Interviste – Gianluca Damiani ci racconta il suo libro fotografico “Sentieri Invisibili”

Abbiamo letto di questo volume fotografico sul grifone (Gyps fulvus) frutto del lavoro di diversi anni di un giovane naturalista, Gianluca Damiani. Poi abbiamo visto qualche foto e ci è sembrato un progetto che valesse la pena approfondire: sofferto, senza facile scorciatoie o scatti ottenuti senza difficoltà (non amiamo i primi piani ottenuti sui carnai, lo sapete, né le esche, le carogne posizionate appositamente… preferiamo la fotografia naturalistica vera, meno eclatante ma credibile). Abbiamo così contattato l’autore, Gianluca Damiani, e ne è nata questa chiacchierata che ci fa piacere riproporvi

Ciao Gianluca, presentati ai nostri lettori, alla community degli animaltrippers.

Ciao, ho 22 anni e vivo a Roma. Mi sono laureato in Scienze naturali alla Sapienza e sono un fotografo naturalista.  Sin da piccolo ho coltivato una grande passione e curiosità per la natura: documentari e libri erano tra i miei passatempi preferiti. Crescendo ho incontrato i primi animali, le lucertole nei cortili, le rane nei torrenti e i pulli dei passeri sugli alberi. All’età di dieci anni mi sono avvicinato al birdwatching, e solo poco tempo dopo ho iniziato a fotografare.  A 14 anni ho incontrato il mio primo lupo sulle montagne dell’Appennino, pochi mesi dopo il mio primo orso in Abruzzo, e da lì è iniziato l’amore per questi animali.
Ad oggi lavoro nella ricerca e nella conservazione degli uccelli rapaci nelle aree urbane di Roma, e la mia attività fotografica si concentra nelle zone montane del centro Italia.

Ti senti prima un naturalista o un fotografo?

Me lo chiedono spesso, personalmente, quando devo presentarmi brevemente, scrivo prima “naturalista” che “fotografo”, e questo per alcuni motivi molto semplici. La fotografia è senza dubbio bellezza pura, arte, e può dare tantissime grandi soddisfazioni e forti emozioni. Ricordare un momento, documentare una scena rara, filmare un comportamento particolare o semplicemente fotografare qualcosa di “bello”, sono vari aspetti della fotografia naturalistica. Tuttavia, a mio avviso, la fotografia è un mezzo, non un fine. Le foto, di animali e ambienti, sono un potentissimo mezzo per divulgare, far conoscere e far apprezzare ciò̀ che spesso è sconosciuto. Attraverso le mie foto cerco di raccontare storie, far rivivere qualche emozione che ho vissuto, o semplicemente provo ad insegnare qualcosa. Fotografo per trasmettere ciò̀ che a volte a parole non riuscirei mai a dire. Per me è questo essere un naturalista e fotografo.

Raccontaci di questo tuo progetto “Sentieri Invisibili”. Quanto tempo e lavoro ci hai dedicato?

“Sentieri Invisibili” nasce molto tempo fa, nei sogni e nelle idee di un bambino. Il mio primo “viaggio fotografico” è stato proprio alla ricerca dei grifoni. L’idea del progetto, che è alla base della trama del libro, ripercorre un po’ la mia storia da naturalista e le mie esperienze da fotografo con i grifoni.  I sentieri invisibili sono anche le “strade” che percorrono gli uccelli per volare: linee evanescenti che possiamo solo immaginare nel cielo.

Questo parallelismo tra il mio sentiero, ed il volo dei grifoni, mi ha spinto a scrivere questo libro. Tempo e la fatica necessari per realizzare le foto presenti in questo libro sono difficilmente quantificabili.
Quando si ha a che fare con specie elusive, diffidenti e rare come il grifone, si devono mettere in conto centinaia di ore di appostamenti, studi e ricerche sul campo. Le foto presenti nel libro sono state scattate in 5 anni di lavoro, con 6 viaggi in Spagna e centinaia di escursioni in Appennino centrale, Appennino lucano e sulle coste occidentali della Sardegna.
Ogni storia riportata è il frutto di ore o giorni di appostamento, e si basa sullo studio preliminare della biologia della specie, la ricerca delle carcasse sul territorio e la preparazione di nascondigli e piccoli capanni da appostamento.

Per cercare di osservare da vicino i grifoni, innanzitutto bisogna imparare qualcosa sulle loro abitudini. Attraverso ore di osservazione a distanza con il binocolo, in ogni periodo dell’anno, si riesce a comprendere qualcosa sugli spostamenti, sugli orari e sulle preferenze di questi signori del cielo.
Per ovvie ragioni di disturbo, ho evitato appositamente le osservazioni e gli appostamenti nei presi dei nidi, se non a notevole distanza e senza disturbare. Per le foto in volo è sempre necessario recarsi in aree panoramiche, spesso in alta montagna, e attendere l’arrivo delle correnti termiche che consentano ai grifoni di volare nello spazio di cielo davanti al nostro obiettivo. Questa ricerca è fatta di poche certezze, molti tentativi, e qualche volta un po’ di fortuna. Le osservazioni a terra invece, sono state effettuate tramite appostamenti dall’alba al tramonto nei pressi di posatoi individuati preventivamente o in presenza di carcasse di animali trovati morti già sul posto, come grandi ungulati domestici (vacche, cavalli, pecore) o selvatici (cervi, lepri, cinghiali).

