C’è una terra che mi ha incuriosito da subito, da quando sono venuto nel continente australiano (se vi siete persi la prima tappa della mia avventura, leggetela qui!): la Tasmania. Con i suoi 68.401 km quadrati, quest’isola è 112 volte più piccola della mainland, il continente australiano. La fauna del luogo presenta anche qui molti endemismi, tra cui, come nella mainland, molti marsupiali. Ma partiamo dall’inizio.
Purtroppo, la mia prima impressione dell’isola è stata fortemente negativa perché la quantità di animali morti investiti è impressionante, soprattutto per quanto riguarda pademelon (Thylogale billardierii) e wallabies ma anche diavoli della Tasmania (Sarcophilus harrisii). Col tempo ho capito che questi animali, essendo notturni e di colorazione bruno-scura o nera, sono praticamente impossibili da vedere in scarsa luce e la combinazione tra la velocità estremamente alta a cui gli automobilisti australiani guidano e le strade strette diventa un mix letale per la wildlife, che non trova scampo dopo il calare del Sole.

Un simpatico pademelon
Sarò sincero, è capitato anche a me. Una mattina presto, circa alle 3 del mattino, guidavo in una zona che sapevo essere ricca di wallabies e pademelon e avevo deciso di non superare i 30 km/h nonostante il limite di 60 km/h. Ma… un pademelon sbuca improvvisamente, buttandosi letteralmente sotto l’auto. Dopo averlo soccorso e averne controllato il marsupio, era però già troppo tardi (dopo ogni incidente, o se si vede un animale morto in strada, è buona cosa fare un controllo del marsupio per vedere se all’interno si trova il cucciolo, per poter salvare almeno lui).
Mi è inoltre capitato più volte di dover togliere wallabies e pademelon dalla strada poiché pericolosi per il traffico e per evitare che quei poveri animali, già sfortunati per non aver passato la notte, diventassero poltiglia.
Nei mesi successivi ho provato ad avere risposte, a contattare associazioni e a proporre limiti più bassi in zone di alta presenza di wildlife. Mi è stato spiegato però che, anche se esistessero queste regole (e in alcune zone sono già effettivamente presenti), a molti automobilisti non importerebbe, e in molti casi, superano i limiti di velocità, ignorando la presenza di animali. Ricordiamoci che la Tasmania, o comunque l’Australia in generale, è il continente con il più alto numero di specie a rischio estinzione, in particolare qui troviamo il diavolo della Tasmania e i quoll (due specie l’Eastern quoll (Dasyurus viverrinus) e lo Spotted-tail quoll (Dasyurus maculatus).
L’impegno delle diverse associazioni è forte, cercano di sensibilizzare le persone al rispetto di specie animali uniche in tutto il mondo, che hanno spesso già avuto una storia e un passato travagliato per via della colonizzazione britannica nella seconda metà del 1700.
Il mio viaggio in Tasmania, ad esempio, era scaturito anche dalla curiosità nata sui libri di storia naturalistica studiati all’università. Naturalisticamente parlando, la Tasmania è tristemente ricordata per l’uccisione e l’estinzione totale del lupo tilacino o tigre della Tasmania (Thylacinus cynocephalus Harris), sterminato con la complicità del governo (allora britannico) nella seconda metà dell’800, governo che offriva 1 sterlina per ogni adulto ucciso e 10 scellini per un giovane esemplare. A seguito della caccia spietata – questo marsupiale carnivoro era ritenuto una minaccia per il bestiame – si arrivò all’estinzione totale della specie nel 1936, con la morte dell’ultimo esemplare nello Zoo di Beaumaris, vicino Hobart, dove ho avuto “l’onore” di vederlo malamente imbalsamato.

La celeberrima storica foto dell’ultimo tilacino allo Zoo di Beaumaris, vicino Hobart
Oggi le cose non sono poi troppo diverse per i quoll, bersaglio di alcuni allevatori ma per fortuna protetti come specie a rischio.
Se l’impatto non è stato dei migliori, le cose sono poi andate meglio e mi sono goduto questa terra, posta all’estremo meridionale dell’emisfero australe. Il mio tour è iniziato a nord dell’isola, dove sono sbarcato nella piccola cittadina di Devonport. Avevo previsto di fermarmi sei mesi, e ho trovato casa a Shearwater, un tranquillo posto di villeggiatura, con la bellissima spiaggia di Hawley beach e il Parco nazionale di Narawntapu, nel quale vi è una presenza massiccia di canguri grigi (Macropus giganteus), pademelon e wallabies, ma anche vombati (Vombatus orsinus) e diavoli della Tasmania, che però non sono mai riuscito a vedere.
In Tasmania sono inoltre presenti tre specie di serpenti velenosi (specie altrettanto in pericolo e da proteggere ad ogni costo), uno di questi è il Tiger snake (Notechis scutatus), un serpente nero con striature giallastre nella parte addominale con cui ho fatto conoscenza. Questi serpenti vivono nelle zone acquitrinose, o comunque vicino a laghi o pozze d’acqua, perché predano principalmente rane o rospi (ma non disprezzano roditori come ratti, topi di campagna o conigli europei). Nel mio incontro, mi sono accorto di averlo a pochi centimetri dalla gamba solo dopo averlo visto scappare (fortunatamente ha deciso di andare via perché avrebbe potuto benissimo mordermi senza che io me ne accorgessi).
Nel mio viaggio verso nord ho scoperto anche la frequente presenza del cigno nero (Cygnus atratus), cugino del nostro cigno bianco (Cygnus olor). La quantità di uccelli migratori è impressionante nelle zone paludose dell’isola, tra cui per esempio la volpoca australiana (Tadorna tadornoides), un animale affascinante con colori che non passano inosservati.

