Diari – Lupi al crocicchio. Incontri casuali sull’Appennino abruzzese

Luca Prospero è un fotografo freelance che ha lavorato per Rolling Stone e Repubblica XL, è un appassionato di blues ma è anche, e soprattutto, un camminatore amante della natura. Ci ha regalato un racconto prezioso e noi ci siamo commossi…web3Non sono un fotografo naturalista ma fotografo paesaggi, perlopiù montani. Non vi parlerò di lunghi appostamenti o di attese infinite ma più semplicemente di incontri avvenuti durante le lunghe passeggiate a zonzo per i monti in cerca di una foto.
Sono nato e cresciuto in un piccolo paese alle pendici del monte Cornacchia, la vetta più alta del Serra Lunga, una piccola catena montuosa dell’Appennino abruzzese. Una zona marginale nel versante laziale del parco nazionale d’Abruzzo lontana dal turismo di massa, poco battuta dagli escursionisti della domenica ma in compenso ricca di animali selvatici. Tra questi il lupo, un animale spesso presente nelle mie avventure sin dall’infanzia.
web4Conservo un vago ricordo della prima volta che ho avuto a che fare con questa magnifica creatura. Avevo circa otto anni ed ero a “Campo di Grano”, un altopiano a 1800 metri sul livello del mare raggiungibile dal mio paese solo a piedi. Con mio padre eravamo saliti per trascorrere la notte in montagna. Seduto accanto al fuoco, ascoltai a lungo il loro ululato selvaggio, primordiale e malinconico squarciare il silenzio. Fu qualcosa di indescrivibile e di emozionante; se ci ripenso, ancora oggi a distanza di più di trent’anni, mi vengono i brividi.

Proprio vero quel che recita un vecchio blues degli anni trenta “I’m the wolf and everybody in the world/They’re trying to find out who I hound/Nobody ever gets a chance to see me, but they all hear me when I howl” tanto che da quel giorno ho avuto il piacere di ascoltare il suo canto molte altre volte ma ce n’è voluto di tempo prima che io riuscissi a intravedere nel folto del bosco la sua inconfondibile silhouette. Timido, ramingo e silenzioso il lupo è infatti molto difficile da avvistare. 1Alle volte però può bastare anche solo un pò di fortuna. Come quando un giorno, girovagando dalle parti di Campo Imperatore, mi ritrovai a osservare da non molto lontano un intero branco formato da una decina di magnifici esemplari. Rimasi giù a terra controvento per un po’ cercando di scattare qualche foto. Appena si accorsero della mia presenza, si dileguarono nel bosco scomparendo dalla mia vista. La cosa che più mi colpì però fu lo sguardo. I loro occhi non si abbassarono mai mentre mi guardavano. Mi resi conto che non stavano scappando alla vista dell’uomo, come avrebbe fatto qualsiasi altro animale selvatico, semplicemente se ne andavano disturbati dalla mia presenza.
web5Più facile invece è imbattersi nelle sue impronte, soprattutto dopo la pioggia o, nei periodi invernali, sulla neve. Le sue orme sono molto simili a quelle di un cane di grossa taglia e se non fosse per l’andatura sarebbe difficile distinguerle. Il lupo infatti lo riconosci subito perché la traccia che lascia è rettilinea, pulita, ordinata. Cammina o meglio trotterella senza esitazioni, una zampa davanti all’altra.
Qualche anno fa credo fosse una sera di metà Marzo, visto che le previsioni meteo davano brutto per il giorno dopo impedendo una passeggiata mattutina, con un paio di amici decidemmo di uscire in notturna. L’intento era quello di riuscire a rientrare prima dell’alba per fregare il temporale. Salimmo lungo il sentiero che da “Cicerone” porta al rifugio di “Capo d’Acqua” e da lì a “Valle Carbonara”. Arrivammo in cima verso l’una di notte. Ad attenderci c’erano silenzio, freddo e una ventina di centimetri di neve fresca. Quando, dopo esserci riposati bevendo un buon the caldo, ci rimettemmo in marcia, ci accorgemmo subito però che non eravamo più soli e che con molta probabilità non lo eravamo mai stati. Proprio a pochi passi da noi, infatti, c’erano delle belle impronte di lupo che prima non c’erano. Rimanemmo molto sorpresi perché nonostante si fossero avvicinati moltissimo non avevamo avuto il minimo sentore della loro presenza. web2Comunque non era la prima volta che ci imbattevamo in impronte di lupo fresche perciò senza dare troppo peso alla cosa ci rimettemmo in cammino per il rientro. Ad un tratto però il fascio di luce della mia lampada frontale accese due grandi occhi gialli nascosti nel nero del bosco. Un po’ come succede nei cartoni animati, pian piano gli occhi divennero quattro, poi otto, poi dieci. Noi ci spostavamo e loro ci seguivano sempre rimanendo sul margine del bosco. Poi successe una cosa ancora più straordinaria: un paio di lupi si staccarono dal gruppo accennando una corsa in direzione del sentiero, come a tagliarci la strada. Non ci ragionai troppo, anzi non ci ragionai per niente e gli corsi incontro per qualche metro gridando con tutto il fiato che avevo. Si fermarono. Rimanemmo così, in questa sorta di stallo alla messicana, per una decina di minuti, poi, ripreso coraggio, molto lentamente riprendemmo a camminare. Continuarono a seguirci per un paio di chilometri prima di scomparire nel bosco. Qualche giorno dopo, un amico che lavora in quello che era il Corpo Forestale dello Stato al quale raccontai l’accaduto mi spiegò che con molta probabilità i maschi adulti si erano schierati a protezione del branco per difendere i nuovi nati che erano rimasti con le femmine. E’ stata l’unica volta che ho avuto timore del lupo che in fondo cercava solo di proteggere i suoi cuccioli da una minaccia. Come biasimarlo?

Testo e foto di Luca Prospero per Diari di Viaggio
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