Diciamocelo subito, a meno che non si sia baciati dalla fortuna ogni singola volta, la differenza tra un entusiasmante animaltrip e una bella passeggiata, un trekking e un semplice viaggio la fa proprio una pianificazione attenta.
In primis per la nostra sicurezza, non sempre ma quasi, i luoghi dove osservare la fauna sono per definizione “selvaggi” e dunque dobbiamo sapere come affrontarli; in secondo luogo perché avendo, anzi volendo avere, a che fare con altre creature senzienti e sfuggenti le variabili aumentano notevolmente.
Ecco di seguito le 4 (+un asso pigliatutto) regole da seguire prima di incamminarci
1) CONOSCERE GLI ANIMALI

Non è di certo necessario essere laureati in zoologia per godere delle nostre osservazioni ma una buona conoscenza delle caratteristiche comportamentali e morfologiche degli animali, delle abitudini alimentari, dei rituali e periodi di riproduzione, degli ambienti che prediligono, dei periodi di migrazione, del “carattere” fa nettamente la differenza tra un animaltrip eccezionale e uno mediocre.
Prima di tutto per capire cosa stiamo vedendo/sentendo/annusando e goderci il momento appieno. Come quando ci “raccontano” un buon vino e improvvisamente cominciamo a intuire sfumature inaspettate che si aprono sul palato oppure quando dopo, aver letto l’intervista a un regista di un film che ci è piaciuto, scopriamo degli spunti che ce lo rendono ancora più intrigante.
Che era quel verso? Un lupo mannaro o un capriolo? Perché diavolo quel daino sta raspando il terreno e quelle impronte di che animale saranno? Rispondere a queste domande vi garantisco che darà ancora più soddisfazione alle vostre uscite.
L’altro motivo è che senza conoscere comportamenti e “usanze” dei nostri amici scende drasticamente la possibilità di trovarli.
Sono sulle tracce di un tasso nel bosco alle undici del mattino? Forse è più utile cambiare target e alzare lo sguardo, può essere che mi si palesi un vivace picchio nero…
Si chiama “sentiero delle marmotte” ma non ne vedo manco una, in effetti è gennaio…
Su quella parete ripida e completamente innevata avvisterò degli stambecchi? Più probabile indirizzare il binocolo alle mie spalle, su quella più esposta al sole dove si intravedono macchie d’erba di cui si può cibare più agevolmente…
Ultimo e non ultimo: il sapere è salvifico. In natura soprattutto. E intendo per loro più che per noi. Mi rifiuto di dover spiegare che toccare una vipera non è una buona idea per la nostra salute, come non lo è inseguire mamma cinghiale coi piccoli o scendere dalla macchina per farti un selfie con un ippopotamo da mandare a tuo cugino…
Le questioni su cui ragionare invece (tra persone senzienti, intendo) sono tutti quei comportamenti magari dettati da ingenua superficialità o benevola ignoranza che possono mettere in pericolo spesso più la fauna che noi.
Conoscere la distanza di sicurezza e i messaggi di nervosismo che variano da specie a specie è necessario per non stressare troppo gli animali e metterli in condizione sopportare la nostra presenza, senza rischiare magari di farli fuggire spaventati facendosi del male o ancora peggio perdendosi i cuccioli per strada…
Comprendere che cibare i selvatici non è mai una buona cosa perché li può rendere dipendenti, più confidenti e quindi vulnerabili.
Capire come adeguare i nostri comportamenti al loro modo di vedere e interpretare il mondo è l’unico modo moralmente accettabile per godere della loro presenza in maniera piacevole e sicura per noi ma soprattutto, come detto, per loro (a breve dedicheremo un ennesimo approfondimento su questa tematica).
Quindi leggiamo libri, riviste, blog (ci siamo noi anche eh!), wikipedia e scassiamoci di documentari a più non posso!
2) STUDIARE IL TERRITORIO