Perché proprio il grifone?

Perché il grifone? Bella domanda! Anche solo parlando del titolo, i “Sentieri Invisibili” mi legano molto a questa specie. Seguendo i sentieri dei grifoni, seguendo il loro volo, prima sulle montagne d’Abruzzo, poi in tutta Italia e in Europa, ho percorso un po’ quello che è stato il mio sentiero. Cercando i grifoni ho osservato la mia prima aquila. Andando a fotografare i grifoni ho incontrato il mio primo lupo, ho conosciuto le mie prime montagne. Le grandi ali dei grifoni mi hanno guidato e condotto sui miei sentieri invisibili, e questo mi ha spinto a parlare di grifoni, ma c’è dell’altro.

Nel mio lavoro cerco di impegnarmi nella conservazione attraverso la divulgazione, e nel caso dei grifoni, siamo di fronte ad una situazione speciale. Gli avvoltoi, nonostante siano un gruppo molto sensibile e a rischio di estinzione, vengono da sempre ignorati e denigrati dal pubblico dei meno appassionati. Questo progetto ha lo scopo di mettere in luce la bellezza di questi animali, e tende a far conoscere gli aspetti più interessanti della vita misteriosa del grifone.

Cosa ti ha lasciato questo progetto?

Provare ad elencare le nuove scoperte e le lezioni imparate sarebbe impossibile. Ho iniziato questo percorso che ero poco più di un bambino, e ad ogni passo, ogni escursione, ogni scatto ad un grifone, ho imparato qualcosa di nuovo. Tra le cose più importanti, seguendo a lungo una specie, si impara il corretto approccio e il metodo di studio e di osservazione, evitando il disturbo e conoscendo sempre qualcosa in più sull’animale studiato.
Andando a fotografare i grifoni ho imparato anche a faticare, a rinunciare alle abitudini della quotidianità, a scommettere su me stesso e a non mollare mai anche in situazioni di sconforto o tristezza.
Fotografare gli animali selvatici non è semplice, e facendolo per molto tempo si impara ad apprezzare le piccole gioie, le soddisfazioni, ma anche a superare le incertezze e le difficoltà della vita di campo.
Si impara a svegliarsi di notte, prima dell’alba. Si impara a camminare al buio sotto le stelle. Si impara a stare immobili per ore, appostati in un piccolo nascondiglio di rami e teli mimetici. Si impara ad avere freddo sulla neve, e a morire di caldo su altopiani assolati. Si impara ad ascoltare il silenzio, e a gioire del volo lontano di piccole sagome sul cielo.  I grifoni insegnano questo, e molto di più.

Soddisfazioni e difficoltà?

Le difficoltà e le soddisfazioni sono state molte, a partire dalla realizzazione delle foto sul campo, dalla stesura delle idee, dalla scrittura dei testi e dalla folle burocrazia per la stampa e la vendita delle copie.
I momenti di solitudine sono molti, a volte può essere difficile rimanere soli molti giorni in montagna, e al ritorno “tra gli umani” si è sempre un po’ diversi, quasi cambiati.  Si possono incontrare lo sconforto e la frustrazione, nel non riuscire a portare a casa uno scatto, o nel fallire un’impresa stancante.
Si conosce però anche la gioia e la felicità, si hanno tante conferme e ottimi risultati dovuti allo studio e a piccole intuizioni.  Come in un gioco alla fine si bilancia tutto, difficoltà e soddisfazioni sono in equilibrio.
Ogni volta cerco di ripetermi che ogni cosa ha il suo tempo, e che questo era il tempo dei grifoni, il tempo giusto per percorrere questi famosi “sentieri invisibili”. E’ stato un bellissimo cammino, lo rifarei!

Progetti futuri?

Pensando al futuro mi vengono in mente tantissime idee. Questi ultimi anni e questo progetto sono serviti a farmi entrare completamente nel mondo della divulgazione e della fotografia, e sicuramente pubblicherò presto nuovi lavori su altre specie.
Nei prossimi progetti mi piacerebbe molto dedicarmi ad habitat e ambienti, dando magari più spazio all’ecologia e alla biologia ambientale.  Negli ultimi anni sto raccogliendo molto materiale sul lupo, sull’orso e su diverse specie di rapaci, sicuramente in futuro altri “sentieri invisibili” mi porteranno altrove, l’entusiasmo non mi manca!

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Un commento

  1. Intervista molto interessante, si comprende la tua grande passione, dedizione, l’entusiasmo che ci metti e che ti fa superare i momenti di difficoltà e gioire dei momenti belli!!!! Bravo Gianluca!!!!

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