Ci siamo, come ogni anno arriva la stagione in cui i nostri anfibi si svegliano dal torpore invernale e si riaffacciano alla vita nella breve ma intensissima stagione riproduttiva. È un momento delicato per una classe di vertebrati pesantemente minacciata da molteplici fattori impattanti, cerchiamo di rispettarli e proteggerli.
La raganella italiana (Hyla intermedia) è una delle 5 specie del genere Hyla presenti in Italia. È una specie sub-endemica dell’Italia peninsulare e della Sicilia, con alcune popolazioni in Svizzera e in Slovenia, ai confini con l’Italia.

Due individui di raganella, decisamente verdi, nei quali è evidentissima la stria
È un piccolo anfibio con abitudini notturne o crepuscolari, che trascorre gran parte del tempo su alberi e cespugli. È in grado di arrampicarsi sulla vegetazione grazie alle ventose presenti sulle dita. Le dimensioni sono piuttosto ridotte, 30-40 mm per i maschi e massimo 55 mm per le femmine. In questa specie è osservabile una stria bruna o nera, superiormente bordata di bianco o giallo, che parte dalla narice e attraverso l’occhio e il timpano corre lungo i lati del corpo fino all’inguine.

Raganella di colorazione decisamente differente, tendente al marrone
Tra aprile e maggio i maschi si recano agli stagni e richiamano le femmine con i loro canti che sono udibili anche ad un chilometro di distanza. Il maschio nel periodo riproduttivo presenta un sacco vocale di forma sferica, di colore giallastro o bruno – rossastro. Le femmine sono attratte dai maschi che hanno una maggiore potenza vocale.
La colorazione dorsale della raganella italiana è solitamente di un verde acceso, ma è molto variabile. Infatti La specie è dotata di incredibili capacità mimetiche, proprio grazie alla possibilità di variare il colore secondo il substrato, la temperatura e lo stato fisiologico dell’animale. Questo mimetismo è un ottimo meccanismo di difesa contro i predatori. Si possono incontrare raganelle giallo-verdastre, brunastre, beige, tendenti al grigio o al verde oliva, con colori uniformi o marmorizzati con diverse intensità di colore e di sfumature. Esistono anche colorazioni viranti all’azzurro – ceruleo.

Una bellissima raganella verde, quasi virante al giallo
Per me fotografare queste piccole creature è un’emozione incredibile: la difficoltà di distinguerle in mezzo alla vegetazione e la sorpresa di vedere una diversa per colorazione, me le rende particolarmente affascinanti. All’inizio riuscire a individuarle è davvero difficile, poi, una volta allenato l’occhio si riescono a scorgere.
Fotografandone un gran numero sembra quasi che i vari individui abbiano un proprio carattere, infatti si incontrano soggetti che restano immobili, forse contando sulla propria capacità mimetica, altri che si nascondono immediatamente senza concederti alcuna possibilità.
Le maggiori possibilità di incontro si hanno con i giovani o i neometamorfosati con ancora l’abbozzo di coda. Questi si vedono in gran numero, vicini gli uni agli altri, sulla vegetazione accanto agli stagni e ai laghetti.

Due raganelle neometamorfosate
Sono esseri minuscoli (uno, due centimetri), appaiono fragili e indifesi, ma possiedono una grande velocità di fuga. Gli adulti sono più difficili da osservare e normalmente vivono in alto.

Girino di raganella
Nel tempo ho raccolto molte immagini con le scene più varie e particolari: dalle acrobazie sugli alberi agli assembramenti di più individui in posizioni curiose, al momento della muta.
Osservando gli habitat acquatici dove si riproducono le raganelle, si intuisce quanto delicato sia il loro ecosistema. Infatti se durante l’inverno o a inizio primavera piove poco, mancherà l’acqua per la riproduzione. Ma un ulteriore rischio può accadere dopo la riproduzione, perché se lo stagno si asciuga prima del completamento della metamorfosi i girini muoiono.
Quindi la sopravvivenza di questi affascinanti animali, come per tutti gli anfibi, è strettamente legata alla conservazione dei loro habitat che sono minacciati sia dagli interventi dell’uomo che dai cambiamenti climatici.

Una raganella decisamente brunastra
I principali fattori di minaccia da parte dell’uomo sono costituiti dalle coltivazioni intensive che causano la scomparsa di cespugli e di piccole zone umide, dall’impiego eccessivo di pesticidi e diserbanti, dall’inquinamento delle acque dei siti riproduttivi, dalla costruzione di opere urbane che deteriorano gli habitat, dall’introduzione di specie ittiche e specie alloctone e dalla cattura illegale per la detenzione in terrari.
La raganella italiana è tutelata da numerose norme internazionali, nazionali e regionali che ne vietano la raccolta, la cattura, l’uccisione, la detenzione, la distruzione delle uova e il deterioramento degli ambienti di riproduzione e di frequentazione.

Raganella con livrea davvero particolare, screziata
Ricordiamo che è altamente sconsigliato maneggiare le raganelle, così come tutti gli altri anfibi, soprattutto senza guanti, in quanto si potrebbe trasmettere loro una patologia provocata da un fungo, la chitridiomicosi. Questa malattia colpisce la cute degli anfibi con conseguenze potenzialmente letali per tutta la popolazione di un dato ambiente. Facciamo attenzione!
Testo e foto di Angelina Iannarelli, fotografa naturalista, grande appassionata di anfibi
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