Si fa presto a dire Harem! Bramiti al lago di Piano

Tra la metà di settembre e ottobre arriva quel momento lì, quello che a noi animaltripper ci attizza quasi appunto come fossimo dei cervi: il periodo del bramito.

Dopo la roulette delle proposte più disparate che vanno dal Gran Paradiso all’Abruzzo, passando per Emilia e Toscana ci accorgiamo miseramente che gli impegni e i giorni liberi all’interno del nostro terzetto non coincidono mai; abbandonata miseramente l’idea di una tre giorni super wild decidiamo per una giornata solamente, dove però, conoscendo già il territorio, possiamo andare a colpo sicuro (con gli animali purtroppo o anzi per fortuna in realtà “il colpo sicuro” non esiste).

La decisione cade sul Lago di Piano vicino a Porlezza (QUI la nostra passata escursione).

Il tempo è buono, partiamo molto presto all’alba per essere in posizione intorno alle otto e trenta, quando la visibilità è già ottima e gli animali attivi. Quando scrivo in posizione intendo proprio che ci siamo già prefissati il punto di osservazione: dal bosco e da una posizione sopraelevata ci si affaccia su una radura che va verso il lago, stretta tra una zona umida, una zona alberata e dei campi privati dove pascolano placidi dei cavalli. Quello sarà il palcoscenico designato dato che la visuale è ampia e soprattutto siamo abbastanza lontani per non disturbare le attività amorose degli ungulati.

Sappiamo tutti cos’è il bramito, ne abbiamo parlato anche qui in diverse occasioni ma, metti caso che, sei finito su questa pagina cercando un campeggio al lago oppure un video porno facciamo un piccolo riassunto schematico: il bramito coincide con la stagione degli amori che in Italia si svolge generalmente tra metà settembre e inizio ottobre nelle regioni alpine e appenniniche, con variazioni di qualche settimana a seconda dell’altitudine, della latitudine e della temperatura media.

Il bramito nello specifico è un vocalizzo profondo e potente emesso dai maschi. È un segnale acustico multifunzione, che ha tre scopi principali:

Comunicazione sessuale: segnala la presenza e la forza del maschio alle femmine.  – “Sto qua, so’ grosso e tutto ingrifato  e sono anche un buon partito!”

Competizione intra-specifica: serve a intimidire altri maschi e ridurre la necessità di combattimenti fisici. – “Ce l’hai con me? Ce l’hai con me?!? Ma non senti che razza di vocione che ho?”

Difesa territoriale e mantenimento dell’harem: aiuta a mantenere il controllo sulle femmine radunate. – “Ahò ragazze ma quanto so’ sexy? Che ve ne volete anna’? Siete pazze?”

Per chi non l’avesse mai sentito, in termini poco scientifici, possiamo dire che è a metà strada tra il ruggito di un leone e il rutto di Polifemo e ha la potenza sonora di un’Harley che sgasa sotto la vostra finestra alle due di notte.

Durante questo periodo dunque, i cervi maschi adulti interrompono la loro vita solitaria estiva e urlando come pazzi iniziano una fase di intensa competizione per il corteggiamento e il “possesso” delle femmine in estro. Si radunano appunto in harem che poi vanno strenuamente ed eroicamente difesi dai contendenti (questo è quello che piace pensare ai maschietti perché poi, a conti fatti, è la femmina a scegliere chi seguire).

Studi bioacustici hanno dimostrato che il bramito riflette lo stato ormonale del maschio (testosterone), la dimensione corporea e la lunghezza del collo e del cranio: le femmine sembrano preferire vocalizzi più gravi, percepiti come segno di maggiore fitness genetica.

Ma torniamo a noi seduti su un tronco caduto che scrutiamo sotto di noi.

I bramiti non si fanno attendere e non ci vuole molto anche per notare i primi movimenti: delle femmine attraversano a passo spedito una zona paludosa, le segue un be maschio (che soprannomineremo Filippo) che ogni tanto esplode in un “ruggito” gagliardo. Proseguono passando sotto di noi per andare in una zona più aperta e priva di arbusti e pozzanghere, solo allora notiamo (come abbiamo fatto a non vederle subito?) che una decina di altre cerve sono già lì, quiete ad attendere l’altra parte del gruppo. Ci sono anche dei piccoli dell’anno prima con loro.

Radunate ora sono una dozzina di femmine e un sei-sette piccoli.

