L’apparentemente inarrestabile espansione del lupo (Canis lupus) nelle Alpi italiane (evidenziata ad esempio per il biennio 2023-2024 dal grafico presentato da Life Wolf Alps) porta inevitabilmente con sé nuovi equilibri: tra uomini e lupi (più volte abbiamo affrontato la necessità di una nuova consapevolezza da parte di pastori e allevatori e le conseguenze, anche economiche, che questa deve comportare), tra lupi e prede (le popolazioni di cervi, caprioli e cinghiali vengono “tenute sotto controllo” dalla presenza di predatori apicali), ma anche tra predatori.

Diffusione del lupo sull’arco alpino: Si evidenzia una significativa crescita nella porzione centro-orientale della catena alpina e emergono segnali di colonizzazione anche nelle aree di pianura più periferiche del Piemonte al confine con la Lombardia. Nel settore occidentale, la situazione appare stabile, salvo lievi variazioni locali con una distribuzione che include anche pianure e colline. Nel settore orientale e centrale, invece, il quadro è più frammentato: il lupo è presente in modo diffuso in Trentino, ma esistono ancora aree, sia sulle Alpi che nelle pianure e colline circostanti, dove la sua presenza è limitata.
Recentemente, ad esempio, ha suscitato un certo scalpore il ritrovamento di una carcassa di un maschio di sciacallo dorato (Canis aureus) nel pordenonese, apparentemente predato. Le prime verifiche hanno mostrato come con buona probabilità l’esemplare sia stato predato dai lupi presenti nella zona, come suggerito da due grossi fori sul collo dell’animale (non è ancora possibile escludere tuttavia, in attesa delle analisi genetiche sulla saliva prelevata dalle ferite, che il soggetto possa essere stato ucciso da altri sciacalli, con conseguente cannibalismo).

La carcassa sbranata dell’esemplare maschio di sciacallo dorato (foto tratta dalla pagina Facebook Canis lupus italicus)
Un caso non isolato, che va ad aggiungersi ad altre segnalazioni di intraguild predation, ossia di predazioni tra specie diverse di carnivori. Abbiamo altrove trattato della competizione lupo-lince (non in Italia, dove la lince (Lynx lynx) è presente con numeri troppo piccoli per essere un competitore, se non occasionalmente, per il lupo). In questo caso invece, come ha spiegato ad esempio il naturalista friulano Stefano Pecorella, è in atto un grande dinamismo ecologico tra canidi diversi che competono per l’utilizzo dello spazio e delle risorse. “Il lupo – spiega Pecorella – non tollera la presenza dello sciacallo dorato nel suo territorio e molto spesso lo attacca, anche se in Europa ci sono alcuni casi di coesistenza tra le due specie. Dal punto di vista scientifico, si sa ancora poco delle interazioni tra lo sciacallo dorato e gli altri carnivori europei, come sulle interazioni tra lo sciacallo dorato e le sue specie preda”.

Esemplare adulto di sciacallo dorato (foto tratta da Wikipedia)
Lo sciacallo dorato, in fortissima espansione e da pochi anni presente anche in Italia, inizialmente nel territorio confinante con la Slovenia, poi anche altrove– ci sono segnalazioni recenti anche in Appennino -, è visto dal lupo come competitor ma fisicamente il lupo è troppo più forte dello sciacallo dorato per temerlo (anche se ci sono video effettuati con fototrappole di tentativi molto aggressivi di sciacallo dorato di difendere la preda da lupi).
Lo sciacallo dorato, canide di medie dimensioni, è infatti estremamente adattabile, in grado di sfruttare una grande varietà di risorse alimentari, dai frutti e gli insetti fino ai piccoli mammiferi, ma per alcuni aspetti è più assimilabile alla volpe che non al lupo. Nulla può però di fronte al lupo, il vero re dei predatori alpini, che non regala niente a nessuno e con cui, noi uomini in primis, dobbiamo confrontarci.
Prof. Gip. Barbatus