Andreste mai a Londra senza una mappa della città? Certo, si può fare, è bello anche gironzolare a caso a volte, ma rischiereste davvero di perdervi decine di attrazioni e piccole chicche che sognavate di vedere?
Lo studio della zona dove vi inoltrerete è importantissimo.
Se in una vivace metropoli infatti potreste racimolare al massimo delle fiacche ai piedi, una incazzatura per non aver trovato un museo, per aver mangiato male e speso una cifra esagerata per il taxi, perdersi in un bosco alpino potrebbe rivelarsi seriamente rischioso e intendo proprio per la vostra incolumità.
Inoltre è ben difficile concentrarsi sull’osservazione della fauna mentre vi sta venendo una crisi di panico perché il sole sta calando e non sapete assolutamente come ritornare alla macchina.
Ma non si tratta solo di perdersi: studiare con attenzione il percorso vi permetterà di valutare se è un tragitto alla vostra portata dal punto di vista atletico/medico (qui un approfondimento).
Mai e poi mai sopravvalutarci. Posso davvero affrontare un dislivello in montagna di mille metri magari con macchina fotografica e binocolo al collo?
Si? Benissimo, partiamo! Ni? No? Benissimo, partiamo ma scegliamo un percorso differente!
E ancora: soffro di mal di mare? Penso davvero di godermi il whale watching mentre mi vomito sulle scarpe?
Ancora più importante è valutare, nel caso di percorsi più impegnativi “tecnicamente”, la nostra preparazione e attrezzatura. Ci sono parti molto esposte lungo il sentiero? Avrò bisogno di corde e sono in grado di usarle? Ciaspole? O, più semplicemente, ho l’abbigliamento adatto per addentrarmi in una zona acquitrinosa?
Attraverso una ricerca su libri specializzati e soprattutto utilizzando motori di ricerca, app specifiche per l’escursionismo, frequentando forum di appassionati ecc. è possibile ideare un percorso nel vostro parco nazionale preferito che sia adatto a voi e alla vostra voglia di wildlife (che non sta per forza in fondo all’oceano o su una vetta inaccessibile).
La visione satellitare di un Google Maps per esempio può risultare anche utilissima per identificare dei punti di osservazione ideali dove ipotizziamo possa transitare/stazionare la fauna selvatica che stiamo cercando…
Quel prato tra le faggete non è l’ideale per il bramito dei cervi?
Raccomandazione etica: evitate di uscire dai sentieri se non di qualche metro quando necessario, per la vostra sicurezza ma anche e soprattutto per quella degli animali: lasciare il percorso in cui sono soliti vedere gli umani può metterli in estremo allarme.
3) CONTROLLARE IL METEO

Sembra un consiglio banale in effetti. Chi non controlla se pioverà il giorno prima di una partenza?
A parte che se sono nel Parco d’Abruzzo, Lazio e Molise io esco anche se piove pipì di gatto ma non è questo il punto.
La questione è come e perché controllarlo. Nel farlo dobbiamo incrociare le nostre informazioni dei punti sopra: quale terreno e percorso dovrò affrontare e di conseguenza quali sono i rischi.
Pioverà a dirotto e cammino lungo un torrente in piena? Ho le scarpe adatte per non scivolare su quel tratto che so essere roccioso e sdrucciolevole? C’è pericolo di valanghe in quella zona? Danno 40 gradi, non è il caso di optare per il tragitto nel bosco che è più riparato e controllare di avere abbastanza acqua?
Ovviamente più gli ambienti sono “estremi” più dettagliate dovranno essere le vostre ricerche (per intenderci, senza scomodare foreste amazzoniche… un temporale in montagna o al mare non è mai una bella esperienza da fare).
Come per i punti precedenti monitorare il meteo ha una duplice utilità, unito allo studio del territorio riduce i rischi e ci da indicazioni su abbigliamento e attrezzatura ma se incrociamo anche le nostre informazioni sugli animali possiamo davvero acquisire una ulteriore “preveggenza” per aumentare le probabilità di avvistamento o perlomeno modificare il nostro target e tornare a casa comunque con dei bei ricordi e delle belle foto.
Mi spiego meglio, non è che gli animali siano dei fighetti come noi che se sabato piove stanno a casa e ordinano il delivery ma di certo alcune situazioni meteorologiche influiscono sui loro comportamenti e spostamenti e di conseguenza sulla nostra possibilità di vederli.
Sono in montagna e so che a pranzo uscirà un sole pazzesco? Sarà più facile che i grandi rapaci sfruttino le correnti ascensionali calde e volino sopra le nostre teste mentre i camosci si sposteranno in zone più fresche…
Pioviggine su quel grande prato vicino al lago? Probabile che se la stagione è quella giusta usciranno rospi, rane, lumache, lombrichi e con loro arriveranno i predatori come aironi e garzette…
4) CALCOLARE IL TEMPO

