
Sono da sempre stato affascinato dall’allocco di Lapponia (Strix nebulosa), uno strigiforme dalle fattezze uniche a partire da quei penetranti occhi gialli che sono unici nel mondo dei rapaci notturni, di cui è il secondo rappresentante per dimensioni nel continente europeo.
Molte leggende e figure mitologiche prendono spunto da questa enigmatica creatura, complice probabilmente la grande capacità mimetica derivante dal suo piumaggio su toni di grigio: gnomi, elfi, folletti, persino troll (quelli finlandesi sono esseri descritti spesso come dispettosi, che spiano chi si avventura nel fitto delle foreste, ma non vanno confusi con i malvagi giganti dei racconti tolkieniani)..
Pur avendo un areale discretamente ampio, che supera i confini della fascia della foresta boreale presente in Europa, Asia e Nord America, resta ancora molto da scoprire su questo meraviglioso uccello, e per questo motivo è ancora oggetto di studio da parte degli ornitologi e “trofeo” ambito da birdwatchers e fotografi.

Durante il mio viaggio in Finlandia dello scorso febbraio ho avuto la fortuna di ammirare per la prima volta un allocco di Lapponia che aveva deciso di trascorrere qualche giorno nella periferia di Helsinki. Si tratta di un avvenimento non inusuale, dato che ogni inverno si registrano soste più o meno prolungate di uno o due esemplari di questa specie assieme ad ulule e allocchi degli Urali. A volte può addirittura succedere che decidano proprio di trascorrere tutto l’inverno nei parchi ed in altre aree verdi della città prima di raggiungere i siti di nidificazione più a nord.
Purtroppo quel giorno, nonostante mi abbia regalato la possibilità di osservare questa sognata specie, non ho avuto modo di avvicinarmi all’ignaro pennuto quanto avrei voluto, dal momento che ha stazionato per tutto il giorno nel giardino di una villetta. E’ stato possibile arrivare non oltre una distanza di 40 metri.
Un teleobiettivo da 300 mm con duplicatore 2x mi ha comunque dato modo di effettuare qualche scatto “ambientato” in questo boschetto di betulle su cui la notte prima era caduta una fitta nevicata.
All’indomani rientrai in Italia con un discreto bottino di foto tra alci, cesene, zigoli, picchi e ovviamente l’allocco in un paesaggio fiabesco totalmente innevato.

Trascorsi un po’ giorni, alcuni amici fotografi di Helsinki iniziarono a mandarmi foto dell’allocco, ormai diventato famoso, che si prestava ai loro teleobiettivi volando e posandosi a distanze di pochi metri. Dato il perdurare di tale situazione, decisi di non perdere l’occasione di “correggere il tiro”, trovato un volo low cost nel giro di 48 ore ero ancora sul campo.
Era passato quasi un mese da quando lo avevo visto nel giardino della villetta, ora si era spostato di qualche centinaio di metri in un parco dove aveva la possibilità di cacciare in ampi prati per poi rifugiarsi in un fitto boschetto di pini e abeti per riposare.
Scoprii anche che nel frattempo era stato catturato ed inanellato e che per un certo periodo era stato alimentato per aiutarlo a superare un inverno non particolarmente rigido ma decisamente anomalo, caratterizzato da violente tempeste di neve e freddo intenso alternato a sbalzi di temperatura che avevano portato alla creazione di un fitto strato di ghiaccio. Quest’ultimo costituiva un grosso problema per animali come gufi ed allocchi, che nel periodo invernale sono dediti alla caccia di topi ed altri piccoli roditori che si aggirano sotto il manto nevoso.
Da qui la decisione di aiutare questo ed altri soggetti.
Tutte le mattine quindi un incaricato, soprannominato dai fotografi scherzosamente “mouse man”, portava un numero ben preciso di topi morti (quelli che si usano per alimentare i rettili) e l’allocco senza alcun timore scendeva con uno splendido volo planato a cibarsi.

Birdwatchers, appassionati e ovviamente fotografi della zona non si sono certo fatti scappare questa occasione e così pure io, per 3 giorni, ho potuto approfittare di questo soggetto. A differenza della volta precedente, mi sono trovato nella situazione di essere lungo a 300 mm su full frame, fortunatamente trovandomi completamente libero da costrizioni, come ad esempio in un capanno, è bastato prendere le misure e spostarsi qualche metro più indietro.
In volo, in caccia (ogni tanto qualche topolino iniziava a fare capolino dalla neve per cui si è potuto anche ammirarlo non solo in situazioni controllate ma anche assolutamente naturali), posato su qualche ramo, un vero e proprio modello.
Visti i numerosi passaggi dell’allocco ho potuto quindi sperimentare, correndo anche qualche rischio, per cercare di avere scatti più “ambientati” ma anche inquadrature più ravvicinate per dare risalto ad alcuni dettagli come il disco facciale o gli affilati artigli. Non sono nemmeno mancate occasioni per immortalarlo posato su qualche pianta.

Due giorni dopo il mio ritorno a casa, questa volta con un book completo, sono stato avvertito che l’allocco non c’era più, probabilmente aveva iniziato il viaggio verso il centro della Finlandia alla ricerca di una compagna.
Chissà se il prossimo inverno tornerà ancora nella capitale o se invece opterà per una zona più rurale. Non resta che ringraziarlo per aver regalato a così tante persone l’emozione di poterlo ammirare in tutto il suo splendore.
Foto e testo di Paolo Manzi
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