importante.
Hai dei consigli o dei piccoli trucchi per avvistare con successo (e ovviamente con rispetto) alcune particolari specie tipiche delle nostre zone?
Dipende molto da ciò che si vuole osservare: è bene sempre documentarsi in anticipo per poter effettuare uscite fruttuose e non disturbare. Per quanto riguarda gli invertebrati, di norma conta molto la stagionalità ed il tipo di ambiente frequentato, perchè spesso hanno esigenze specifiche; rettili e anfibi si osservano camminando molto negli habitat adatti, anche se sono i meno semplici da incontrare, soprattutto i serpenti; per uccelli e mammiferi, è necessario effettuare appostamenti, meglio negli orari di alba e tramonto, in punti aperti con buona visibilità.
E’ da poco uscito il tuo nuovo libro fotografico. Che cosa ci racconti?
Il libro “I tesori del fiume”, edito da Pubblinova Negri, è un’ode alla biodiversità delle acque dolci.
Attraverso racconti di campo, dati scientifici e immagini inedite, vengono esplorati alcuni ambienti tra i più preziosi e minacciati d’Italia, dalle sorgenti d’alta quota alle lagune costiere, passando per ruscelli, fiumi e grandi laghi.
Ci imbattiamo in granchi, gamberi, spugne, larve di insetti nascoste tra la vegetazione del fondo; mitologiche lamprede che compiono migrazioni di centinaia di chilometri per accoppiarsi e poi morire; una grande varietà di pesci autoctoni e ormai rari; rospi e tritoni durante il periodo riproduttivo, bisce che catturano prede di grandi dimensioni; limicoli impegnati nelle loro frenetiche attività nel fango, mammiferi all’abbeverata. E poi, si raccontano i problemi di conservazione, dall’inquinamento all’alterazione degli argini, dall’introduzione di specie alloctone alla pesca eccessiva e alcuni progetti per salvare il salvabile, come la reintroduzione della trota marmorata e dello storione cobice.
Per realizzare le immagini ho impiegato 5 anni, con ore di sessioni nel ghiaccio d’alta quota, nel fango dei grandi laghi oscuri e nella corrente impetuosa dei corsi d’acqua più grandi del nostro Paese.
In fin dei conti sono soddisfatto del risultato, poiché non esistevano lavori simili in passato, in particolare per quanto riguarda le foto in immersione del proteo (una salamandra cieca che vive nelle grotte fino a 100 anni e può digiunare per otto anni consecutivi) e del ciclo riproduttivo completo della lampreda di mare (una sorta di fossile vivente praticamente estinto in Italia).
Un’anteprima sfogliabile online si trova qui
All’interno del libro tra l’altro c’è una foto che, se non sbaglio, ha vinto il Wildlife Photographer of the Year. Ce ne vuoi parlare? Che sensazioni si hanno a vincere il premio fotograficopiù importante del mondo per la fotografia naturalistica?
I concorsi fotografici sono una buona vetrina ma, essendo stato in giuria in parecchi di questi, posso assicurarvi che serve anche una buona dose di fortuna per poter vincere. Il Wildlife Photographer of the Year è il concorso più prestigioso al mondo di fotografia naturalistica e dopo la vittoria nella categoria “Ritratti animali” nel 2011, con la foto della biscia dal collare, nel 2016 ho vinto la categoria “Rettili e anfibi” con l’immagine di una testuggine palustre europea che si muove nel torbido fondo di un fiume. La cosa curiosa è che il risultato è anche dovuto al fatto che quel giorno non mi funzionasse un flash… per cui mi sono concentrato sulla luce ambiente che era comunque bellissima e ne è uscito quello scatto.
Appuntamenti ghiotti per gli amanti dei viaggi di natura nei prossimi mesi?
A breve sarò a Varese, il 19 maggio, per la Rassegna Di Terra e di Cielo a presentare il mio libro. Organizzo regolarmente anche workshop di più giorni nel Parco Nazionale d’Abruzzo, per osservare e fotografare grandi mammiferi (cervi, cinghiali, lupi e orsi) in uno scenario incredibile; potete seguire gli eventi sulla mia pagina Facebook Marco Colombo Wildlife Photography, nonché sul mio SITO WEB dove, tra l’altro, si trovano molti miei lavori recenti.
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