Che vuol dire calcolare il tempo? Non ho appena guardato il meteo?
Vuol dire sapere gli orari di alba e tramonto e calcolare i tempi di percorrenza di un percorso tenendo conto che siamo lì per gli animali. Quando ci viene indicato che il tragitto tal dei tali dura circa tre ore dobbiamo perlomeno raddoppiarlo se non triplicarlo perché un animaltripper non è lì solo per camminare, un animaltripper si ferma, si apposta, osserva, aspetta. Più la presenza di animali selvatici in quel territorio è marcata più dobbiamo dilatare le nostre previsioni.
Ovviamente se il nostro target dei sogni è ben definito e preciso, che so l’orso marsicano per fare un esempio, ci soffermeremo meno ad osservare cervi, volpi e poiane che incroceremo nel cammino ma probabilmente passeremo moltissimo tempo appostati dove pensiamo che il nostro gigante timido possa palesarsi.
Dovremo tenere conto di questo anche rispetto ai nostri hot spot lungo il percorso. Ricordate il famoso prato dove pensiamo si possano sorprendere i cervi in bramito? E’ buona cosa passare di lì al mattino o al pomeriggio perché anche i possenti erbivori innamorati spesso fanno un break nelle ore più calde, quindi tenetene conto quando pianificate la partenza mattutina.
+) PRENDERE UNA GUIDA

Volete vincere facile? Prendete una buona guida locale.
Non di certo per il bosco dietro casa e nemmeno tutte le volte perché per molti risulterebbe troppo dispendioso ma se vi apprestate a visitare un parco naturale o una zona particolarmente preziosa dal punto di vista naturalistico il consiglio è quello di cercare una guida certificata. Questo non vi esime dallo sbattervi a studiare e pianificare per tutti i motivi detti sopra ma vi farà guadagnare tempo e soddisfazioni.
Una guida del posto conosce i sentieri migliori da fare in quel determinato mese, le abitudini degli animali di quella zona, i rischi del meteo, se il percorso è inagibile per una frana o troppo fango e può proporvi un’alternativa, ha un sacco di cose interessanti sulla natura da raccontarvi che non sapevate e probabilmente sa anche indicarvi la taverna dove si mangia meglio per la sera.
Oltre a questo supportare gli ingranaggi di un turismo naturalistico e sostenibile è alla lunga una pratica che giova al territorio, ai parchi e di conseguenza agli animali e a noi che proviamo gioia nel cercarli.
Come direbbe Hannibal dell’A-Team. “Vado matto per i piani ben riusciti!”
P.s. Potete conoscere la giungla come Tarzan, il meteo come Giuliacci, gli animali come Piero Angela e avere come guida Mr.Crocodile Dundee ma se quel giorno l’animale che bramate non vuole farsi vedere, non lo vedrete. Garantito. Ma è anche questo il bello.
Delmiele Tasso
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