Si è dato un bel daffare Filippo!

Ma questo bel gruppo di signorine che lo rende tanto orgoglioso (e speranzoso) attrae anche un bel pò di altri palchi sovreccitati. Eh già, i responsabili di tutti questi bramiti che arrivano dal bosco stanno guardando te caro mio! Giovani maschi perloppiù a giudicare dall’intensità e dal fatto che Filippo non sembra molto preoccupato; controlla con gli occhi le sue future concubine, si fa ammirare camminando in bella vista in mezzo al prato e ogni tanto risponde con un urlo profondo e imponente. “A regazzì statene boni e tornate a giocare”

Che portamento, che stile, che sicurezza. Stiamo in silenzio ad ammirarlo, eroe dei nostri sogni da maschi beceri che non possiamo confessare in pubblico, dieci ragazze per me possono bastare…dieci ragazze così che dicono solo di sì…

Ma ad un certo punto come in tutte le storie epiche che si rispettino la pace viene improvvisamente interrotta. Nella valle risuona un bramito che sovrasta gli altri, uno, due, tre volte.

A dire la verità noi non lo distinguiamo dagli altri canti d’amore ma Pippo che si blocca in ascolto sì; soprattutto lo percepiscono le sue “fidanzate” che si voltano verso gli alberi in direzione del lago e sollevano le orecchie.

Houston abbiamo un problema. Gli si risponde, che diamine, con un lungo bramito che fa tremare il suolo ma di rimando ecco tre cannonate che ci spettinano.

Le cerve ora sono agitate e cominciano a scalpitare mentre Pippo sembra ammutolito. Lo incitiamo mentalmente “dai Pippo cazzo! Sei il nostro maschio alpha!”. Le prime cerve si staccano dal gruppo, lui le insegue ma quelle lo dribblano come un birillo.  Si avvicina alle altre per tenerle meglio d’occhio.

Ed ecco che dalla boscaglia sbuca lui, Rodolfo l’infame, lanciando urla di battaglia. E’ come ci si aspetta un rovina famiglie, una sorta di Jason Momoa ungulato: sicuro di sé, avvenente, muscoloso, abbronzato e con persino una treccina esotica nei capelli! Houston siamo fottuti.

( la “treccina” sembra una corda o un filo di plastica attorcigliata sui palchi che fortunatamente non disturba l’animale nei movimenti).

Si avvicina al centro del prato ad ampie falcate, altre femmine si sganciano dal gruppo (e vabbè come biasimarle). Pippo non si azzarda ad affrontarlo, non lo guarda e gli da le spalle ma tenta comunque di sbarrare il passaggio alle ultime cerve. Missione impossibile e disperata, non hanno ormai occhi che per Rodolfo e con un balzo si dileguano. – “Suvvia siamo usciti una volta a cena, adesso non farne una tragedia!”

Rodolfo, possente, bramisce mentre segue lentamente le cerve verso il suo nido mentre Pippo, cornuto e mazziato, rimane solo in mezzo alla radura in dubbio se iscriversi in palestra, a filosofia o fondare un gruppo rap per riprovarci l’anno prossimo.

Il sole ormai è alto nel cielo e anche noi decidiamo di continuare il giro ad anello (riusciremo comunque a sbagliare sentiero e a perderci  per venti minuti, la tragedia amorosa di Filippo ci ha scossi).

Torniamo alla macchina e andiamo a pranzo. Ce la prendiamo comoda, gli animali nelle ore più calde e luminose di solito si rintanano lontani da sguardi indiscreti persino nel periodo frenetico del bramito.

Nel pomeriggio rifacciamo il giro lungo le sponde del lago ed incrociamo altri bellissimi esemplari. Incappiamo anche nello scheletro di una cerva o almeno così presupponiamo e ci lanciamo in elucubrazioni sul suo epilogo.

Poco prima del tramonto troviamo un folto ed eterogeneo gruppo accompagnato da una guida. Lungo una staccionata stanno appiccicati ai binocoli tutti emozionati “wow, wow che bello!”

Guardiamo pure noi.

Rodolfo! Maledetto! Passeggia tra gli alberi circondato dal suo harem. 

La vedremo l’anno prossimo! Pippo uno di noi!

Detto questo la morale è una sola: mai trascurare il proprio amore! stasera tornando mi fermerò a comprare dei fiori.

Delmiele Tasso – Foto Ale Zoc

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