Il cigno nero, cugino del “nostro” cigno, che accidentalmente si può ammirare come aufugo anche alle nostre latitudini
Poi, ho finalmente fatto conoscenza con le uniche due specie di mammiferi monotremi che producono uova: l’ornitorinco, o platypus in inglese (Ornithorhynchus anatinus) e l’echidna (Tachyglossus aculeatus setosus), due animali profondamente diversi, anche per carattere: difatti non è raro avvistare un echidna e osservarlo da vicino, mentre i platypus, anche per il fatto che passano la maggior parte del tempo in acqua a brucare sul fondo, sono molto elusivi.

L’incredibile ornitorinco, uno degli animali più particolari del mondo
La prima cosa che salta all’occhio una volta arrivati nelle strade della Tasmania è la massiccia pubblicità che viene fatto al Parco Nazionale delle Cradle Mountain, un complesso montuoso situato nel centro-nord dell’isola e nel quale si può davvero respirare e osservare la natura e il biotopo della Tasmania. All’interno del parco, è possibile fare diverse attività, tra cui anche un cammino chiamato “Overland walk”, un lungo trekking di 6/7 giorni, al costo di 350 dollari.
In Tasmania, a differenza che in Italia, tutti i parchi sono a pagamento, e il costo non è proprio irrisorio, anzi… tra i 30 e i 45 euro per adulto per ogni parco Nazionale o regionale visitato, in base ai giorni giorni feriali o festivi (esistono però degli abbonamenti che consentono di risparmiare non poco, come la tariffa di accesso illimitato ai parchi per un anno a soli 100 dollari australiani, 60 euro circa). I parchi dell’isola sono gestiti da un’organizzazione governativa di nome Tasmania Park and Wildlife services che si occupa della manutenzione e del controllo dei parchi stessi e i cui ranger controllano il territorio (anche se, se devo essere onesto, non ho mai visto una presenza massiccia dei ranger).
Un’altra bellissima esperienza che ho vissuto è stata come guida naturalistica nella riserva di Lillico beach, insieme agli amici dell’associazione Friends of Lillico beach. Il protagonista di quest’area è l’Australian little penguin (Eudyptula novaehollandiae), in italiano pinguino minore blu, la specie di pinguino più piccola del mondo, con una altezza che varia dai 34 ai 36 centimetri massimo. Questi bellissimi uccelli marini, soprattutto nel periodo estivo, nidificano sulle coste del nord della Tasmania e del South Australia e Victoria.

Il pinguino minore blu, il più piccolo pinguino del mondo
Il comportamento e le abitudini del pinguino minore blu sono straordinari, infatti gli adulti spendono tutto il giorno in acqua, percorrendo centinaia di chilometri per poi fare ritorno alla terraferma solo al calare del Sole… ed è proprio lì che inizia la magia. Esattamente qualche minuto dopo il tramonto, gli adulti arrivano dal mare per potersi riposare e per sfamare i pulcini che li aspettano affamati nel nido e con cui trascorreranno tutta la notte. L’Australian little penguin costruisce solitamente i nidi al riparo dalla luce e dai predatori con ciò che trovano sulla spiaggia, quindi solitamente pezzi di legno o conchiglie. Nel sito nel quale ho fatto la guida, i volontari hanno costruito delle cupole in cemento e le hanno posizionate al riparo dalla luce del sole, proprio sopra il duneto, dove la vegetazione era molto folta. Sul sito di nidificazione era, inoltre, stata costruito una piattaforma in legno sopraelevata dalla quale le persone potevano osservare questo fenomeno davvero affascinante in assoluto silenzio e rispetto per l’animale.
Il sito si trovava vicinissimo alla lunga autostrada di Bass e, nonostante, ciò i pinguini nidificavano indisturbati, quasi incuranti della presenza umana. La situazione demografica e la conservazione della specie non è però rassicurante. In generale, la specie Eudyptula novaehollandiae sta vedendo decrescere il numero degli esemplari, per l’impatto delle attività antropiche: riscaldamento del mari, inquinamento dei mari, contaminazione delle acque, frammentazione o distruzione degli habitat, pesca accidentale, predazione da parte di cani o gatti ecc. Lillico beach è un raro caso fortunato.

Ritratto di vombato
Un incontro dolcissimo è stato con il vombato (Vombatus orsinus) un altro marsupiale che si può incontrare facilmente, nonostante la sua popolazione sia in forte decrescita, in Tasmania, Victoria, New South Wales e Queensland, ma con areali molto ristretti. Il mio incontro è avvenuto nel Parco Nazionale delle Cradle Mountain, al calare del sole, quando questi animali escono dalle tane per nutrirsi.

Un vombato
Meno fortunato sono stato, invece, con l’avvistamento di specie animali marine di cetacei come le orche o le balene.
La Tasmania è una terra eccezionale dal punto di vista della biodiversità, che merita assolutamente di essere visitata almeno una volta nella vita e di essere scoperta lentamente. Nella mia esperienza, ho lavorato in un’azienda local e ho avuto la possibilità di integrarmi e conoscere le abitudini dei tasmaniani. Nella loro mentalità, si sentono molto diversi dagli australiani della mainland anche se, dall’esterno e da turista, non ho visto alcuna differenza.
La Tasmania, inoltre, è da visitare per poter vedere l’aurora australis, soprattutto durante l’inverno.
Bene, per oggi è tutto e… alla prossima! Quando affronterò l’interno dell’Outback australiano, il deserto, dove non vedo l’ora di poter avvistare le specie di rettili più belle di questo immenso continente.
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Testo e foto di Alessandro Tringale, biologo e fotografo naturalista
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