Interviste – “Attitude”: il Mont Avic visto da Lorenzo Shoubridge

Con ancora negli occhi, nonostante qualche anno ahimè sia trascorso, il suo straordinario volume “Apuane terre selvagge”, ecco che ritroviamo Lorenzo Shoubridge e il suo personalissimo modo di raccontare, e ancora prima vivere, la natura. Questa volta il suo sguardo e la sua passione sono rivolti altrove, al Monte Avic. Il Parco Naturale Mont Avic è stato istituito nel 1989 per preservare una delle aree più selvagge della regione: l’alto bacino del torrente Chalamy in comune di Champdepraz. Nel 2003 il Parco è stato ampliato a parte della testata della contigua Valle di Champorcher, toccando così i confini nord-orientali del Parco Nazionale del Gran Paradiso. Non potevamo quindi non farcelo raccontare.

Uno splendido allocco sul Monte Avic

Ciao Lorenzo, ben ritrovato, raccontaci questo nuovo progetto.

Ciao ragazzi, un piacere ritrovarvi. Sì, finalmente sono in chiusura di questo nuovo progetto: “Attitude. Luci e ombre ai piedi del Mont Avic”, che racconterà il Mont Avic come lo ho conosciuto e vissuto io. Il prodotto finale sarà un libro fotografico di 192 pagine e 165 fotografie (30×24 cm, su carta 170 grammi opaca, di alta qualità), con i testi scritti dalla mia compagna Claudia Giusti e la prefazione di uno dei migliori fotografi italiani di paesaggi, Fortunato Gatto. Ho appena aperto un crowfunding dove raccoglierò le prevendite del volume (it.ulule.com/attitude/).

È stato un progetto lungo, difficile, con un percorso molto tormentato di genesi, interrotto da un incendio nel mio monolocale in Val D’Aosta che ha distrutto parte della mia attrezzatura, rovinato molto di quello che avevo e avevo fatto e complicato maledettamente tutto. Grazie ai molti amici che mi hanno aiutato e ai gestori del Rifugio Miserin che mi hanno dato la possibilità di un appoggio in loco, sono però risorto dalle ceneri e sono andato avanti nonostante tutto. Sono stato da loro fino a marzo 2023 e il progetto finalmente può dirsi concluso.

Un’aquila nella tempesta

Come hai deciso di strutturare il volume, secondo quale ordine?

Ho deciso di seguire la stagionalità, aprendo con una primavera “bianca” di neve, qual è quella valdostana, quindi una selezione di foto molto “bianche”, per poi passare ai colori dell’estate, dell’autunno e quindi dell’inverno. In molte foto si vede la difficoltà delle condizioni climatiche in cui sono state scattate.

Marmotte nel bianco

Perché tra i tanti straordinari contesti ambientali della Val d’Aosta hai scelto proprio il Mont Avic?

Ho preferito evitare il parco principale, il Gran Paradiso, e concentrarmi su questa area di incredibile bellezza, sembra il Canada a volte. È un contesto unico, eccezionale, sia per la fauna che per la flora (cito soltanto la vasta foresta di pino uncinato (Pinus uncinata) che occupa gran parte dell’alta Val Chalamy, nella porzione settentrionale dell’area protetta in comune di Champdepraz, si tratta della maggiore estensione di pino uncinato di tutta Italia (oltre 1000 ettari). I biomi sono profondamente influenzati dalla presenza di un gran numero di laghi e zone umide, nonché di abbondanti affioramenti di serpentiniti, rocce che danno origine a suoli poveri e poco profondi. La biodiversità è straordinaria e spesso sorprendente.

Rane alpine in accoppiamento

Come hai vissuto questa lunga esperienza?

L’ho vissuta nell’unico modo di cui sono capace, in modo quasi eremitico, con una immersione totale di mesi into the wild, con pochissimi contatti con il “fuori”. Ho vissuto, dormito, respirato per scattare, gestire le fototrappole (che amo perché permettono di cogliere la simbiosi animale-habitat in modo vero), vivere un’esperienza quasi panica. È l’unico modo che conosco e in cui mi riconosco. È molto stressante, ti consuma, ma fa vivere le cose ad un altro livello.

Civetta nana

Cosa più ti ha colpito?

Detto degli straordinari paesaggi, il Mont Avic offre moltissimi spunti di riflessione, anche in relazione ai cambiamenti climatici e all’adattamento delle specie. Per esempio, in merito alla migrazione delle foreste: Sì, anche le foreste si muovono, seppur in maniera più lenta rispetto agli altri esseri viventi. E lo hanno sempre fatto, tra un’epoca glaciale e l’altra, alla ricerca di climi più favorevoli. Lo hanno fatto per esempio negli ultimi 13.000 anni, ovvero a partire dall’ultima glaciazione: le foreste europee, per via di questo lento riscaldamento, hanno infatti intrapreso un lento spostamento verso le fasce bioclimatiche del nord, ricolonizzando nuovi ambienti.

Il quercino e la falena

Questo naturalmente condizione anche la fauna, che segue – e anzi spesso anticipa – la migrazione. Così le pernici delle nevi, i galli forcelli… riusciranno ad adattarsi a quote più elevate? Fin quando sarà possibile trovare quote più elevate? E la lepre variabile, così meravigliosa e così fragile, troverà spazi sempre più ridotti, con gravi conseguenze anche sulla variabilità genetica della specie, riproducendosi in popolazioni isolate definitivamente.

Lepre variabile in bianco

Si prospetta inoltre a causa della migrazione delle foreste l’apertura all’uomo di spazi prima inagibili, con l’aumento della pressione antropica e il rischio che i precedenti equilibri vengano travolti (anche qui la minaccia di impianti che distruggano ambienti e biomi è più che concreto.

Sei riuscito a scattare le foto che volevi?

Molte sì, purtroppo non tutte. Avrei voluto dedicare più tempo all’ermellino, che si è fatto vivo nel momento sbagliato – addirittura mi è passato davanti a un metro mentre cacciava arvicole in una delle nuove legnaie che abbiamo costruito al Rifugio Miserin – e soprattutto non sono riuscito a fare lo scatto che volevo al gipeto, il re di questi cieli insieme all’aquila reale. Nel parco del Monte Avic il gipeto non è così frequente, dovrebbe esserci una sola coppia nidificante, altri individui arrivano dalla valle di Cogne. Ho avuto un paio di possibilità… ma le cose non mi sono girate bene… spero in futuro di avere più fortuna con questo meraviglioso uccello.

Il mimetico ermellino

Tante altre foto sono straordinarie, portano decisamente la tua firma, vanno oltre la semplice fotografia naturalistica. Non possiamo che farti i complimenti.

Grazie ragazzi, a prestissimo, speriamo col volume in mano.

Testo di Animal Trip, Foto di Lorenzo Shoubridge (tutti i diritti riservati)

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