Film – La pantera delle nevi

Ce l’abbiamo fatta! Dopo mesi a chiederci perché un film campione d’incassi oltralpe non arrivasse in Italia (e se non fosse addirittura più difficile vedere il documentario che la stessa pantera delle nevi nel suo habitat o se perlomeno la prima cosa non fosse metafora della seconda), finalmente siamo riusciti a vedere sul grande schermo (al di fuori dei circuiti della grande distribuzione) questo piccolo gioiello di Vincent Munier e Marie Amiguet.

Per chi come noi aveva letto il libro, e addirittura acquistato la prima edizione francese pur non conoscendo così bene il francese, è stato quasi commovente. Il documentario ha confermato le nostre speranze più recondite. Visivamente spettacolare, ben costruito narrativamente, appassionante e credibile allo stesso tempo, a tratti mistico.

La varietà straordinaria dei paesaggi tibetani, apparentemente desertici e in realtà popolati da una fauna silenziosa e perfettamente mimetica, le proporzioni immense delle valli e delle cime, gli spazi a perdita d’occhio, la lotta spietata per sopravvivere, tutto sembra far riflettere sul senso profondo della vita, sulle priorità che gli esseri umani “civilizzati” hanno perso.

Vincent Munier (a sinistra) e Sylvain Tesson

Sentire senza ascoltare, essere visti senza vedere, non cogliere quello che ci sta attorno: Sylvain Tesson – il grande viaggiatore francese che accompagna Vincent Munier nella ricerca – incarna tutto questo, e la sua presa di consapevolezza di aver sempre corso senza una meta invece di camminare con il giusto passo del pellegrino che cerca se stesso è l’insegnamento ultimo che il documentario porta con sé: noi uomini occidentali, accecati da un insensato antropocentrismo, dobbiamo ritrovare noi stessi e il nostro ruolo all’interno del tutto.

Nemmeno proviamo a descrivere gli spettacolari avvistamenti che per noi animaltrippers sono una filosofia di vita: se la volpe tibetana, l’orso tibetano, il manul o gatto di Pallas non popolano già i vostri sogni, non ci sarà mai una occasione migliore nella vita. Se la pantera delle nevi (in italiano, più correttamente, il leopardo delle nevi) non è quello per cui lascereste tutto dietro di voi, non ci sarà mai un’occasione migliore nella vita.

Inutili le parole… la profondità degli occhi gialli del manul che ti fissano, l’invisibilità del mimetismo della pantera delle nevi che può essere e non essere in un luogo allo stesso tempo non possono essere raccontati a parole. Citando il padre Dante, “però l’essemplo basti / a cui esperienza grazia serba” (Paradiso I, vv. 70-73): l’esempio riportato sia sufficiente a coloro ai quali la Grazia divina riserva una tale esperienza… per gli altri non c’è nulla da fare.

E mentre abbandonavamo la sala con i pochi spettatori presenti, mentre commentavo che sarebbe un sogno organizzare un’uscita in Tibet sulle orme di Munier e Tesson – e i miei compagni mi facevano giustamente notare che noi ci potremmo permettere di stare due giorni e di scattare con un 300 trasformando qualunque avvistamento in un lontano puntino – nessuno di noi riusciva a non pensare alla pantera delle nevi, che sa dove tu sei mentre tu la stai cercando inutilmente, che ti fissa mentre i tuoi occhi si perdono miopi tra le rocce e gli avvallamenti, che sa perfettamente cosa è giusto fare mentre tu non sai trovare il sentiero migliore per affrontare la vita.

Prof. Gip. Barbatus

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